Roma

Detenuti ospiti in megaville. Giachetti slitta sul conflitto d'interessi

Sono stati sufficienti due soli giorni perché la richiesta di dimissioni di Roberto Giachetti da vicepresidente della Camera per proseguire la sua corsa verso il Campidoglio, si trasformasse da vicenda politica in palese confronto di interessi.
La profezia di Ignazio Marino si avvera proprio su una delibera dello stesso Marino, quella che ha deciso di destinare due megaville dell'Eur affidate dal Ministero di Grazia e Giustizia ad ospitare  sulla vicenda delle megaville dell'Eur donate dal ministero di Giustizia al Comune di Roma per ospitare, una casa famiglia per giovanissimi detenuti e mamme detenute.
Con funzioni di presidente della Camera e con la maglietta di candidato a sindaco, è  stato proprio Giachetti a condurre il question time alla Camera dei Deputati durante il quale si è discussa l'interpellanza urgente del presidente dei deputati forzisti, Renato Brunetta (firmata anche da Angelucci, Archi, Baldelli, Bergamini, Biancofiore, Brambilla, Calabria, Carfagna, Centemero, Gregorio Fontana, Garnero Santanchè, Gelmini, Genovese, Alberto Giorgetti, Laffranco, Lainati, Martinelli, Antonio Martino, Occhiuto, Palmieri, Palmizio, Polverini, Prestigiacomo, Ravetto, Santelli, Sisto, Squeri, Valentini, Vito) con la quale si chiedeva no spiegazioni al Ministero sui passi che avevano portato alla scelta di destinare ville da milioni di euro di valore per un'attività sì nobile, ma senza i requisiti urbanistici e con i residenti totalmente all'oscuro.
Giachetti, che come candidato al Comune avrebbe potuto dir la sua, è stato costretto dal ruolo istituzionale al silenzio e limitarsi a regolare il dibattito, durante il quale il Governo, invece di far rispondere al ministero di Grazia e Giustizia, ha affidato la risposta al sottosegretario agli Esteri, col risultato di scatenare l'ironia generale, quando la replica di Brunetta ha spiegato al rappresentante del Governo "che via Kenya era all'Eur e non in Africa" e che quindi la competenza non era certo della Farnesina. E Giachetti ha dovuto tacere.
Chi invece si è scatenato è stato proprio Renato Brunetta: "E' stato mortificato un progetto bellissimo per incapacità politica, mala gestione, mancanza assoluta di trasparenza, totale inadempienza del dovere di informare i residenti e i cittadini. Queste incapacità sono anche alla base di Mafia Capitale e anche in quell'oggetto c'erano iniziative sociali assolutamente condivisibili che sono diventate fatti criminali proprio perché non sono state rispettate le regole burocratiche, amministrative, democratiche”.
“Il Comune di Roma - ha aggiunto Brunetta - aveva dei doveri precisi verso i cittadini e non li ha ottemperati. Chiediamo che il progetto sia bloccato e che si riparta da zero. Chiediamo che si faccia chiarezza su tutti i passaggi che oggi risultano tremendamente opachi. Non vorremmo trovarci nei prossimi anni di fronte a una nuova inchiesta Mafia Capitale bis”.
E quindi ha concluso: "Spero sia indetta una gara pubblica tra chi è interessato alle finalità sociali delle due ville di via Kenia. Che siano presentati progetti di valore, non partecipati dai soliti noti - anche su Mafia Capitale succedeva questo -, come del resto quelli della assegnazione degli immobili per la realizzazione di un’attività di accoglienza in favore di madri detenute con figli o per una comunità di accoglienza in favore di minori, sottoposti a provvedimenti della magistratura sia nell'ambito civile che penale della giustizia; a patto - ha continuato - di informare i residenti del municipio IX, attraverso comunicazioni pubbliche, pubblicazioni, atti ufficiali, incontri tematici o simili, affinché possano scegliere e collaborare alla completa riuscita del progetto”.

IL TESTO DELL'INTERPELLANZA