Roma
Elezioni Roma, 1 mese di parole inutili. In rete candidati "primitivi"
Il "silenzio" di Virginia Raggi stride con la democrazia digitale
di Fabio Carosi
Raggi, Giachetti, Marchini, Meloni, Fassina e "gli altri". Praticamente una campagna elettorale di chiacchiere, anche poche, e se si affronta il tema dei programmi cala il silenzio.
Le elezioni per il Comune di Roma sinora sembrano destinate a passare alla storia solo per la conflittualità tra i candidati. Non solo: a leggere con attenzione scientifica "i big data", cioè il mare di conversazioni in rete tra gli utenti sui social e sui blog, emerge che il Movimento Cinque Stelle è il meno "chiacchierato" e questo in netto contrasto con il concetto di "democrazia digitale" che invece lo anima e ne ha decretato l'affermazione.
Per un mese intero il professor Michelangelo Tagliaferri, giurista e sociologo, fondatore di Accademia di Comunicazione e responsabile dell'osservatorio sui big data, ha studiato le campagne elettorale di Roma e Milano, riscontrando quello che definisce "un rumore di fondo incentrato sulla polarizzazione dei candidati" e poco o nulla addirittura su quel confronto tra le diverse soluzioni proposte ai temi che invece stanno a cuore agli elettori.
Il professor Tagliaferri definisce la rete "addormentata", come sei la rappresentazione grafica dei confronti dialettici tra gli utenti, fosse "un elettroencefalogramma piatto". Insomma, dall'1 aprile all'11 maggio social, blog e sindaco hanno discusso di "sindaco", "Meloni", Marchini, "elezioni", Berlusconi", "liste" e "candidati", invece di tasse, rifiuti, pulizia sicurezza, nomadi, lavoro, crisi, edilizia, progetti, trasporti e disoccupazione".
Spiega Tagliaferri: "A differenza dei sondaggi di opinione e delle rilevazioni, i "big data" studiano cosa si dicono in rete le persone, di cosa parlano e cercano di anticipare quali sono i temi più caldi, quelli che nei giorni successivi diventeranno trend di discussione, attraverso un'analisi numerica dei valori che vengono rappresentati dalle singole parole. Il sondaggio chiede di avvalorare in senso negativo o positivo le parole che vengono poste. Bene, ora non vale più, perché in rete si accendono discussioni che assumono aspetti differenziati che generano dibattito o contrasto, contrasto o altro e il senso che ne deriva è complesso e non può essere ricondotto a un numero. Insomma, con i big data non diamo numeri. Un esempio è la dichiarazione del Movimento Cinque Stelle: "Garante di tutto è Beppe Grillo e la rete che sta optando per un'idea di garanzia che superi ogni idea maturata di principio di democrazia. E' come se fossimo in chiesa, c'è un signore che è garante di tutto, come il Papa. In un periodo di illuminismo non è tollerabile, e tutto questo non può che generare condizioni di confusione. A noi ricercatori spetta di trovare il bandolo della matassa che consenta di ridurre a senso compiuto il senso della conversazione. Questo perché la rete è attivata spontaneamente, la rete è l'universo di coloro che stanno colloquiando quindi non ho più un campione socio demografico ma ho a che fare con tutto l'universo. Siccome c'è la spontaneità è meno vincolato da elementi volontari e quindi stereotipati. Ti dico quello che penso in rete significa che lo penso veramente in quel momento".
Professore, se caliamo l'analisi dei big data nella campagna elettorale romana, cosa emerge?
"Che i problemi della città non ci sono. Nelle parole non ci sono. C'è in evidenza la figura del sindaco e del candidato. Poi nomi: Meloni, Marchini, Raggi, Giachetti defilato c'è la città il sindaco ma non i problemi. E' tutto polarizzato intorno alle grandi categorie".
Diamo i numeri?
"Certo. La Raggi che dovrebbe essere quella che più alimenta la rete è la più bassa. Chiacchiera di meno. Chiacchiera di più la Meloni in assoluto. Su 100 mila fonti sino al 12 maggio, i volumi quotidiani si sono attestati intorno alle 1300 frequenze. La Meloni di queste ne raggruppa 8000 mentre la Raggi è intorno ai 7000. Se analizziamo twitter la Meloni si attesta a oltre 1000 e la Raggi a 360. Lo scarto è rilevante. Tra i partiti compare prevalente sempre la Melloni, mentre il Pd ha 865 cinguettii M5S 340. Apparentemente Raggi e M5S non frequentano la rete ed è un dato anomalo".
Perché i candidati "sfuggono" dai problemi?
"La mia ipotesi per leggere questa polarizzazione che ha portato il dibattito a testarsi sulle persone e non sui problemi è perché la rete non è in grado di manifestare i problemi così come nascono sul territorio. La rete non lo fa perché segue i mass media che parlano delle persone. D'altra parte non si parla dei programmi, ma anche se se ne parlasse sono lontani dal vissuto delle persone, oppure non usano la rete per parlarne, cosa che contraddice il concetto di democrazia in rete. Tutto è ideologizzato e personalizzato e questo perché i candidati spingono col linguaggio che usano alla personalizzazione estrema. Come Marchini che diventa francescano, perché vende la supercar. I problemi amministrativi che poi sono pure noiosi sono guardati in modo secondario".
Se fosse un candidato a sindaco, cosa farebbe?
"Cercherei di riportare sostanzialmente i problemi della città e dei quartieri, che sono come città. Farei una messa in campo della situazione e delle soluzioni e userei linguaggi diversi a seconda degli interlocutori. Poco sappiamo dei giovani e del loro rapporto con i problemi e allora non si può usare lo stesso linguaggio per i giovani e per gli anziani, per chi lavora e per chi il lavoro lo cerca".
E perché non lo fanno?
"La rete può consentire di articolare le frequenze. Non lo fanno, perché bisognerebbe dedicare tanta attenzione e cura".
Non sono capaci?
"No, i candidati sono come bambini con un giocattolo mano dentro il girello. Si possono fare cose meravigliose ma si limitano solo a farlo muovere. Manca la grammatica, manca la sintassi e così semplificano come se fossero uomini primitivi".
Secondo lei qualcuno usa i big data?
"Dei candidati che conosco, penso nessuno. Si limitano a guardare i numeri che la rete dà per aggregati. Ma nessuno che entra nello specifico nel peso della costruzione di senso. Fanno la sommatoria delle parole e basta".