Dramma Tiziana Cantone: “Il bullismo è come uno stupro”. Parla l'esperto Aied
#nobullismo, la ricerca sondaggio dell'Aied: l'impegno tra i giovani oltre la legge
di Titta Poli
Bullismo e cyberbullismo: dopo il caso di Tiziana Cantone, la 31enne di Napoli morta suicida dopo che un video hard era diventato virale, il tema è esploso, mostrando in tutta la sua crudezza la pericolosità di un fenomeno che coinvolge tutti; a partire dai bambini e dai ragazzi che oramai iniziano a utilizzare internet prima di imparare a leggere e a scrivere. In fretta e furia, il Parlamento ha portato in aula la discussione sul progetto di legge per combattere ill cyberbullismo.
La rete aumenta la visibilità delle azioni aggressive perché vengono a mancare i confini spazio-temporali: “Le conseguenze del cyberbullismo posso essere peggiori del bullismo, poiché il materiale utilizzato può essere diffuso in tutto il mondo e colpire chiunque. Chi agisce da bullo può rimanere anonimo e sollecitare altri a partecipare”, spiega Maurizio Costantini, psicologo dell'Aied.
L'Associazione Italiana per l'Educazione Demografica, da sempre vicina alle problematiche sociali, ha lanciato in rete l'iniziativa #NOBULLISMO – Voce ai giovani. Una ricerca-sondaggio on line per entrare nel mondo dei giovani, parlare lo stesso linguaggio, capire i motivi che sono alla base della “violenza bulla” e le reazioni di chi la subisce. I risultati ottenuti dalle risposte, che saranno raccolte in forma anonima, saranno analizzate e rielaborate in uno studio che sarà presentato il prossimo 26 novembre. Per contribuire ad affrontare un tema che rispecchia un grave disagio delle fasce giovanili, l'Aied propone anche una gara di idee, convinta che i ragazzi oggi più che mai abbiano bisogno di supporto e vicinanza e che sia necessario un lavoro costante per educare gli uomini e le donne di domani alla libertà e al rispetto reciproco.
Dottor Costantini, proviamo a tracciare l'identikit del “bullo”. Quali meccanismi scattano nel ragazzo che sente il bisogno di prevaricare e umiliare gli altri?
“I problemi legati al bullismo, possono essere di vario genere: problemi all’interno della famiglia, persone che hanno a loro volta subito comportamenti violenti o con un vissuto d’inferiorità che li spinge alla prevaricazione, e così via. Si tratta di comportamenti che esprimono la tendenza a voler esternalizzare i propri problemi attraverso comportamenti aggressivi come aggressioni fisiche ma anche persecuzioni, molestie verbali. Attraverso questi comportamenti, il bullo cerca di dominare sugli altri, manifestando problematiche legate all’incapacità di gestire i propri problemi in modo positivo, spesso, infatti, manifesta una scarsa empatia nei confronti degli altri”.
La cronaca racconta che il bullismo femminile sta purtroppo aumentando: la violenza in rosa ha delle caratteristiche proprie?
“Nel tempo i comportamenti sono cambiati da parte delle ragazze, in passato si manifestavano soprattutto prendendo in giro e isolando le loro vittime, oggi le differenze sono meno evidenti, spesso, infatti, anche usano la forza fisica”.
In base a quali criteri il bullo sceglie la sua vittima?
“Dipende dal contesto e soprattutto dal problema che spinge il bullo a determinati comportamenti. Spesso si notano aspetti proiettivi che vengono agiti sulla vittima, altre volte emergono aspetti d’invidia o gelosia.
Che rapporto si istaura tra il bullo e la sua vittima?
“Un rapporto di paura, spesso di sottomissione. Non dimentichiamo che le caratteristiche tipiche del bullismo prevedono un rapporto asimmetrico di potere, nel senso che la vittima viene percepita come più debole, anche se non sempre questo corrisponde alla realtà. Si diventa e si rimane vittima per l’incapacità di trovare delle soluzioni adeguate al problema: è così che subentra vergogna, senso di inadeguatezza che, anziché permettere alla vittima di reagire, la costringe a chiudersi, magari per non deludere i genitori. Per questo motivo è fondamentale spiegare alla vittima che non ha colpe, che se ne può parlare, che si possono trovare soluzioni insieme e che non c’è nulla di cui vergognarsi. Se i problemi nascono nella scuola sicuramente bisogna che la soluzione sia trovata all’interno del sistema in cui si manifesta il problema”.
