Roma
De Gregorio in manette, il business dell'ex senatore: estorsione ai bar romani
Operazione “Pianeta Italia”: l'ex forzista a capo di un sodalizio che creava società per nascondere i soldi estorti ai bar del Centro. Nove gli arresti
Scoperto il business romano dell'ex senatore del Pdl Sergio De Gregorio, arrestato insieme ad altre 8 persone nell'operazione “Pianeta Italia” con l'accusa di estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio: i soldi estorti ai bar del Centro passavano nei conti di diverse società create appositamente per nascondere i fiumi di denaro.
Il sodalizio guidato da De Gregorio era composto da altre 8 persone: Antonio Fracella, ex appartenente alla Marina Militare; Vito Frascella, anche lui ex appartenente alla Marina Militare; Giuseppina De Iudicibus; Michela Miorelli, commercialista pregiudicata per reati tributari, truffa e bancarotta fraudolenta; Vito Meliota; Michelina Vitucci; e Corrado Di Stefano.
Le attività di indagine, condotte dalla I Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Roma, coordinate dai Magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia si sono protratte per circa due anni ed hanno consentito di delineare il coinvolgimento degli indagati, il cui punto di riferimento è l’ex senatore De Gregorio attorno al quale ruotano le dinamiche criminali del gruppo, nelle vicende estorsive in danno di due bar della capitale e nel reimpiego di oltre 470mila euro all’interno di società a loro facenti capo.
Nell’aprile 2016, infatti, il gestore del bar “Enjoy” di Via Chiana, denuncia una patita estorsione di 80.000 euro. I riscontri effettuati mediante le intercettazioni telefoniche ed ambientali, la visione delle telecamere di videosorveglianza e le dichiarazioni rese dalle parti, hanno consentito di ricostruire la dinamica dell’estorsione, posta in essere attraverso una serie di minacce, tra cui quella di far apporre i sigilli al locale.
Fu Pietro Schena, braccio destro di De Gregorio, ad inviare presso il bar Enjoy Frascella e Fracella, all’epoca militari in servizio nella Marina Militare Italiana, per esigere dal gestore la restituzione di 80.000 mila euro, asseritamente dovuti al Di Stefano da una terza persona. Sul posto era presente anche De Gregorio, che, preoccupato del possibile coinvolgimento nell’indagine per l’estorsione, si preoccupò di ideare una strategia difensiva e consiglio a Di Stefano di sporgere querela nei confronti del gestore del bar di Via Chiana, per la sottrazione degli 80.000 euro.
Pochi giorni dopo l’estorsione stessa somma veniva investita da DI Stefano nelle società Italia Golba Service s.r.l. e Apron s.r.l., società gestite occultamente da De Gregorio, Schena e Frascella. L’estorsione e il successivo autoriciclaggio del profitto da essa derivante venivano così mascherate, sempre su consiglio di De Gregorio, attraverso il riconoscimento a Di Stefano di una quota societaria dell’Italia Global Service srl, all’interno della quale possedeva una quota anche la Pianeta Italia srl (nella cui compagine societaria risultano Michelina Vitucci, moglie di Frascella, e la figlia di Schena). Nelle intenzioni degli indagati, infatti, si cercava di far apparire l’estorsione come un semplice tentativo di aiutare il socio Di Stefano a recuperare un credito.
L’estorsione nei confronti del bar “Surma” di via Flavia, invece, ha inizio dalla cessione da parte di Vito Meliota della licenza del locale, con la contestuale sottoscrizione di una clausola risolutiva espressa che gli consente di recuperare tale licenza in caso di inadempimento dell’acquirente. Ed è a seguito del mancato versamento di alcune rate che Meliota, supportato da Schena che aveva interesse a subentrare nell’affare anche per conto dell'ex senatore del Pdl, iniziò a minacciare il gestore del “Surma” per riottenere la licenza.
È lo stesso gestore, nelle dichiarazioni rese, a tratteggiare le minacce ricevute: “Vito è venuto da me e mi ha minacciato e in una circostanza addirittura mi ha aspettato sotto casa”(…) “per pochi giorni ho deciso di chiudere il locale e dopo una settimana sono tornato e ho trovato una catena chiusa con un lucchetto (…) ho consultato gli altri soci ma abbiamo capito che era meglio evitare altre ripercussioni ed andare via mollando tutto(…). In diverse occasioni, infatti, sia Vito che alcuni suoi amici mi avevano consigliato di lasciare il locale e andare via”.
Nel gennaio 2017 e dopo aver sottoscritto, dietro minaccia di Meliota e a condizioni assolutamente svantaggiose, un mandato di mediazione per la vendita della licenza del bar, il gestore del “Surma” lascia definitivamente il locale. La licenza viene poi monetizzata da Meliota, attraverso la vendita alla neo costituita società Pianeta Italia Food srl, riconducibile sia a Meliota che a De Gregorio, che anche in questo caso era a conoscenza di tutta la vicenda e si adoperò per gestire le questioni pratiche legate alla costituzione della società e alla intestazione delle quote.
Le attività di indagine e in particolare gli accertamenti bancari sulle varie società facenti capo direttamente o indirettamente agli indagati, hanno consentito di risalire all’ingente flusso di denaro transitato sui conti correnti delle stesse e quindi ricostruire le contestate operazioni di autoriciclaggio e riciclaggio.
Tra le società coinvolte, vi è anche la Italia Comunicazione srl che gestisce il magazine online Pianeta Italia News, “periodico di attualità, politica, cultura e sport” all’epoca dei fatti diretto da Maria Palma, moglie di Sergio De Gregorio.
