Roma

Dal tramonto all'alba, ciclabile horror. "Aggredito da cani randagi, vigili muti"

di Alberto Berlini

"La pista ciclabile riprende dopo 400 metri". Così recita un cartello posto subito dopo una curva che dal ponte del viadotto della Magliana invita i ciclisti a proseguire verso sud per connettersi alla ciclabile che porta fino al ponte di mezzocamino e al parco del Tevere. Peccato che quei 400 metri già sgradevoli di giorno, subito dopo il tramonto diventino un vero e proprio percorso dell'orrore.

Lo sanno bene i ciclisti che dalle sporche ma comunque percorribili piste ciclabili lungo i muraglioni del Tevere si inoltrano verso Magliana, e poi lungo la dorsale del fiume fino verso la periferia sud: sotto il viadotto della Magliana, l'unico collegamento della zona tra le due sponde del Tevere, c'è una vera e propria terra di nessuno dove insediamenti abusivi e lassismo trovano spazio tra un'intervento spot e l'altro del municipio o della Polizia Municipale. Un accampamento con tanto di tende, latrine improvvisate e addirittura uno specchio appoggiato al pilone del viadotto testimoniano una realtà di vita ai margini della città, surreale spaccato di un quaritiere, l'Eur, totalmente scollegato dal resto della città.

Chi ha l'audacia di scendere in quel budello più simile ad una trincea che ad una reale ciclabile deve avere l'accortezza di percorrerla con la luce del giorno, magari in compagnia: o con buone protezioni. Ne è consapevole il cronista di affaritaliani.it che si è imbatutto in un branco di cani randagi che difendevano l'accampamento abusivo. Ore 19.30 la prima chiamata ai vigili dopo aver scansato a pedate gli aggressivi quattrozampe che lo hanno inseguito fino all'altezza della metro Tor Di valle: al centralino della municipale non risponde nessuno. La segnalazione di una situazione di pericolo per altri che avessero avuto l'ardire di attardarsi finisce nel vuoto, così come una seconda chiamata.

Restano le parole dell'assessore alla mobilità, Stefano Esposito, che censurava il Grab e la proposta di nuove bike-line lungo la città: troppo rischiose e inadatte alla città. C'è da chiedersi se quelle che sono state realizzate siano davvero sicure, o se, con un territorio totalmente fuori controllo, non sia davvero il casa di istituire un coprifuoco al calar del sole. Con buona pace di una mobilità alternativa che, a conti fatti, a Roma è riservata al popolo dei ciclisti della domenica.