Roma
Elemosiniere riattacca la corrente, gli oratori romani difendono il cardinale
Il Centro Oratori Romani: “Gesto di Krajewski non può lasciarci indifferenti”
Il Centro Oratori Romani esprimere il proprio sostegno all’Elemosiniere di Sua Santità, il cardinale Konrad Krajewski, relativamente ai noti fatti avvenuti nello stabile in via Santa Croce in Gerusalemme: “Il gesto di padre Konrad, nella sua disperazione, non può lasciarci indifferenti: l’esempio di questo pastore smuove le nostre coscienze di catechisti”.
Conosciamo un po’ la realtà di questo palazzo occupato, alcuni bambini negli ultimi hanno frequentato l’Oratorio Estivo della Parrocchia Santa Croce in Gerusalemme: esperienza non senza difficoltà, ma che almeno nell’intenzione aveva i presupposti dell’incontro e dell’accoglienza; di restituire a questi piccoli un frammento del loro diritto a essere bambini come tutti gli altri.
Questa intenzionalità muove il nostro cuore anche in queste ore, perché l’Oratorio realizza la sua vocazione solo se si fa presente dove il più piccolo è solo, inascoltato, disistimato. E in quel palazzo occupato ce ne sono decine di bambini e ragazzi, che vivono in condizioni disumane. Chi ha a cuore i fanciulli, la loro salvaguardia e il loro futuro, non può ignorare alcuni di questi che non hanno niente; per la verità moltissimi anche nella nostra città di Roma.
Così, se non possiamo essere fisicamente lì in quel palazzo occupato – ci mancano ancora le possibilità o forse il coraggio – almeno idealmente siamo là, con quelle decine di bambini: a giocare con loro, a dire una parola buona, a dare loro una speranza; a educarli ad essere “onesti cittadini”- come ci insegna don Bosco - ma anche, come scrive don Milani, “da un lato a formare in loro il senso della legalità, dall’altro la volontà di leggi migliori” (cfr. don Lorenzo Milani, Lettera ai giudici).
Il gesto “squilibrato” - come lo definirebbe Papa Francesco (cfr. discorso all’Assemblea Diocesana del 09.05.19) - dell’Elemosiniere Card. Krajewski ci rende meno sordi al grido di quei bambini e ci provoca a vivere il Vangelo di Gesù nella radicalità di cui finora non siamo stati capaci.