Roma

Droga e prostituzione, grazie a un pentito sgominata cosca criminale cinese

Un inusuale caso di pentito di un'organizzazione criminale cinese: normalmente sono gruppi criminali praticamente ermetici

In Carabinieri del Comando Provinciale hanno messo in atto una serie di misure cautelari nei confronti di 47 persone, per lo più di nazionalità cinese, membri di un'organizzazione criminale dedita allo spaccio e alla prostituzione. L'operazione è partita anche grazie alle informazioni fornite da un collaboratore di giustizia.

Il fatto che ci fosse un pentito di un'organizzazione criminale cinese rappresenta, secondo gli inquirenti “un unicum in ambito giudiziario in virtù del forte ermetismo che permea le organizzazioni criminali cinesi”. Questa persona era stata più volta arrestato per traffico di metanfetamine del tipo shaboo ed era ben inserito nelle dinamiche deliquenziali.

Il pentito ha riferito "alla Procura dettagli che si sono dimostrati particolarmente importanti, coerenti, precisi e puntuali in ordine ai meccanismi di funzionamento e gestione del mercato dello shaboo - scrive il gip Simona Calegari - indicato dal collaboratore come un business di esclusiva pertinenza della criminalità organizzata cinese, dimorante in Italia’’.

L'organizzazione

Si trattava di un'associazione a delinquere gestita da persone di nazionalità cinese e dedita al traffico internazionale e allo spaccio di metanfetamine, come shaboo, yaba, ketamina. L'organizzazione era dedita anche alla prostituzione. 

La cosca era composta da due cellule, una con base a Roma e l'altra a Prato, in Toscana. Affiliati dell'organizzazione erano presenti anche in Grecia. A capo dell'organizzazione c'era una donna, che dirigeva le due cellule imponendo regole e pagamenti di provigioni a fornitori e referenti. Ad esempio per ogni grammo di metanfetamina che veniva portata dalla Grecia in Italia chiedeva un euro al fornitore e un euro all'acquirente che poi la rivendeva nelle piazze di spaccio, per un totale di due euro al grammo.

Gli arresti

Grazie alle dichiarazioni del pentito, e alle indagini condotte tra luglio e settembre del 2022, gli inquirenti hanno ricostruito la struttura dell'associazione criminale e il gip del Tribunale di Roma ha ammesso le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia, disponendo 47 misure cautelari, di cui 19 in carcere, 16 ai domiciliari e 12 con divieto di dimora. Oltre a cittadini cinesi, tra gli indagati ci sono anche cittadini filippini e italiani.