Roma
Elezioni Puglia, centrosinistra nel caos. Una lezione per Roma: “Le primarie”
“Il Pd ancora tergiversa sulla scelta del candidato per Roma 2021. L'unica via sono le Primarie”. Il punto di Andrea Catarci
di Andrea Catarci *
Lo schieramento democratico impari in fretta dalla Puglia: aldilà della spregiudicatezza irresponsabile di Italia Viva, imporre una candidatura apicale - con primarie poco credibili e fatte all'interno o senza farle proprio - compromette la possibilità di costruire una coalizione unitaria e plurale. Non si deve commettere lo stesso peccato di presunzione anche a Roma, dove tra un anno si vota a conclusione dello s-governo del M5s capitolino e di Virginia Raggi.
Gli avversari in campo hanno dei profili già abbastanza definiti. La Sindaca vede “una città cambiata in meglio” e ha intenzione di presentarsi di nuovo per puntare alla conferma, senza disdegnare di usare come bancomat della propria campagna anche il malridotto bilancio capitolino. Le destre sono forti sul piano degli insediamenti, hanno sufficiente cinismo per sobillare guerre tra Ultimi e Penultimi persino nell’attuale contesto di esplosiva sofferenza aggravata dal Covid 19, hanno l’imbarazzo della scelta tra candidature tecniche e politiche, cambiando solo i dettagli dell’impostazione di fondo. Sono due ipotesi disastrose per Roma che vanno contrastate delineando e facendo vivere un’alternativa, in un percorso pubblico e partecipato con cui includere e far lavorare insieme le migliori energie civiche, sociali, culturali, accademiche, politiche.
Eppure ancora si tergiversa, in particolare dalle parti del Pd, dove lo sport più in voga sembra diventato quello della ricerca del personaggio della provvidenza che dovrebbe garantire una facile vittoria. Lo stesso segretario nazionale, Nicola Zingaretti, ha richiamato il duplice rischio della frammentazione e di consegnare importanti amministrazioni alle destre senza neanche battersi. Bene, se è così e si ha coscienza di quanto sia problematico il dialogo sociale e di quanto sia forte la spinta all’indifferenza e al disincanto, cosa si aspetta a Roma ad assumere l'impegno a fare le primarie per il Sindaco e i Presidenti di Municipio entro il 2020, per decidere gli indirizzi prevalenti di governo insieme alla leadership?
C’è bisogno di un’ulteriore assunzione di responsabilità anche da parte delle formazioni sociali, civiche e di movimento. In mezzo all’emergenza coronavirus hanno garantito la tenuta della coesione cittadina, per cui già operano sistematicamente nella quotidianità. Sono indispensabili alla definizione di un progetto radicale di cambiamento e di una coalizione radicata, non sono appendice, orpello ornamentale o cinghia di trasmissione. Roma ha bisogno di un loro passo avanti deciso, all’insegna di una presa in carico a tutto tondo, senza che demandino a qualche presunta autonomia del politico l’individuazione dei termini generali della proposta democratica. Affermare di non interessarsi ai nomi ma ai temi, come ripetono alcuni pezzi del mondo civico - come se ogni profilo andasse bene -, va invece nella direzione della delega, con la conseguenza che più si va avanti e più si rischia che a decidere siano poche riunioni di segreteria aperte a qualche "rappresentanti esterni".
Davvero per Roma si ha intenzione di accontentarsi di un'accozzaglia dell'ultimo minuto, con tutti quelli che vorranno starci, lasciando vari pezzi disorientati e alla deriva soggettiva, intorno a una "personalità" clata dall’alto, non ben identificata ma indiscutibile?
Come #LiberareRoma lo abbiamo già ribadito in tutte le salse: primarie entro l'anno, per il sindaco e in tutti i municipi dove non ci sarà continuità della proposta di governo, nonché per discutere di indirizzi e programmi in forma partecipata e pubblica, con e nei quartieri, affiancando a temi e proposte la credibilità delle biografie individuali. Il tempo è adesso, Roma merita passione, coraggio e generosità, oltre i calcoli e i posizionamenti
* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma