Roma

Elezioni Roma. Giachetti in testa, poi Raggi e Marchini. Meloni precipita al 14,5

Allarme Virginia Raggi: il Movmento piace il candidato no

di Fabio Carosi

Giachetti in testa, poi Raggi e Marchini. Meloni precipita al 14,5. Dunque, è sorpasso alla romana per il Pd di Roberto Giachetti; retromarcia a pieno regime per Virginia Raggi; progressione inesorabile di Alfio Marchini che fa il pieno di benzina con il voto forzista e, infine, ridimensionamento clamoroso per Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia.
A dispetto delle previsioni e dei "numeri" in libertà che hanno contraddistinto l'ultima settimana che apre ufficialmente la campagna elettorale, i lettori di affaritaliani.it e gli ascoltatori di RadioRadio restituiscono al 5 maggio una fotografia della città molto più in linea con le previsioni degli ultimi mesi e rendono la competizione elettorale decisamente aperta. C'è margine per consolidare le previsioni ma anche per ribaltarle.
Il sondaggio realizzato con termometropolitico.it ha avuto un vero diluvio di voti: oltre duemila romani e non che hanno espresso la loro idea su chi dovrà governare la Capitale d'Italia per un totale di 1800 voti validi, cioè depurati dai soliti furbetti che hanno tentato la duplicazione del voto o che hanno messo al lavoro gli esperti della tastiera.

I CANDIDATI A SINDACO. Secondo la popolazione che ha scelto la Rete per esprimere la propria intenzione di voto, Roberto Giachetti è in testa col 29,5 per cento dei consensi, seguito da Virginia Raggi col 28,5. Considerando la "forchetta tecnica" del 2 per cento la battaglia tra Pd e liste collegate e M5S si preannuncia entusiasmante e da questo momento in poi a fare la differenza sarà la campagna vera e propria: quella affidata ai contenuti e alla capacità di ciascun candidato di convincere gli elettori uno ad uno. Ma la vera sorpresa è quella della seconda linea. A dispetto di chi dava Giorgia Meloni in tandem con Matteo Salvini addirittura al 25%, il dato restituito da Termometropolitico, oltre a ridimensionare le velleità degli ex alleati di Berlusconi, li porta con gelida freddezza al quarto posto (14,5%) a due punti di distanza da Alfio Marchini che, per la seconda tornata elettorale consecutiva si conferma l'uomo nuovo della politica romana. Lo psicodramma del ritiro di Guido Bertolaso e la convergenza del voto forzista, in aggiunta al contributo della lista Storace, portano l'imprenditore al 16,5% dei consensi e, di fatto lo rimettono in gioco e ridisegnano la mappa del "peso del centrodestra romano" verso valori più realistici e in linea con le precedenti elezioni.
Chi invece può festeggiare il consolidamento della platea elettorale è Stefano Fassina. Il candidato della sinistra "non renziana" stabile a quota 6%, un dato che difficilmente potrà subire variazioni significative.

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IL TREND SETTIMANALE. Per la Meloni è questo il primo campanello d'allarme che segna la fine della bolla mediatica che l'ha vista virtualmente in prossimità del ballottaggio. Sul dato della Meloni pesa infatti l'andamento della settimana di voto che l'ha vista salire nei primissimi giorni e poi perdere inesorabilmente terreno di fronte alla crescita di Marchini che ha avuto un andamento positivo sempre costante. Se la tendenza dovesse proseguire e consolidarsi, gli spin doctor della futura mamma aspirante sindaco dovranno rivedere la strategia, cercando di spostare la sua ricerca dei voti dal centrodestra al destra-centro.
Ma anche Roberto Giachetti deve prestare molta attenzione alla vicende del partito. Nel gradimento è salito sin dai primi giorni ma in concomitanza con le vicende giudiziarie del sindaco di Lodi ha avuto una battuta d'arresto e una perdita secca di due punti in pochissime ore.

IL VOTO DI LISTA. Il dualismo M5S-Pd viene confermato ma i player invertono i posti in classifica. E' primo l'M5s con il 28%, seguito dal Pd e collegare al 27%. Secondo posto per Giorgia Meloni con l'11% e la Lista Marchini al 9 che però va sommata col 6,5 di Forza Italia che ha appena mezzo punto in più di Sinistra Italiana. La chiavi di lettura del vertice è abbastanza chiara: Il Cinque Stelle nel voto di lista va a gonfie vele mentre la scelta di Virginia Raggi non è perfettamente in linea con lo stile del Movimento. E' ancora presto per capire se a "punire" la Raggi siano state le sue omissioni nel curriculum, la perdita della forza mediatica televisiva, oppure l'apertura del vaso di pandora del programma elettorale che punta tutto su legalità e lotta alla corruzione. Vedremo, ma è un segnale importante che potrebbe rimettere in discussione quello strapotere del gradimento che dal novembre scorso era stato evidenziato nei sondaggi di termometropolitico.it.

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LA CORSA DI MARCHINI. La ricomposizione del centrodestra conseguente alla rinuncia di Guido Bertolaso, obbliga un focus su Alfio Marchini. Se le elezioni sono una maratona di trenta terribili giorni di marcia, Alfio Marchini ha avviato un'accelerazione che dall'11 per cento di fine gennaio lo ha portato in appena quattro mesi a superare il 16. Sono cinque punti e mezzo: una specie di record all'americana che dovrebbe far riflettere i tecnici dell'imprenditore per capire se ci sono ancora margini per far meglio e sino a che punto e sul quale tipologia di elettorato. A leggere gli eventi sembra che Marchini abbia ancora margini grazie al sostegno di Forza Italia e dei moderati che ancora non sono entrati nel vivo della campagna e dei possibili ripensamenti di coloro che vedevano nella Meloni il nuovo progetto di centrodestra nazionale. In questo scenario il peso di Matteo Salvini sull'elettorato romano è assolutamente ininfluente.

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IL COMMENTO DEL SONDAGGISTA. "Il nuovo scenario che si è prefigurato - spiega il direttore di Termometropolitico,it, Gianluca Borrelli - è decisamente più in linea con il dato storico romano. Indipendentemente dalle relazioni tra Pd e il premier, l'elettorato di sinistra che sembrava in fuga verso il Cinque Stelle sembra tornate più compatto. A far perdere terreno al Movimento di Grillo forse è la scelta della candidata a sindaco che all'inizio è partita fortissimo e che ora sembra prigioniera di un processo di erosione. Stesso discorso a destra. Qui le vicende di Forza Italia e Bertolaso hanno arricchito di consensi Giorgia Meloni, apparsa come stabile e credibile ma il nuovo scenario le toglie immediatamente quello sprint iniziale che sembrava volerla spingere sino al ballottaggio. Ora quell'obiettivo è decisamente lontano".