Roma

Dalla sinistra di Capalbio a quella del centro di Roma. Fassina: “Ora basta”

Stefano Fassina di Leu dipinge il candidato ideala a sindaco di Roma: "Prima la Costituente... la città ha bisogno di esperienza"

Dalla sinistra di Capalbio, alla sinistra rinchiusa nel centro storico di Roma dimenticando le periferie e chi ci vive. Per Stefano Fassina, economista, deputato e consigliere comunale con Leu, "è arrivato il momento di cambiare".

Ma quale deve essere il profilo del sindaco di Roma? Lo traccia Stefano Fassina, ex Pd ora Leu, deputato e consigliere comunale.

Fassina c'è un sovraffollamento di aspiranti sindaci, ma quale caratteristiche deve avere quello giusto?

“Partirei da quale caratteristiche deve avere la proposta politica che poi deve essere interpretata magari dal candidato o candidata. Per quanto mi riguarda deve concentrarsi in 3 obiettivi: il primo è la fase costituente. Roma ha urgente di una fase costituente perché chiunque va in Campidoglio con il quadro attuale di poteri e risorse si trova di fronte ad ostacoli insuperabili. E poi deve essere una figura in grado di aprirei questa fase con le forze della città, politiche e sociali. E poi con Parlamento e Governo”.

Andiamo al secondo obiettivo...

“Visto dalla nostra parte deve puntare a ridurre il deficit di rappresentanza del popolo del periferie. Deve essere una figura in gradi di andare oltre la Ztl e ritrovare un rapporto con quelle fasce di popolo che da decenni non siamo stati più in grado di rappresentare. Terzo obiettivo è quello di riconoscere la strada del rapporto con i 5 Stelle. A Roma ovviamente è impossibile per la ricandidatura della Raggi ma il rapporto col 5 Stelle rimane un punto qualificante di questa fase perché si deve proporre un dialogo per superare l'anomalia romana e contribuire a qualificare il campo rappresentato dall'attuale maggioranza di governo”.

Cosa le fa paura della Destra?

“Mi fa paura il pericolo di una restaurazione. Di una restaurazione della prevalenza degli interessi privati sugli interessi della città”.

E invece cosa la spaventa della sinistra?

“Temo invece la rassegnazione della sinistra in tutte le sue declinazioni a rimanere prigioniera nella Ztl, a rinunciare alla rappresentanza del popolo delle periferie che ritengo obiettivo imprescindibile”.

Fassina sta forse dicendo che siamo passato dalla sinistra di Capalbio alla sinistra della Ztl, cioè chiusa e protetta nel Centro di Roma?

“In larga misura coincidono. E lo dico con preoccupazione e con l'obiettivo di ricucire”.

Perché la sinistra si è rinchiusa nel Centro Storico?

“Per tante ragioni perché la sinsstra dopo l'89 è stata vittima di una deriva liberista che poi nelle città ha voluto dire rassegnarsi a rappresentare le istanze e gli interessi più forti. A Roma parlo dell'imprenditoria immobiliare e della rendita fondiaria. Ha fatto politiche a livello nazionale che invece di tutelare hanno aggravato. E' stato un processo graduale e lungo per almeno 30 anni e che ha prodotto questo allontanamento che ora dobbiamo puntare a recuperare. Ora questa capacità va interpretata da chi ha questo obbiettivo e può essere riconosciuto da quelle fasce sociale colpite ed escluse”.

Secondo lei, Carlo Calenda che vuole fare da grande?

“Ma non lo so. Io sono concentrato su mercoledì quando speri ci sia un primo passaggio”.

Ma come mai tanto affollamento di candidati?

“Per quanto mi riguarda escludo per cultura politica operazioni di testimonianza. Roma ha bisogno di governo e quindi serve una proposta in grado di offrire una prospettiva di Governo. Se lavoriamo tutti seriamente riusciamo a raggiungere l'obiettivo”.

Giletti sindaco di Roma, che ne pensa?

“Su questo versante abbiamo già dato. Ho grande ammirazione per Giletti e per il suo lavoro ma so bene che è stato il centrosinistra ad inaugurare le figure della società senza esperienza. E Roma ha bisogno di grande esperienza”.