Figura chiave nelle operazioni di autoriciclaggio e successivo riciclaggio è quella di Michela Miorelli, commercialista con affari a Milano che, nella primavera del 2016, entra in contatto con De Gregorio e gli altri sodali. È dai conti della Miorelli, infatti, che tra maggio e novembre 2016 partirono senza alcuna reale causale oltre 390 mila euro – provento dei reati tributari, di truffa e bancarotta fraudolenta per i quali venne indagata e poi condannata dal Tribunale di Milano nel 2019 – che finirono sui conti correnti intestati alle società Pianeta Italia srl e Ittica Italiana srl, riconducibili al gruppo criminale.
Nel dicembre 2016, però, la perquisizione eseguita presso l’ufficio della Miorelli all’interno di uno studio legale romano, mise in allarme l’ex senatore che, per timore di esser coinvolto direttamente o indirettamente nell’indagine milanese, cercò una linea difensiva che potesse giustificare le interazioni economiche con la Miorelli, raccomandando ai sodali di eliminare ogni traccia e contatto che potesse portare alla stessa e suggerendo anche cosa dichiarare in caso di accertamenti. I timori nei confronti dell’indagine milanese emergono chiaramente dalle conversazioni telefoniche tra gli indagati, nelle quali De Gregorio insisteva sul pericolo derivante da una analisi approfondita dei flussi finanziari da parte della Guardia di Finanza e sulla conseguente contestazione del riciclaggio “alle persone fisiche” e non solo alle società. Le preoccupazioni dell’ex senatore sono legate infatti alle operazioni di riciclaggio compiute a partire dal maggio 2016 e attraverso le quali vennero reimpiegate - con il solo fine di ostacolare l’identificazione della provenienza dai conti della Miorelli e garantirsi vantaggi personali - le somme versate da questa sui conti correnti della Pianeta Italia srl e della Ittica Italiiana srl, riconducibili agli indagati.
In particolare, gli accertamenti bancari hanno consentito di individuare le seguenti operazioni: la Miorelli effettua due bonifici per un totale di 195.200 euro su un conto corrente intestato alla Pianeta Italia srl. La Pianeta Italia srl emette quindi un assegno circolare per l’importo di 66.200 euro in favore della neo costituita Italia Global Service srl e dispone un bonifico di 48.800 euro in favore della Apron srl, occultamente gestita da De Gregorio. Per questa operazione risultano indagati De Gregorio, Schena, Frascella, Fracella, De Iudicibus e Vitucci; la Miorelli effettua un bonifico di 70.000 euro in favore della società Pianeta Italia srl, la quale successivamente trasferisce circa 41.000 euro alla Italia Global Service. Di questi, 13.500 vengono prelevati in contanti, 3000 vengono utilizzati per pagare biglietti aerei e 5000 vengono impiegati per pagare una fattura a Italia Comunicazione srl, altra società controllata da De Gregorio. Per questa operazione risultano indagati sempre De Gregorio, Schena, Frascella, Fracella, De Iudicibus e Vitucci; la Miorelli effettua un bonifico con causale fittizia su un conto corrente intestato alla Pianeta Italia srl. Di questi, circa 29.000 euro vengono impiegati quali giro fondi a favore di Pianeta Italia, 5.000 euro per un bonifico a favore della Italia Global Service srl e 1.000 per la ricarica di una carta intestata alla Vitucci. Per queste operazioni risultano indagati ancora De Gregorio, Schena, Frascella, Fracella, De Iudicibus e Vitucci; la Miorelli effettua due bonifici in favore della Pianeta Italia srl per un totale di 80.000 euro, cui seguono una serie di attività tra le quali un bonifico a Italia Comunicazione srl, l’emissione di una serie di assegni circolari e un bonifico in favore di Mariagrazia Ponte, compagna di Schena. Per le citate operazioni risultano indagati De Gregorio, Schena, Frascella, Fracella, e Vitucci; la Miorelli effettua 6 bonifici, per un totale di 35.500 euro su un conto corrente intestato alla Ittica Italiana srl, appositamente acceso per farvi confluire tali somme e ostacolare pertanto l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Per giustificare il flusso di denaro, anche in questo caso De Gregorio elabora una articolata strategia difensiva, emersa dalle intercettazioni telefoniche, con la De Iudicibus, amministratore unico della società Ittica Italiana. L’ex senatore, infatti, suggerisce una versione dei fatti che vede la Miorelli interessata all’apertura in Portogallo di un allevamento di pesce attraverso la società Ittica Italiana, per la quale si sarebbe avvalsa della sua consulenza e di quella di Schena. Le somme, dunque, secondo la versione creata ad arte da De Gregorio, sarebbero servite per le spese e i viaggi in Portogallo effettuati per verificare la fattibilità dell’affare, che poi sarebbe saltato. Per questa operazione risultano indagati De Gregorio, Schena e De Iudicibus.
Contestualmente all’esecuzione delle ordinanze restrittive della libertà personale, è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo delle quote sociali, dei conti correnti e del complesso aziendale dei beni facenti parti del patrimonio aziendale delle società coinvolte, ovvero Apron srl, Italia Global Service srl, Pianeta Italia srl, Italia Comunicazione srl, Ittica Italiana srl, oltre al sequestro per equivalente di 470.700 euro quale vantaggio patrimoniale delle operazioni di autoriciclaggio e riciclaggio.