Roma
Dire "omosessuale" non è reato. Sgarbi assolto in Cassazione dopo 9 anni
Condannato in primo grado e appello, Vittorio Sgarbi assolto in Cassazione
Dire omossessuale non è reato. Condannato in primo grado e appello, la Cassazione ribalta tutto: Vittorio Sgarbi assolto dopo un processo di 9 anni.
Il noto critico d'arte, nonché sindaco di Sutri, è uscito vincitore dallo scontro a distanza al sindacalista della Uil Gianfranco Cerasoli che lo vedeva imputatore per il reato di diffamazione. Un episodio che risale al 2010, quando Sgarbi venne nominato soprintendente del Polo museale di Venezia, ebbe un intenso scambio di sms con il sindacalista. In uno di questi Sgarbi scrisse: "Scrivo semplicemente perché ti interessi tanto di me invece di altre persone su cui la Corte dei Conti fa analoghe richieste. Evidentemente hai un'attenzione morbosa nei miei confronti".
Ed ancora su Cerasoli Sgarbi aveva osservato: "Forse manifesta un eccesso d'amore nei miei confronti che io presumo legato anche a una sorta di inclinazione sessuale, che naturalmente non è un'offesa, ognuno può essere gay o no, se Cerasoli ha una propensione per me io posso respingerla".
"La Corte di Cassazione adesso ha assolto Sgarbi - spiega Giampaolo Cicconi, storico legale di Sgarbi - perché 'il fatto non costituisce reato' ritenendo non offensivo il termine 'omosessuale'".