Roma
Dopolavoro e debiti: la replica di Abrizi
In riferimento all'articolo "Atac e Cotral, la giostra dei tranvieri. Il Dopolavoro sommerso dai debiti", riceviamo e pubblichiamo la replica del presidente Giancarlo Abrizi.
"L’articolo descrive l’Associazione come un santuario dello sperpero di fondi pubblici e un esempio (Manuale Cencelli) della spartizione non meritocratica delle cariche, quale feudo sindacale. Le affermazioni sono tutte errate nei fatti, diffamatorie nei contenuti, strumentali nei toni.
In primo luogo, il fatto che il Dopolavoro ATAC abbia un bilancio da oltre 5 milioni di euro è la dimostrazione dell'enorme lavoro svolto sul territorio del Comune di Roma, a beneficio di oltre 10.000 tra operai e impiegati. Non è, infatti, come Voi sostenete, il Dopolavoro a ricevere servizi da ATAC, ma è ATAC a ricevere servizi dal Dopolavoro. E difatti, già solo con il servizio mensa, il Dopolavoro permette all’azienda di assolvere al Suo dovere di erogare pasti ai dipendenti. Dovere che deriva dal CCNL, che molte aziende adempiono attraverso il ricorso ai tanti discussi “buoni pasto” e che invece ATAC gestisce tramite la nostra associazione.
L’associazione ha sempre avuto un bilancio trasparente e in pareggio. Solo il bilancio 2014 – che Voi estrapolate ad arte – reca una posta di bilancio di tipo straordinario pari a circa 250.000,00. Il problema è meramente contabile e non rispecchia né l’ordinaria situazione del Dopolavoro Atac né il Suo stato patrimoniale.
Gli appellativi "quasi spa" e "quasi multinazionale", oltre che tecnicamente fuori luogo, hanno l'evidente proposito di evidenziare una natura commerciale che conduce allo scopo di lucro: anche questo è falso, sia per quanto previsto dallo statuto quanto per l'effettiva operatività che può essere riscontrata nei fatti. Solo una profonda ignoranza della vita aziendale può condurre a tale misinterpretazione.
Preme ricordare che lo "speciale villaggio permanente del tempo libero" offre un adeguato servizio mensa, eroga riconoscimenti agli studenti meritevoli, organizza attività sociali a favore di pensionati e lavoratori attivi, promuove in ogni forma (aggregata e individuale) la salute e il benessere dei lavoratori ed ex dipendenti.
La grandezza dell'ente consente inoltre di fornire ai propri soci degli sconti, o condizioni più favorevoli, al pari di quanto avviene con altre realtà legalmente previste e spesso osannate: cooperative, gruppi di acquisto, e quanto altro.
Assolutamente scorretto è il dato del CDA definito monstre: mostruosa è, nuovamente, la strumentalizzazione dei fatti operata dall’articolo in oggetto. Il CDA del Dopolavoro ATAC è di 11 persone, come per il Dopolavoro COTRAL. Quanto poi alle “grandi manovre” per trasformare l’associazione in una multinazionale, in realtà, anche qui, si vuole mistificare i fatti.
Il Dopolavoro ATAC sta lavorando ad una fusione con il Dopolavoro Cotral al solo fine di ridurre i costi e ridurre anche i soggetti componenti il direttivo, mantenendo invariati i servizi. E difatti, il nuovo ente vedrà una riduzione dei membri del CDA a 17 in tutto. Le esecrate “grandi manovre”, evidentemente, sono orientate ad un taglio del management, con una logica molto diversa dal citato “manuale Cencelli”.
Infine, per quanto concerne i controlli suoi “fondi pubblici”, è necessario precisare che il Dopolavoro non opera in regime di concessione, e non è diretto fornitore di servizi all'azienda pubblica. Il contributo che riceve non è soggetto a controlli simili a quelli previsti per soggetti commerciali fornitori. Ciò non vuol dire che non esistono controlli sull’attività e sul bilancio, ma semplicemente che i controlli sono fondati su altre normative.
Con riferimento al "feudo" sindacale, basta sapere la storia, e conoscere gli accordi sottoscritti da decenni tra azienda e sindacati, per capire che le OO.SS. hanno permesso la creazione ed il mantenimento di enti che altrimenti non avrebbero potuto sussistere, e che sono stati creati e restano attivi al solo fine di fornire servizi utili e fruibili da tutti i lavoratori e pensionati.
Chiaramente, scrivere un articolo su un’associazione senza fini di lucro che funziona correttamente e che cerca anche di migliorarsi non fa alcuna notizia. E’ più facile distorcere la realtà per cercare, con il consueto qualunquismo, di attirare l’attenzione del pubblico, piuttosto che esaminare i fatti con trasparenza, fornendo un’informazione utile.
E’ chiaro che tutto ciò ha leso l’immagine e la reputazione del Dopolavoro ATAC.
E’ altrettanto chiaro che una semplice rettifica, pur operata secondo le modalità del citato art. 8, non potrà totalmente eliminare le conseguenze dannose del fatto.
E’ però doveroso fare espressa richiesta affinché tale rettifica sia immediatamente compiuta.
Pertanto, nel riservare ogni azione giudiziaria per il risarcimento del danno, io sottoscritto, anche nella qualità di Presidente del Dopolavoro ATAC, chiedo l’immediata rettifica dell’articolo in oggetto.
Il Presidente, Giancarlo Abrizi
Risponde la redazione. Non è nostro mestiere diffamare persone e organizzazioni, tantomeno distinguere tra informazioni utile e notizie. Noi ci occupiamo di queste ultime e basta. Tant'è che, oltre la retorica, la replica conferma quanto contenuto nell'articolo frutto di informazioni consegnate dallo stesso Dopolavoro via posta elettronica come il numero dei membri del Cda. Come si evince da una lettura scevra da posizioni, il controllo a cui si fa riferimento è quello che dovrebbero esercitare Atac e Cotral attraverso una rappresentanza nel cda o, in seconda ipotesi, tra i revisori dei conti, questo per avere certezza che il denaro affidato sia in ottime mani. Infine, ci sia consentito un appunto: non è un feudo sindacale un'organizzazione i cui candidati alle elezioni vengono pubblicati sul sito istituzionale con accanto le sigle sindacali che li esprimono, casualmente in perfetta proporzione della rappresentatività? Come mai non c'è nessun pensionato, pur avendo il dopolavoro grande attenzione alle loro esigenze?
Ci sia permessa anche un'ulteriore osservazione: da cittadini e non da esponenti di organizzazioni, ci piacerebbe vedere le mese di società pubbliche andare a gare e non affidate per Regio decreto a qualsiasi soggetto. Siamo certi che come romani su questo punto sarete dalla nostra parte: quella della trasparenza.