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Roma
Diabete: i malati promuovono i medici curanti ma bocciano la Regione

Bocciata la Regione Lazio in ambito di Sanità, e il verdetto proviene dai malati di diabete. Se la stragrande maggioranza dei circa 80mila pazienti diabetici del Lazio si dice molto soddisfatta della disponibilità e competenza dei medici curanti, il parere positivo cala drasticamente per quanto riguarda la qualità dei servizi sanitari in termini di accessibilità, tempi di attesa e servizi offerti.
Secondo un’indagine condotta su scala nazionale da Gfk Eurisko, i dati a livello regionale posizionano il Lazio tra le regioni sostanzialmente nella media per autonomia e competenza dei pazienti, un po’ più in basso dal punto di vista organizzativo. Una carenza cui la Regione stessa ha intenzione di rimediare avendo approvato recentemente un vero e proprio Piano regionale per l’assistenza al paziente diabetico.
L’indagine ha confermato che nella Regione Lazio il diabetologo è il medico di riferimento per il paziente, mentre il medico di medicina generale ha un ruolo più collaterale, anche se ha una funzione di supporto e guida nella gestione quotidiana della malattia e dello stile di vita. Nel Lazio non esiste ancora una gestione integrata del paziente, e probabilmente i primi risultati positivi di un processo del genere vedranno la luce nei prossimi mesi con l’attuazione del suddetto Piano regionale Diabete, redatto in collaborazione con tutti i protagonisti della patologia, e approvato alla fine dello scorso anno. La sinergia tra medico di famiglia e team specialistico ha, infatti, una ricaduta positiva sull’efficacia della cura e sulla soddisfazione complessiva del paziente per il medico e per i servizi di cura.
“Il Piano regionale del Lazio sul diabete” ha sottolineato Lina Delle Monache, Presidente regionale del Cladiab – Coordinamento Lazio Associazioni Persone con Diabete “è unico in Italia e rappresenta per noi la realizzazione di un sogno, un cambio di paradigma, la possibilità di godere di nuove politiche sanitarie per la gestione di una patologia importante come il diabete”. Il Piano, infatti, prevede la realizzazione di percorsi assistenziali e di presa in carico ben precisi, la valorizzazione del cd. “team diabetologico”, con l’obiettivo principale di garantire delle cure di eccellenza. “Tutti questi sforzi” ha quindi aggiunto Delle Monche “sono finalizzati anche a prevenire eventuali complicanze che rappresentano, in definitiva, i veri costi del diabete. In Italia ogni 20 minuti una persona muore a causa del diabete e ogni 90 minuti una persona subisce un’amputazione per il diabete. Certamente sussistono alcune criticità” ha quindi concluso “ci aspetta un periodo di sperimentazione e implementazione del piano e il fatto che la Regione Lazio sia in Piano di rientro non aiuta. Ci sono scarse risorse economiche e di personale ma noi siamo pronti e determinati, attraverso continue azioni di policy, per stimolare le istituzioni affinché il Piano venga compiutamente realizzato”.
“Il Piano regionale Diabete” ha sottolineato dal canto suo Claudia Arnaldi, Pediatra e diabetologa della Società italiana di Pediatria “rappresenta una grande opportunità ma anche una grande responsabilità per chi lavora con persone con diabete. La diabetologia pediatrica nel piano ha una parte importante e prevede la realizzazione di una rete che possa portare assistenza a tutti i bambini con questo problema nella nostra regione. Speriamo che questa progettualità costituisca davvero un’occasione per poter costruire una rete che non sia fondata solo sulla buona volontà di chi lavora quotidianamente per assistere questi pazienti e le loro famiglie, ma che preveda anche un minimo di investimento che ci permetta di ottimizzare il nostro lavoro quotidiano”.
Alla Regione Lazio sono ottimisti: “Ciò che sostiene il Piano”, ha dichiarato Teresa Petrangolini, Consigliere regionale e membro della Commissione politiche della salute “è proprio la scelta di averlo elaborato direttamente con chi lo dovrà realizzare […] La Regione Lazio, seppure in Piano di rientro, ha scelto una strada che mai ha anteposto il risparmio economico alle necessità dei cittadini. Certamente dobbiamo tenere conto dei costi e delle risorse disponibili, ma sempre tenendo in considerazione le esigenze dei clinici e dei pazienti”.

 

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