Roma
Doppio cognome per il nascituro: il Parlamento è in ritardo di sei anni
"Offriamo idee e spunti raccolti con esperti e costituzionalisti che insieme a noi hanno studiato la questione"
Sulla questione del doppio cognome il Parlamento è in ritardo di ben sei anni. Dopo non una, ma due sentenze della Corte Costituzionale in tal senso, la prima del 2016 e la seconda, più recente del 27 aprile 2022.
A ricordarlo è l'associazione Rete per la Parità che ha chiesto alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato di esaminare al più presto le leggi in materia già presentate all'inizio della legislatura. “Questo ritardo - si legge in un comunicato dell'associazione - è segnale di come sia ancora pieno di ostacoli il cammino verso la piena parità formale e sostanziale uomo/donna e verso la completa attuazione della Costituzione”.
Le conseguenze del ritardo
“Ancora una volta la Rete per la Parità evidenzia, inoltre, che la mancata modifica del regolamento dell’anagrafe e stato civile è fonte di problemi per i responsabili degli uffici anagrafici e che, nel contempo, in assenza di apposite disposizioni, i futuri genitori non sono tempestivamente informati”.
“Offriamo spunti e idee”
Nella scorsa legislatura, dopo la sentenza, la Commissione Giustizia del Senato aveva cominciato ad elaborare un possibile testo di legge. Sucessivamente si era deciso di demandare il compito a un comitato ristretto. L'iter si è interrotto con la fine anticipata della legislatura. “In questi anni la Rete per la Parità, insieme con altre associazioni e con costituzionaliste e costituzionalisti, ha approfondito gli aspetti tecnico-giuridici e sociali della vicenda ed è pronta in sede di audizione a esporre i contenuti elaborati”.