Elezioni Roma: tutti i colori della politica, gli errori dei candidati
L'esperto: "Prendete esempio dai birmani, l'arancione vince"
di Fabio Carosi
"In politica come nella vita il colore è tutto. Racconta chi siamo e cosa vogliamo fare ma anche quanta attenzione chiediamo alle persone che ci guardano". Architetto, color designer per lavoro e per scelta di vita. Paolo Brescia, settantenne "malato dei colori", sceglie affaritaliani.it per dare un consiglio ai candidati a sindaco di Roma ma anche a quell'esercito di consiglieri comunali e municipali alle prese con una "scarsa cura dell'immagine". E in questi giorni di biglietti da visita, "santini" e manifesti che si preparano ad incartare la città nel delirio degli ultimi giorni di campagna elettorale, il gusto dell'orrore impera da destra a sinistra.
"Il colore è tutto, non solo nella vita ma anche nella politica", ripete l'architetto che ha progettato il grattacielo di Terni, la più grande struttura al mondo nella quale il ferro è stato trasformato in acciaio inossidabile. E ora il grattacielo sottoposto a "decapaggio" cambia colore a seconda della luce che riceve dall'alba al tramonto.
E nei giorni caldi della campagna elettorale, per tutti, l’imperativo è d'obbligo: come essere visti e ricordati. Così Paolo Brescia, già consulente di aziende leader in Italia per i colori e le vernici, svela i segreti sull'uso cromatico.
IL ROSSO. "Una volta poteva essere sinonimo di comunismo, infatti il rosso era solo a sinistra, era la bandiera cinese, quella della rivoluzione. Era anche il colore del sud ma gli stessi Democratici hanno messo un po' da parte il rosso perché è sinonimo di pericolo e anche di sesso".
IL VERDE. "Normalmente sarebbe dovuto essere sinonimo di Verdi o di ecologia e attenzione al'ambiente diventa il colore dei salviniani leghisti ma fortunatamente il verde inteso come monocromatismo, stanca in quanto non esiste in natura il verde monocromatico. Anche un prato è un insieme diverdi, idem per una foglia. Ma basta pensare al tavolo verde per capire che è anche il colore della speranza, magari quella di rifarsi".
IL BIANCO. "Una volta era sinonimno di democrazia insieme allo scudocrociato e al rosso della croce. Era un classico che evocava il trascinamento delle idee che parte dai Crociati sino alla Democrazia Cristiana".
AZZURRO. "Lo ha conquistato Berlusoni sin dalla sua prima campagna elettorale, giocando sugli Azzurri della nazionale e sulla nazione, toccando l'animo dell'italiano del calcio. A Roma c'è da considerare che i laziali odiano il giallo-rosso mentre i romanisti odiao il bianoc-azzurro".
L'ARANCIONE. "E' un coloro molto poco utilizzato e che invece potrebbe essere il colore vincente. Prova ne è la ledaer birmana Aig San Suu Lyi che ha impostato una campagna monocromatica sull'arancione. Questo perché è il colore senza controindicazione ed è il più vicino al rosso e al giallo che sono quelli più visibili. Porprio il giallo può giocare un ruolo importante ma se abbinato al nero può ricordare il pericolo. Se si vuol dare un segno di potenza vera si potrebbe indossare un arancio e un nero".
NON SOLO NERO. "E arriviamo alla famiglia dei neri, colori utilizzati per ricordare la potenza dell'estrema destra e forse per mascherare la loro impotenza. Il nero è il classico colore del lutto e di preti e suore, colore che viene indossato da chi vuole ricordare che le provocazioni e le pulsioni esterne possono essere respinte. Vedove e seminaristi non è un caso che lo indossino".
E fino qui sembra tutto chiaro. Ma fatte queste premesse, come dovrebbe usare i colori un candidato in cerca di visibilità?
"Impostare un unico colore e portarlo avanti sino alla fine, Sempre e solo un colore".
Un colore solo?
"Più colori spariscono. Il 30 per cento dei maschi non percepisce bene il colore a differenza delle donne, quindi bisogna che il colore sia ben presente e non abbinabile ad altri colori. E chissenefrega se l'arancione dovesse stonare. Gli Hare Krisna vengono visti sempre, ovunque stanno. All'arancio dovrebbe essere abbinata un'ariosità dell'immagine e del messaggio".
Basta faccioni sui manifesti?
"Il faccione sul manifesto è relativo, deve essere colore. A meno che un candidato non sia conosciuto come immagine. L'unico colore che si presta ad essere monocolore è l'arancio".
Riepiloghiamo i colori ideali...
"Arancione, giallo, l'azzurro, il blu, il bianco e il nero e il verde".
Il verde per ultimo?
"Si è l'ultimo a livello d'immagine. E forse a Roma anche per gli esiti".
Qualche trucco?
"Chiedete ai grafici di usare il capolettera con la giusta gradazione. Ma di segreti ce ne sono tanti, uno di questi è l'evidenziatore."
Hai mai lavorato per un politico?
"Non sono così sensibili ai colori forse perché non lo capiscono...".
Info su Paolo Brescia nella pagina Fb Cromoambiente