Roma

Dopo-Marino: la Lettera alla città scuote i cattolici. Aiuti alle famiglia e a chi ha debiti: è un programma

di Valentina Renzopaoli

Nessuna preoccupazione, piuttosto fiducia e speranza, perché alla Provvidenza non si deve porre limiti e “Roma è capace di fare miracoli”. Il cardinale vicario Agostino Vallini risponde secco e sorridente alla fatidica domanda: “Roma è prontissima per il Giubileo”, dice senza aggiungere altro con il decisivo intento di non alimentare polemiche. Ma poi annuncia l'arrivo di una “Lettera alla città” che raccoglie esperienze  sui problemi ma anche sulle risorse del territorio romano.
Ad un mese e mezzo dall'apertura della Porta Santa che darà avvio al Giubileo della Misericordia, la presentazione del testo “Misericordiosi come il padre” che raccoglie tutte le indicazioni sugli eventi previsti per l'anno giubilare, è l'occasione dunque per rilanciare la sfida cattolica e fissare un appuntamento importante che mira a “incoraggiare una riflessione delle iniziative da prendere” e “innescare un meccanismo virtuoso”.
La data scelta coincide, per scherzo del destino o calcolata coincidenza, con il giorno in cui si aprirà il sipario sul processo per Mafia Capitale. Nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il 5 novembre il Vicario di Sua Santità leggerà la lettera: un appello vero e proprio alla città affinché si possa “riprendere un cammino con più speranza”, spiega il cardinale. Che poi si lascia sfuggire: “Non accusiamo nessuno e non mettiamo nessuno sotto processo. E' evidente che Roma vive un momento di sofferenza ma questo momento non riguarda solo Roma”.
Una nuova scesa in campo dunque, alla viglia del Giubileo e di una campagna elettorale cominciata in anticipo. Con la capitale decapitata del suo vertice istituzionale, il più stretto collaboratore di Papa Francesco chiama a raccolta istituzioni, mondo accademico, imprenditori, sindacati, giornalisti e intellettuali.
“Il Giubileo è una grande occasione per ridare speranza e fiducia alla città” spiega Vallini ma anche per rimettere al centro dell'attenzione la famiglia naturale o tradizionale che dir si voglia. E aggiunge la sua sul tema delle unioni civili, commentando un tema del calendario politico del governo, e spiegando che sono una cosa diversa rispetto al matrimonio e alla stessa famiglia: “Sono un'altra cosa, noi rispettiamo le posizioni ma mi dispiace leggere affermazioni secondo le quali è la Chiesa a doversi aggiornare”.
E a proposito di famiglia, è monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana a tirare fuori dal cappello la ricetta della Chiesa per sostenere i nuclei familiari in difficoltà: due iniziative che assomigliano molto a veri e propri punti di un  “programma elettorale”. Da una parte lo stanziamento di un Fondo Famiglia di 500mila euro per dare una mano, ad esempio, a chi ha perso il lavoro e deve pagare il mutuo della casa, o agli anziani soli che dormono in auto; dall'altra un meccanismo che permette l'azzeramento dei debiti delle famiglie, come le bollette arretrate, attraverso un sostegno operativo e il contatto diretto con i creditori.