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Roma
Elezioni Ostia: “Il Pd ha perso il rapporto con la realtà". Analisi di Croppi

di Valentina Renzopaoli

Dal declino del Pd al dimezzamento dei voti dell'M5S, alla sopravvalutazione del dato choc di Casapound, all'astensionismo da record.

Umberto Croppi, esperto di comunicazione politica, ex assessore alla cultura e alla comunicazione del Comune di Roma e docente di promozione e gestione dei beni culturali, ha scelto affaritaliani.it per analizzare il voto di Ostia e del X Municipio.

Il voto sul litorale e nell’entroterra del X Municipio era considerato un termometro importante per valutare il trend della scena politica e determinare le scelte future in previsione di un appuntamento importante come le Regionali del Lazio. Professor Croppi, a suo giudizio, quali sono gli elementi più importanti che emergono dal primo turno?

“Il primo dato importante, secondo me, è la disfatta del Partito Democratico. Il Pd, che nasce dalla confluenza dei due partiti massa DC e PCI, già alle elezioni comunali di Roma aveva ottenuto meno del 10% dei consensi degli aventi diritto al voto.
Ora, sia in Sicilia che ad Ostia ha meno del 5%. Il dato comprende voti di apparato, di inerzia e di quelli che "si sono turati il naso". Questo significa che il partito, Renzi o non Renzi, non ha più una base sociale, non ha più il rapporto con la realtà e con la gente. Insomma, non si tratta solo di un dato congiunturale, di un incidente, ma di una situazione strutturale”.

Il 64% dei cittadini hanno disertato le urne. Un astensionismo da record che sarà una ferita per chiunque vincerà. Come si giustifica questo dato?

“Quando l'astensionismo registra questa dimensione e questa progressione va tenuto nel conto delle analisi politiche del voto. Quelli che non votano non sono i qualunquisti ma i più convinti, ovvero quelli che hanno elementi per giudicare le forze in campo e decidere che nessuno li rappresenta. Il risultato dell'M5S e del centrodestra è la conseguenza del fatto che è venuta meno la fiducia nel partito che in questi anni aveva rappresentato la maggioranza relativa, il Pd, e così in campo rimangono i due che ora si contendono la funzione di governo”.

Il M5S è il primo partito, ma di fatto a dimezzato i voti presi un anno e mezzo fa alle amministrative. E' un segnale e un giudizio sull'amministrazione Raggi?

“Bisogna considerare che secondo una ricerca recente, il 60% di quelli che votano i Cinque Stelle in realtà non si fida di loro: il voto quindi non è di adesione, ma di risulta e di contestazione. Il fatto che i voti si siano dimezzati è sicuramente un giudizio anche nei confronti della Raggi. Ma io sono convinto che, se si rivotasse domani mattina, magari con un candidato diverso, i Cinque Stelle potrebbero ancora arrivare primi, però con sempre meno entusiasmo da parte di chi li vota. Di fatto, è certo che prova amministrativa romana è clamorosamente fallita”.

Casapound al 9%, praticamente quasi uno su dieci di coloro che hanno votato, hanno messo la croce sulla forza di estrema destra. Lo ritiene preoccupante?

“Penso sia un risultato troppo enfatizzato. Quello di Casapound ad Ostia lo considero un test marginale, in una situazione di assenza qualificate della altre forze politiche, alla fine stiamo parlando di qualche migliaio di voti. Certo sono tutti sintomi, che vanno letti e compresi, ma non credo che questo significhi la nascita di una nuova star nel cielo della politica”.

Quindi non ci si deve aspettare un'ascesa al livello nazionale?

“Non credo proprio, a meno che mezzi di informazioni non continuino a pomparlo e a  sopravvalutarne la portata”.

Che tipo di ripercussioni avrà il voto nel X Municipio sull'amministrazione Raggi?

“Per prevedere degli effetti sull'amministrazione comunale, dobbiamo aspettare il ballottaggio: se non vincerà l'M5S, la Raggi pagherà pesantemente la sconfitta e sarà ancora più debole, e dopo le Regionali e le Politiche è altamente probabile che si trovi il sistema per mandarla a casa”.

E sulle candidature per le elezioni regionali?

“Non credo ci sarà una ripercussione diretta, i fronti sono abbastanza delineati. Se, dopo Ostia e la Sicilia, a sinistra si rafforzassero soggetti diversi dal Pd e se Zingaretti non riuscisse a fare da catalizzatore, l'operazione unitaria sul Governatore del Lazio potrebbe fallire. Dall'altra parte, a destra non si è ancora capito che sarà il candidato, dopo che Pirozzi si è auto bruciato”.

Ma Pirozzi sarebbe stato o sarebbe un buon candidato secondo lei?

“Dal punto di vista elettoralistico sarebbe stato buono se la sua candidatura fosse emersa in modo diverso e non avesse bruciato le tappe. Pirozzi ha avuto l'ingenuità dell'auto candidatura, se avesse aspettato sarebbe diventato il salvatore della patria, oggi la sua candidatura serva solo a spaccare”.

Sembra però ormai certo che il centrodestra correrà unito?

“Questo mi sembra quasi sicuro, il centrodestra andrà unito, però non emerge ancora la figura di un candidato credibile”.

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