Elezioni, caduta libera M5S Giachetti rilancia il Pd al 26,3%. Sorpresa Bertolaso
di Fabio Carosi
A sinistra del centrosinistra Fassina chi? E poi Raggi contro De Vito e De Vito contro Raggi e già così sarà dura per combattere il Pd in ripresa e "convergente" su Roberto Giachetti. A cinque mesi dalle elezioni il sondaggio di affaritaliani.it e Termometropolitico ha restituito il nuovo scenario con il Movimento Cinque Stelle che inizia a viaggiare contromano.
Tremila voti e duemila quattrocento dei quali "perfettamente in linea con la policy che esclude i "doppi voti" i giochetti con i browser e i voti delle "truppe cammellate" restituiscono la fotografia di una città che è in movimento. A rompere i ghiaccio che imprigionava i romani sono le due novità: Roberto Giachetti e Guido Bertolaso.
Partiamo allora dalla testa della classifica, da quel ballottaggio scontato che già nel sondaggio di novembre palesava una lotta all'ultima scheda tra Pd e Cinque Stelle.
Nelle intenzioni di voto, il campione ormai consolidato dà il Movimento sotto la soglia del 30 per cento, precisamente al 29,1. Un'erosione che si può leggere in due film diversi: la vicenda del sindaco di Quarto che ha acceso i riflettori sulle "debolezze" e l'arrivo di un candidato del Pd che ha riattirato una porzione di elettorato di sinistra che era passata con Grillo. A leggere con attenzione i numeri, la sceneggiatura è in realtà un combinato disposto, la somma di due fenomeni che si sono sovrapposti negli ultimi sette giorni. E così il Pd riprende quota e ferma la sua prima risalita a quota 26,3%.
Dietro è un "po' noia" con la Lista Marchini all'8,2% e decisamente "sotto" la performance elettorale superata dai Fratelli d'Italia che con l'8,5 per cento si dimostra la componente di centrodestra più in forma. E poi c'è Forza Italia che "galleggia" al 6,9 per cento, seguita dalla sorpresa di una lista di centrosinistra con Ignazio Marino redivivo e animatore del dissenso su Giachetti, figlio del voto contrario al premier Matteo Renzi e che supera l'ex onda lunga di Matteo Salvini, attestato al 5,2%. Il Nuovo Centrodestra ricorda la temperatura di Bolzano nelle previsioni del tempo di qualche decennio fa: con l'1,6% è praticamente "non pervenuto".
Ma è sul fronte delle candidature ipotetiche che arrivano le vere sorprese. Se il Cinque Stelle piace, ha meno appeal la battaglia elettronica per la scelta del candidato che trascina il Movimento al 26%. Insomma, se per la scelta dello sfidante dovesse prevalere il "metodo Milano" con una candidata "signora nessuno", potrebbero essere guai seri e si potrebbe anche aprire per il centrodestra un'ipotesi aggregativa per portare al ballottaggio un'antagonista al Pd. Detto in parole povere, se dal cilindro del "cappellaio matto Grillo", dovesse uscire l'uomo qualunque, la disfatta potrebbe sfiorare certezze matematiche. Viaggia invece con il 23% Roberto Giachetti e la sua campagna un po' melensa, tristina ma in grado di dare impulso al partito. Poi c'è Giorgia Meloni che si attesta al 14% seguita da Guido Bertolaso che, pur non essendo in campo, parte con un secco 10 per cento, portando Forza Italia al livello che aveva prima dell'atomica che li ha quasi cancellati da Roma. A scorrere la classifica rispunta Ignazio Marino che ha ben 9 punti percentuali e che coagula come voto di protesta il blocco estremo del centrosinistra, tant'è che il volenteroso Stefano Fassina scivola a percentuali da voto condominiale: 2 per cento. Attenzione, 4 romani su cento non sono convinti di nessuno dei candidati elencati e magari sognano di poter mettere la croce su Francesco Storace o sull'ex ministro Massimo Bray oppure sono centristi, moderati e cattolici alla ricerca di un uomo/donna che li faccia sognare.
E ora i dettagli sul voto, visti dal direttore di Termometropolitico, Gianluca Borrelli: "Il dato del PD probabilmente include anche una eventuale lista del sindaco. Alle scorse elezioni la somma dei voti del PD e della lista Marino superavano il 33%. Il dato è quindi per ora ancora in calo rispetto alla tornata precedente. Se si considera inoltre che a Roma alle europee del 2014 il PD prese il 43,1% si capisce che il PD ha ancora molte possibilità di recupero".
"Il M5S non avendo scelto il candidato ha un voto forte sulla lista (ma in discesa netta) e un voto meno forte al possibile candidato.
Se non presenterà un candidato con un certo appeal (tipo Di Battista), c'è il rischio che scivoli sotto il 25% visto il trend degli ultimi giorni.
"Il centrodestra fino a qualche mese fa era piuttosto forte, poi ha subito un calo e ora si sta riprendendo. L'appeal di Salvini, che sembrava essere in grado di sfondare su tutto il territorio nazionale, aveva portato molti consensi su di lui. Questo appeal si è in buona parte dissolto causando un calo complessivo della coalizione di centrodestra che però negli ultimi giorni ha mostrato segnali di forte ripresa. Molto bene Bertolaso, che beneficia del fatto di aver annunciato la propria candidatura in questi giorni. Considerando che il centrodestra è un cantiere aperto si capisce che una volta serrate le fila potranno giocarsela fino in fondo per accedere al ballottaggio".
"Marino drena voti al PD e a SEL (Fassina è messo piuttosto male) e qualcosa anche al M5S. La ferita si è in parte richiusa ma non del tutto. Una sua lista potrebbe avere un impatto sulle possibilità del PD di arrivare al ballottaggio. (Consideriamo che SEL-SI andrà per conto suo comunque)
Marchini ha un buon appeal come candidato, al di la del consenso verso la propria lista, ha il problema di arrivare al ballottaggio (dove potrebbe raccogliere parecchi voti in modo trasversale, i voti gli arriverebbero un po' da tutte le parti).
"La Meloni è molto amata nell'elettorato tradizionale di destra ma non mostra di avere la capacità di espandere la propria base elettorale. Bertolaso ha probabilmente una maggiore capacità di attrarre il voto centrista moderato".
"La candidatura di Fassina è molto debole, persino nel suo partito di riferimento voterebbero più volentieri un Marino-Bis".
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