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Roma
Discoteca-follia: accordo Alfano-gestori dei locali. A tutto Daspo

di Emma Evangelista


Fermare le stragi del sabato sera e impedire una nuova vicenda Cocoricò:  da due necessità è nato il protocollo d’intesa tra il Viminale e le associazioni  dei gestori di discoteche e  quelli di sicurezza per i servizi di controllo e di intrattenimento. Quattordici sigle hanno firmato con il ministro Angelino Alfano un accordo che consenta agli operatori di agire con un raggio di azione più ampio nei controlli all’ingresso dei locali e allo stesso tempo di coordinarsi con le forze di polizia per prevenire le stragi del sabato sera e gli  incidenti nei locali da ballo, soprattutto in vista della stagione estiva e della riapertura dei locali del litorale.

“Per evitare le morti del sabato sera l’unico modo è prevenire ed educare i giovani, ma anche sostenere le forze dell’ordine nella lotta alla legalità”, si legge nel documento che Affaritaliani.it  ha fatto commentare al più storico dei ‘security man’ italiani, firmatario dell’accordo, nonché  presidente dell'AISS, l’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria, Franco Cecconi, che da trent’anni sigla accordi per gli stadi, le discoteche e i luoghi di divertimento della migliore gioventù italiana, partendo da Ostia.
“Dopo la vicenda del Cocoricò bisognava tutelare da un lato i gestori e dall’altro i giovani. Era necessario però svincolare gli operatori dalle norme ‘ingessate’ che impedivano una buona filiera per la sicurezza nei locali. Uno dei punti più significativi dell’accordo siglato con il Viminale è sicuramente quello sulla selezione alla porta delle discoteche che oggi finalmente prevede il divieto di ingresso per chi ha già avuto denunce o diffide da parte delle forze dell’ordine. Adesso toccherà a tutti e tre gli attori collaborare per far sì che questo protocollo possa davvero essere operativo”.

Servono cambiamenti o servono uomini in grado di fare i ‘buttafuori’?
“Servono entrambi. Perché serve adeguare le norme affinché gli operatori possano agire per tutelare sia gli avventori che i locali e i proprietari. Quando c’è professionalità non ci sono grandi problemi e vorrei chiedere di non etichettare gli uomini della sicurezza come buttafuori, un termine riduttivo che non può raccogliere tutto l’impegno e la professionalità che sono richiesti per questo mestiere, che è usurante sia dal punto di vista fisico che psicologico.  In molte occasioni un professionista qualificato può contenere ed evitare incidenti e tragedie. Personalmente ritengo, però, che bisogna ancora lavorare molto sulla formazione perché le 90 ore previste per legge per acquisire il tesserino non sono sufficienti a formare, andrebbero implementate con stage presso i locali. Non si può permette a chiunque di fare questo lavoro perché questo non è un lavoro per tutti sia per lo stress che produce che della preparazione che richiede. E non va improvvisato”.

Quanti sono i professionisti della sicurezza privata nella sua associazione?
“l’AISS raccoglie 230 aziende e ed ha creato il primo contratto collettivo nazionale che viene adottato da circa 8000 persone. Su tutto il territorio nazionale più o meno di frequente si verificano gli stessi problemi. Lo stato di alterazione  dei ragazzi è la prima causa di contrasti che spesso grazie alle tecniche interposizione verbale possono essere efficacemente risolti. La cattiva abitudine di innescare meccanismi di concorrenza sleale tra aziende che spesso assumono o meglio ingaggiano in ‘nero’ e con costi di gestione più conveniente sfruttando l’improvvisazione, però rimane una nota stonata in questo ambiente. Dove, ribadisco,  quantità e qualità sono scarse si creano incidenti”.

Roma e il litorale sono da sempre sinonimo di movida, quanti sono i professionisti che tengono a bada le notti della Capitale?
“Ci sono circa 5000 addetti ai servizi di controllo su Roma, che sono iscritti all’albo prefettizio, ma ora si registra una grande flessione.  Ostia purtroppo è stata distrutta da una cattiva gestione del municipio, era un posto di divertimento con 17 locali da ballo, che in alcuni momenti storici erano oltre 20. Oggi tutto un tessuto economico è stato quasi azzerato. In questo momento sul litorale c’è rimasto ben poco c’era un indotto di 15/20 mila persone che nel fine settimana creava ricchezza per tutti. Tutti coloro che ruotavano nel modo della notte, e non solo, si riversavano su Ostia. Oggi restano nella Capitale, un’operazione commerciale controllata che, a mio avviso, ha bloccato le periferie e ha distrutto il litorale”.

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