Roma

Ecco i romani: prima la famiglia e la salute. Lavoro e studio al terzo posto

L'indagine dell'agenzia del Campidoglio scopre l'acqua calda: durante il lockdown, con i cittadini chiusi in casa, Roma diventa la città ideale. O quasi

Roma? Al tempo del Coronavirus, e con i cittadini chiusi in casa, è diventata la città ideale. Strade finalmente pulite, mezzi pubblici Atac “quasi gradevoli”, un po' di strade riasfaltate e finalmente zero traffico.

A scoprire l'acqua calda ci pensa il Comune di Roma, attraverso l'Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici Locali di Roma Capitale che ha realizzato un'indagine telefonica su un campione di 1000 romani. Il risultato che emerge da una valutazione “meno buonista” di quella che fornisce il Campidoglio è che Roma senza cittadini e turisti tra i piedi e senza le attività produttive e le scuole a generare caos, è quella città ideale nella quale funziona tutto o quasi. Insomma quella Roma deserta da cartolina le cui immagini hanno fatto il giro del mondo: uno spazio senza occupanti dove vorrebbero vivere tutti; un dipinto di Piero della Francesca che non prevede l'uomo.

Così l'indagine strappa un sorriso ad un'attenta lettura, intanto per la banalità dei quesiti posti al campione nella fase della prigionia: “In questo periodo cosa le manca di più per passare il suo tempo libero” ha chiesto il Comune ai romani che hanno risposto seguendo monsieur del La Palisse: “passeggiare liberamente e andare a mangiare e bere qualcosa fuori casa”. E dalla prima slide si percepisce la “sofferenza del lockdown” per la quale il 4,3% del campione ha lamentato la mancanza di “lavoro e università”.

Un sociologo attento potrebbe tracciare un profilo singolare dei romani e di chi li amministra proprio attraverso i quesiti scontati a cui il campione è stato sottoposto. Tanto per cambiare, “voglia di lavorare saltami addosso” e poi quella volontà di cambiare abitudini (tabella 3) per rivivere quella gioia dell'assenza di traffico, sperimentata durante la chiusura. La quotidiana battaglia tra romani e Atac, si legge anche nel quesito geniale posto ai cittadini: “Nella prospettiva di uscire dall’emergenza, quali delle sue precedenti abitudini temporaneamente sospese pensa di riprendere completamente e quali non riprenderà”?. La riposta è semplice: la maggioranza pensa (e forse spera) di non riprendere l'uso dei mezzi pubblici, considerati una pericolosa forma di aggregazione e di possibile contagio del virus.

Ma vediamo con quale arguzia scava nell'animus dei romani l'agenzia del Comune. Anche nel settore delle nuove priorità post pandemia, i cittadini dell'Urbe mettono il lavoro al terzo posto. Prima c'è la famiglia e la salute e poi se avanza tempo le preoccupazioni reali, come la crisi e le conseguenze. Il pennello del Comune rivela “una moderata preoccupazione dei romani rispetto al futuro”, anche se poi la tabella racconta di un 58 per cento di preoccupati o molto preoccupati che fa da contraltare al 28% di “poco preoccupati”. Tra i romani è sempre molto forte il partito “sticazzi” che pesa l'11% e che andrebbe sommato a 3% che non sa se essere preoccupato.

Se c'è un vincitore durante il lockdown sono le donne e gli uomini della Polizia Locale. Ben il 62% ha notato gli agenti in strada. Una specie di miracolo in una città in cui i vigili vengono additati tra i responsabili del traffico.

Il resto dell'analisi va letto, compreso e capito come la scoperta delle strade pulite in piena emergenza e persino dei cassonetti. Sul capitolo buche, c'è un netto miglioramento rispetto al dramma ma sempre lontani dalla città ideale. Se poi il Comune voleva conoscere il “grado di responsabilità” dei cittadini per la vivibilità e il decoro, la riposta è secca quasi scontata: “Molto responsabili, ma concorrono altri fattori importanti”. L'indagine non lo dice ma quel fattore importante si chiama buona amministrazione. La tabella che richiama il Campidoglio alle sue responsabilità è la numero 27.

indagine roma coronavirus 27
 

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