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Roma
Degrado e violenza in piazza Vittorio. Un B&B denuncia l'incubo Esquilino

Una giovane imprenditrice romana lancia un appello affinché Piazza Vittorio torni ad essere la piazza di tutti e non solo degli emarginati e degli extracomunitari che ormai hanno fatto di quel luogo la loro dimora.

Lo ha fatto dai microfoni di Radio Cusano Campus, dove Matteo Torrioli le ha chiesto di raccontare la sua esperienza di donna che vive e lavora a Piazza Vittorio.

Natasha, racconta di gestire un bed & breakfast a Piazza Vittorio. Lei è una piccola imprenditrice che vive anche di quel “passa parola” capace di creare una catena di clienti invogliati da una recensione positiva e si presenta agli ascoltatori professando un suo principio: “credo fermamente che un diritto tolto ad un’altra persona sia un diritto tolto a me”, ma poi vuole subito chiare una cosa affinché questo non appaia quasi una giustificazione: “ritengo però che questo non abbia niente a che vedere con il voler denunciare la situazione di degrado e pericolo che vivo nella mia Piazza”. E’ infatti difficile quando si fa un atto di denuncia riuscire a tracciare una linea decisa tra ciò che può essere definito un atteggiamento razzista e il desiderio di voler vedere rispettato il diritto di non vivere più nel degrado.

Natasha continua raccontando del degrado di Piazza Vittorio, abitata da tanti personaggi, un po’ senza permesso un po’ senza fissa dimora, che fanno dello spazio pubblico un spazio degradato in un sistema che sembra essersi stabilizzato anche se non sta giovando né ai tanti disperati che bivaccano tra i portici e il giardino, né ai residenti, quelli cioè che in quel degrado cercano di vivere e lavorare.

Tra i residenti, spiega Natasha, si possono riconoscere due categorie distinte di persone: i ricchi che riescono a passare nel degrado con indifferenza e noi che tutto questo lo vediamo e non riusciamo più a vivere la nostra piazza.

Questa gente, ubriaca per gran parte del giorno, mangia, dorme e vive per terra e, questa loro consuetudine, nel tempo li ha resi padroni di quello spazio tanto che se si parla con loro di decoro pubblico si viene subito tacciati di razzismo. Una loro convinzione ben radicata è che hanno diritto ad occupare quel posto perché quello è suolo pubblico. Gli stessi residenti pur di non aver storie o molestie riconoscono a questi extracomunitari il diritto di accamparsi e vivere in questo modo nello spazio urbano, salvo poi aver paura a camminare per strada con un vestito più scollato perché la molestia è sempre dietro l’angolo insieme ad uno scenario giornaliero, regalato a romani e turisti, fatto di scene di abluzioni all’aria aperta o magari di gente che mangia quello che ha appena rigettato e di spaccio e di tanto altro.

Natasha chiude il suo intervento in radio chiedendosi se esiste da qualche parte un posto dove questi derelitti possano trovare la felicità ma allo stesso tempo se è giusto che noi e loro ora continuiamo a vivere così.

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