Roma
Elezioni Ostia, stop alla campagna. Partiti e candidati alla resa dei conti
Tattiche, colpi bassi e vittimismo prima del voto di domenica 5 novembre
di Diana Maltagliati
Si chiude la campagna elettorale in vista del voto di domenica 5 novembre che permetterà ai circa 300 mila abitanti del X Municipio di scegliere il proprio presidente dopo 2 anni di commissariamento per mafia.
Una chiamata alle urne importante, che ha smosso la politica nazionale e il Campidoglio e che farà da termometro politico in vista del prossimo voto regionale in Lazio.
Un territorio peculiare, quello di Ostia, Acilia e Infernetto, che i partiti cercano di aggiudicarsi in una lotta a colpi di accuse e stoccate politiche. Grande favorita è la candidata pentastellata Giuliana Di Pillo. D'altronde alle comunali 2016 il X Municipio aveva contribuito abbondantemente alla vittoria della sindaca Virginia Raggi.
Il M5S a Ostia si era aggiudicato un ottimo 43,62% al primo turno, staccando Roberto Giachetti di 24,4 punti percentuali. Erano stati 42mila 500 gli elettori M5S, più del doppio di quanti avevano barrato la casella del Pd. Una grande conferma si era poi avuta al ballottaggio: senza dispersione di voti, Raggi si era aggiudicata la preferenza di quasi 70mila elettori contro i 22mila per Giachetti, arrivando a toccare il 76,12%.
Un dato più che considerevole se si pensa che a livello complessivo, invece, la sindaca si era guadagnata “appena” il 67,15% al ballottaggio e il 35,26% al primo turno, il 5 giugno.
Secondo i sondaggi, l'Ostia Day confermerà la preferenza dei cittadini nei confronti del “terzo polo”, ma è possibile che i consensi pentastellati crollino dopo un'attenta valutazione dell'operato della Raggi in Campidoglio.
Ed è per questo, sostiene l'opposizione, che la sindaca sta portando acqua al suo mulino con una serie di iniziative che a ridosso del voto risultano sospette.
L'ultima in ordine cronologico è stata la chiusura della storica sede di Fratelli d'Italia a Colle Oppio. Documenti alla mano, il Comune di Roma ha però dimostrato che per l'affitto di quello spazio, la destra aveva sborsato appena 54 euro in 15 anni. Prima che si arrivasse alle prove cartacee, le accuse erano state quelle di mettere volontariamente in cattiva luce Fratelli d'Italia, che è il diretto concorrente di M5S a Ostia.
La seconda favorita, infatti, è la donna del centrodestra: Monica Picca, presentata da FdI, col sostegno di Noi con Salvini e Forza Italia oltre che di una lista civica e di Liberi. La “Signora del Fare”, come l'hanno ribattezzata i giornalisti per lo slogan utilizzato in campagna elettorale, darà filo da torcere al M5S, ma ora deve pagare indirettamente le conseguenze dei sigilli a Colle Oppio.
Contestata alla Raggi anche l'iniziativa di rinnovare il lungomare di Ostia. Un restyling completo annunciato ad appena una settimana dal voto al X Municipio. Cestini, panchine, illuminazione e aiuole che costeranno al Comune di Roma 250mila euro e che secondo l'opposizione “compreranno” il favore degli elettori indecisi.
E se il lungomare si rifà il trucco, l'arenile ospiterà gli sposini in cerca di un matrimonio romantico vista mare con la nuovissima Spiaggia degli Sposi. Altra iniziativa M5S andata di traverso al Pd, che col suo candidato Athos De Luca arranca dietro la scia del centrodestra di Picca. "Un plagio propagandistico in chiave elettorale in vista delle elezioni ad Ostia", è stata la definizione di Michela Di Biase, capogruppo Pd in Campidoglio, che non si è lasciata sfuggire come per valutare un singolo luogo per celebrare le nozze sul territorio comunale, la giunta grillina abbia chiamato a raccolta tutto il consiglio comunale.
Colpi bassi o meno, le polemiche non si sono limitate solo al 5Stelle. Furente la campagna di De Donno (o Don Franco, per chi abita sul territorio di Ostia) contro le “amicizie” di Casapound.
Roberto Spada, fratello (non indagato) del “più famoso” Carmine Spada, detto Romoletto - condannato in primo grado per estorsione con l’aggravante mafiosa - il 26 ottobre si è apertamente schierato con Casapound tramite un post su Facebook: “Il 5 novembre si avvicina... e sento dai cittadini quasi tutti la stessa cantilena 'qua sto periodo se vedono tutti 'sti politici a raccontarci barzellette, mai visti prima, e dopo le votazioni risparirranno a guardarsi i cazzi propri... gli unici sempre presenti sempre esclusivamente Casapound'...e questa la realtà o molti errano? Cosa hanno fatto le altre forze politiche in questi due anni?...”.
Che l'appoggio di uno Spada significhi necessariamente l'appoggio di tutto il clan, non è sicuro, ma Diego Gianella, candidato consigliere per il Municipio X col Laboratorio Civico X di De Donno si oppone a questa idea: “Usciamo dal commissariamento per mafia e trovo assurdo - sottolinea in una nota - che sia permesso a Luca Marsella di correre alla carica di presidente del X Municipio. Soprattutto dopo le dichiarazioni pubbliche di appoggio fatte da un esponente del clan Spada”.
L'attacco di Gianella, comunque, si indirizza più in specifico alle accuse di intimidazione e violenza rivolte a Marsella: “Chiedo ufficialmente che venga bloccata la candidatura di Luca Marsella, candidato presidente di CasaPound al Municipio X. Trovo assurdo che possa correre a queste elezioni una persona violenta e anti democratica – scrive - Sono tanti gli atti di violenza e le intimidazioni, tante le denunce. Nel 2011 ha minacciato degli studenti minorenni 'ti ammazzi, ti accoltello se andrai a manifestare'. La violenza di stampo fascista aumenta nelle nostre strade. Bisogna fermarla e non legittimarla”, scrive il candidato di De Donno.
La candidatura di Casapound, però, non è stata ritirata e rimangono 9 i candidati per la presidenza del X Municipio, che conta 15 quartieri e una popolazione di quasi 300 mila abitanti. 16 liste e quasi 400 aspiranti consiglieri per 24 posti: era naturale che che i candidati avrebbero affilato le unghie per la sfida.