Ecco come è stato ferito Ciro Esposito: “Mentre scappava, De Santis ha sparato”
di Valentina Renzopaoli
“Si sono scambiati qualche spintone, poi Ciro Esposito gli ha dato un pugno, a quel punto De Santis ha tirato fuori la pistola e mentre Ciro si è voltato di spalle per scappare De Santis gli ha sparato. Tre o quattro colpi”.
Sarebbe stato aggredito così Ciro Esposito, il giovane napoletano arrivato a Roma il 3 maggio del 2014 per assistere alla partita di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, e morto tre mesi dopo in ospedale. A ricostruire attimo dopo attimo la dinamica dei fatti è stato il cugino Domenico Pinto, sentito come testimone oculare nell'aula bunker di Rebbibia, dove si sta svolgendo il processo per omicidio a carico di Daniele Santis, davanti alla terza sezione della Corte d'Assise.
Considerato uno dei principali testi dei pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Anonino Di Maio, Domenico Pinto ha raccontato di essere arrivato nella capitale da Napoli per assistere all'incontro di calcio e di aver viaggiato con il cugino per tutto il tragitto, anche se a bordo di due veicoli diversi e in compagnia di alcuni conoscenti. Parcheggiate le automobili in via di Tor di Quinto, a poche centinaia di metri dall'Olimpico, il gruppetto di quattro o cinque tifosi azzurri, accorgendosi della presenza di alcuni pulmann fermi sulla carreggiata opposta, all'interno dei quali c'erano delle persone che urlavano e chiedevano aiuto, ha scavalcato lo spartitraffico per vedere cosa sta accadendo.
"Abbiamo sentito delle esplosioni. Vedevamo del fumo e delle donne e dei bambini che chiedevano aiuto dai pullman. Ciro fu il primo ad andare verso gli autobus. Superato il guard rail ci siamo trovati di fronte questo omone che ci diceva di andare verso di lui per provocarci. Era alto, robusto, con una tuta e una maglietta nera, un cappello e dei guanti neri". A quel punto, Pinto racconta che De Santis sarebbe fuggito verso l'interno del vivaio, dove sarebbe stato raggiunto dal tifoso napoletano.
“Ciro lo ha preso per le spalle e hanno avuto una breve colluttazione. Poi De Santis ha estratto la pistola e ha sparato Nel momento in cui noi, che eravamo distanti qualche metro, vedemmo la pistolla, fuggimmo. Ma dopo aver sentito almeno quattro colpi, tornammo indietro per soccorrere Ciro. De Santis era a terra e tentava di sparare ancora contro di noi. Non so perché la pistola non esplose altri colpi, forse si era inceppata oppure i colpi erano finiti. Se non fosse andata così ci sarebbero stati altri morti".
Rispondendo alle domande dei pm, Pinto ha ricostruito anche i momenti successivi, raccontando di pietre, fumogeni e bombe carta che un gruppo di tre o quattro persone, incappucciate con i caschi integrali e vestiti di nero, avrebbero lanciato contro chi stava soccorrendo Esposito. Il tifoso azzurro ha anche raccontato che: "Inizialmente pensavamo a una pistola a salve. Non riuscivamo a capire, perché non usciva sangue". Anche in un secondo momento, una volta portato Ciro al sicuro sulla strada, nessuno sarebbe riuscito a comprendere immediatamente cosa fosse successo al ragazzo. "So che è stato spogliato nudo ma non usciva sangue".
Una testimonianza decisiva per la famiglia di Ciro Esposito, che la difesa ha tentato di smontare, facendo cadere il teste in contraddizione. “Come mai dopo aver visto quello che è successo, aspettò tre mesi prima di depositare la sua testimonianza?” ha chiesto incalzando uno dei legali di Daniele De Santis, l'avvocato Politi. “Non volevo andare, pensavo che Ciro ce l'avrebbe fatta. Anche stare qui oggi per me è dura, non voglio pensare a quello che è successo quel girno, ogni volta che accade sto male”.