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Roma
Disastro Atac: “Distrutta dalla politica”. L'accusa di Allegra, ex ad Trambus

Atac, il disastro gestionale e finanziario dei trasporti di Roma ha un solo colpevole: la politica.

A sostenerlo tra le righe è Filippo Allegra, responsabile delle Relazioni Industriali di Atac dal 1997 al 1999 e poi amministratore delegato posto “spezzatino” di Trambus dove è rimasto per due mandati, conclusi col bilancio in pareggio. Terminata l'esperienza romana Allegra ha preso le redini di Ataf Firenze e poi l'esperienza con la francese Ratp. Ora è A Milano con i servizi extraurbani su gomma gestiti dal privato Zoncada di cui è socio di minoranza l'Atm di Milano".

Allora Allegra, chi ha ucciso l'Atac e perché?

“Io so chi è l'assassino ma non lo posso dire. Diciamo che c'è chi ha lavorato per non risanarla ma bastava esplicitarlo".

Allora lo diciamo noi: l'ordine del giorno del Senato per il commissariamento portava la firma del Pd ma è arrivato quando ormai l'azienda era come un malato terminale. Cosa è successo in questi anni?

“E' successo che il modello di azienda unica sui cui avevamo tutti lavorato e che doveva portare ad economie di scala non si è verificato. Dopo di noi c'è stato un progressivo degrado che è partito dalla famosa questione di Parentopoli - che secondo me è la punta di un iceberg dell'intera questione - per passare agli appalto fatti non più con le gare ma con gli affidamenti diretti. Poi c'è stata una riduzione di risorse che progressivamente ha ucciso l'azienda. Già il corrispettivo economiche è trai più bassi d'Italia, poi fai i tagli e aggiungi anche da parte del Comune ad Atac oneri impropri che non competevano, come la gestione del contratto di Roma Tpl quindi anche i debiti nei confronti di Roma Tpl. E poi fai una consistente svalutazione dei crediti nei confronti del Comune e della Regione. Insomma se a tutte queste azioni ci aggiungi un'incertezza nella governance, il risultato è raggiunto. Dopo di me ho contato 12 o 13 amministratori delegati”.

Facciamo un sintesi...

“Ok. Taglio dei finanziamenti, taglio degli investimenti, assenza di governance e trasferimento di oneri impropri, Poi c'è la politica che non ha mai fatto un passo indietro”.

Il concordato è la strada giusta?

“Bella domanda. Avevano due alternative: concordato o fallimento. Secondo me c'è chi ha lavorato per il fallimento, dopodiché il Comune decide per il concordato. E' un'operazione molto complessa e secondo me devono poterla gestire, perché dentro c'è la decisione di prorogare il contratto di servizio e le leggi nazionali prevedono che a dicembre del prossimo anno scada il periodo transitorio, ma oro si sono presi due anni in più e a dicembre c'è l'assemblea dei creditori che deve decidere se il concordato va bene o no. Qualche perplessità tecnica ce l'ho ma lasciamoli tentare. I nodi vengono tutti la pettine una volta che c'è l'assemblea dei creditori. Poi c'è il Piano industriale che non è una passeggiata”.

Parliamo costi del servizio. Autorevoli studi sostengono che i romani pagano sei volte di più della media europea il biglietto del trasporto e che il rapporto costi/ricavi sia attestato al 22%. Così non si va lontano...

“Il 22% è meglio di niente ma questo è il frutto di tutte le considerazioni fatte sinora. Se non attivi un cambiamento vero ti trovi come stanno loro”.

Per anni si è parlato di una soluzione affidata a Ferrovie dello Stato. Le Fs potrebbero salvarla?

“Ehehe, le Ferrovie... non ci sono sole le ferrovie che possono salvare l'Atac”.

E chi altro c'è?

“Gruppi che hanno le stesse dimensioni. E poi perché non la stessa Atac con un lavoro hard per ricostruirla?”.

Col concordato chi paga il prezzo del disastro?

“In buona parte i fornitori. Il resto i cittadini”.

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