Roma
Elezioni Roma: sfida Raggi-Frattini. Ma nei nomi da bruciare c'è anche Tocci
Verso le Comunali 2021: prove tecniche di barbecue di candidati ma su Roma decide Giorgia Meloni. La Lega insiste: "Ci vuole un manager"
Elezioni Roma 2021: il cuore del centrodestra e gli accordi con la Lega parlano chiaro: se non Giorgia Meloni sindaco di Roma, sarà Giorgia Meloni a dire l'ultima parola sul candidato che dovrà forse sfidare la Raggi e il centrosinistra dove i papabili si moltiplicano come il polline. La ridda di sfidanti si arricchisce di un nuovo nome, quello di Franco Frattini, un curriculum perfetto se non che è nella testa di Forza Italia che a Roma conta quanto il due di briscola.
Quello del magistrato due volte ministro degli Esteri ed ex commissario europeo, attualmente presidente di sezione del Consiglio di Stato è ben gradito alla Comunità Ebraica romana che lo ha nominato presidente della SIOI, la Società italiana per l'organizzazione internazionale, che si occupa di analizzare gli scenari politici internazionali e alla quale è affiancata un'importante scuola di formazione. Romano, classe 1957, i centristi considerano Franco Frattini il “candidato perfetto” per il riposizionamento di Roma nello scenario internazionale, soprattutto dopo le figuracce planetarie alle quali rifiuti, cinghiali e gabbiani hanno esposto la città.
Frattini è talmente perfetto che il suo nome viene sempre sussurrato ma mai ufficializzato, nella speranza che la tradizione di “bruciare”i nomi venga una volta tanto smentita. Il rischio che finisca nel falò dei candidati è altissimo non solo perché l'ultima parola spetta alla Meloni e la Lega ripete come un mantra che per rimettere dritta la “barcaccia”, non basta un politico ma ci vuole un manager del “mondo del fare”, quanto perché Frattini pare sia all'oscuro del disegno. Insomma, un'idea già cotta e pronta per essere mangiata prima che finisca l'estate.
Gli strateghi, quelli che hanno letto e riletto l'Arte della Guerra, ripetono ossessivamente la necessità di non scoprire il fianco almeno sino a quando a sinistra non parta il dibattito sulle Primarie con una posizione ufficiale di Zingaretti che si guarda bene dall'entrare in una competizione che non c'è. Ed è vero che tutti i nomi sinora circolati sono solo combustibile da barbecue estivo in stile Festa dell'Unità.
Tutti, tranne uno: quello di Walter Tocci, l'ex vicesindaco-filosofo di Rutelli, ritirato a vita da deputato, si becca un inatteso endorsement dalla rivista Ytali che gli dedica un paginone dal titolo avvisa “sinistra”: “Campidoglio. Walter Tocci, candidato dall’identikit perfetto”. E perfetto lo è davvero tanto che Aldo Garzia annuncia l'arrivo del nuovo libro di Tocci edito da Donzelli che può essere letto in due chiavi: un manuale per guidare il centrosinistra affinché eviti a Roma l'ennesima sconfitta, oppure un programma elettorale al quale manca solo il nome del candidato. Conoscendo la terzietà di Tocci, è evidente che la bilancia pende sul secondo piatto. Si evince che il suo nome è un monito: l'unico a Roma in grado di mettere allo stesso tavolo della Festa dell'Unità, zingarettiani, smerigliani e gli aspiranti candidabili David Sassoli e Roberto Morassut.
Franceso Rutelli sindaco, Tocci fu il garante dell'unità della sinistra Romana che allora faceva fatica a tenere uniti Pd e quella che si chiamava Rifondazione. Tocci è talmente perfetto che nessuno ha il coraggio di chiederglielo.