Roma

Egitto mente su Regeni. "Nessuna lite al consolato, era davanti al pc"

Non corrisponde al vero che 24 ore prima di sparire in circostanze misteriose Giulio Regeni fosse stato protagonista di un violento alterco con un altro straniero a pochi passi dalla sede del consolato italiano al Cairo. Rispetto alla notizia di stampa rilanciata due giorni fa da una tv egiziana (e pure comunicata formalmente ai magistrati di Roma nell'incontro di ieri con il Procuratore Generale Ahmed Nabil Sadek), secondo cui un ingenere del posto avrebbe assistito alla scazzottata, le acquisizioni investigative in possesso dei pm romani stanno raccontando tutta un'altra verita'. E cioe' che il pomeriggio del 24 gennaio scorso, il giorno prima di sparire, Giulio Regeni ha trascorso molte ore chiuso in casa davanti al suo personal computer. Lo dimostrano i ripetuti accessi a social network, a google, a facebook, a skype che il 28enne ricercatore di origine friulana ha utilizzato quel giorno per tenersi in contatto con familiari, amici e con la propria ragazza.

Gli accertamenti investigativi, disposti dal pm Sergio Colaiocco e dal Procuratore Giuseppe Pignatone, spiegano anche perche' il 24 gennaio a Giulio e agli altri ricercatori europei conveniva stare in casa al sicuro: c'era in giro un clima da coprifuoco perche' il giorno dopo ricorreva il quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir, il cui esito fu il rovesciamento del regime trentennale del presidente Mubarak, al potere dal 1981. E le istituzioni locali si erano gia' attrezzate per adottare una serie di misure rigorose per scoraggiare i cittadini dallo scendere in strada.