Secondo una recente ricerca dell'Università dell'Illinois, il trauma, in particolare nelle ragazze, è simile a quello di chi subisce abusi sessuali. Lei è d'accordo?
“Atti di bullismo possono traumatizzare una persona, soprattutto se non ha nessuno con cui parlarne e se non viene aiutato; l’entità di un trauma dipende dal nostro carattere, dal contesto in cui ci troviamo, dal momento evolutivo che stiamo vivendo. Di sicuro, atti di bullismo possono condizionare pesantemente la vita di una persona così come chi subisce violenza sessuale”.
Che ruolo riveste l'ambiente circostante? Ovvero i compagni e gli amici che spesso assistono senza fare nulla?
Bisogna distinguere tra gli amici che tendono a compiacersi con il bullo, i cosiddetti “gregari”, che in qualche modo si rendono parte attiva delle azioni di bullismo, e tra quelli che, seppur ritenendo sbagliato il comportamento del bullo, tendono a non intervenire, in genere per paura, i cosiddetti “spettatori. Più il bullo agisce con violenza più ovviamente aumenta la paura da parte degli “spettatori” di intervenire o di denunciare”.
Dottor Costantini, si può dire che il bullismo sia un atto di esibizionismo violento?
“Ci può essere sicuramente un aspetto di esibizionismo, ad esempio dimostrare agli altri di essere il forte, quello che comanda. Spesso il bullo è alla ricerca di una certa popolarità per cui ha bisogno di un gruppo cui dimostrare la forza che immagina di avere nel momento in cui gli altri subiscono o non reagiscono ai suoi comportamenti”.
Insomma, senza una “platea”, gli atti di violenza perderebbero parte del loro senso?
“Dipende dalle motivazioni che stanno alla base dei comportamenti del bullo, certo è che in genere gli atti di bullismo avvengono all’interno di contesti in cui c’è un gruppo: il gruppo-classe, gruppo di amici, etc”.
Quali sono i segnali per sospettare che il proprio figlio o la propria figlia, sta subendo intimidazioni?
“Ciascuno può avere una reazione del tutto personale ma, in molti casi, chi subisce atti di bullismo, tende a chiudersi in se stesso, a parlare meno, a essere meno presente come se i pensieri prendessero il sopravvento. I ragazzi possono manifestare un atteggiamento di preoccupazione di cui genitori non riescono a comprendere le cause”.
E quali sono i segnali per sospettare che il proprio figlio o la propria figlia è un bullo?
“Nella maggior parte dei casi, un genitore, quando è convocato a scuola per i comportamenti da bullo da parte di suo figlio, non crede che ciò sia possibile. Questo fa capire come non sia facile per un genitore riconoscere determinati comportamenti. E’ importante dunque che il genitore rimanga in contatto con gli insegnanti, con gli amici del figlio, che ci sia una rete di comunicazioni tra tutte le componenti sociali della vita del figlio”.
Per accedere al SONDAGGIO, che garantisce l'anonimato, clikkare sulle pagine
http://www.aied-roma.it/news/nobullismo-al-via-il-sondaggio-nazionale/
http://www.aied-roma.it/nobullismo/sondaggio_nobullismo/
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www.aied-roma.it/nobullismo.
CHI E' MAURIZIO COSTANTINI
Consulente presso l’Università degli Studi “Roma Tre” per gli interventi psicologici di counselling per le problematiche inerenti l’orientamento universitario presso la Divisione Politiche per gli studenti.
Da diversi anni è impegnato in progetti di promozione del benessere, in particolar modo nell’ambito del tabagismo e dell’autostima e la prevenzione delle depressione, progetti che svolge soprattutto in collaborazione con i Consultori AIED (Associazione Italiana Educazione Demografica) di Roma dove attualmente è responsabile del Training Antifumo.
Si è occupato di formazione e docenza presso diverse istituzioni, tra cui : Comune di Roma, Regione Lazio, Ministero degli Interni, ASL, Opera Nazionale Montessori.
Ha curato diverse pubblicazioni e collaborato alla Rivista dell’Opera Nazionale Montessori.