Roma
Emergenza caldo, l'acqua diventa oro. Sorpresa: prezzi bassi e scontrini
Nell'estate dei record e delle ordinanze anti-siccità sono i negozianti a dettare legge
Temperature killer e sigilli ai “nasoni”, a Roma l'acqua diventa come l'oro. Viaggio con sorpresa nel business delle bottigliette d'acqua: tra gli esercenti del centro spuntano prezzi onesti e regolari scontrini.
di Massimiliano Martinelli
Bar e Caffè non tradiscono e superano la prova del nove, nell'estate più calda degli ultimi anni il prezzo dell'acqua non schizza alle stelle. Il cronista di affaritaliani.it si finge turista per un giorno, attraversando alcuni dei luoghi simbolo di Roma: piazza di Spagna, via del Corso, Fontana di Trevi e il Pantheon. Sempre acquistando cinque prodotti uguali in cinque attività diverse, mettendo a dura prova la buona volontà dei negozianti. Mentre il termometro impazzisce e la colonnina di mercurio sale, il sindaco Raggi, complice l'allarme siccità, ha difatti deciso di chiudere i “nasoni”, le storiche fontanelle di Roma. Una decisione che ha reso ancora più insopportabile il caldo, con il moltiplicarsi di persone in cerca di un po' di acqua e refrigerio. Una ghiotta opportunità per gli esercenti romani, ora forti abbastanza da poter dettare il prezzo di vendita dell'acqua. Ma l'occasione, contrariamente al celebre detto, non sempre fa l'uomo ladro. Sorpresa: i commercianti del centro di Roma sono onesti.
A pochi passi dalla metro Spagna la prima tappa, dove una bottiglietta di plastica da mezzo litro costa un euro. Un prezzo tutto sommato giusto, se si pensa alla prestigiosa location e ai prezzi medi della zona. Proseguendo il nostro viaggio il prezzo si innalza leggermente, tra via del Corso e Pantheon si paga in due bar differenti, la stessa minerale 1 euro e 50. Anche qui, come nelle prima occasione, nonostante il via vai di turisti e la facile tentazione, arriva puntualmente lo scontrino.
Il tour dell'acqua continua così alla ricerca di irregolarità e difetti. Cambia leggermente la situazione in zona Fontana di Trevi, dove, a ridosso della celebre piazza, un bar fa pagare la nostra ormai consueta bottiglietta 2 euro. Quindi 50 centesimi in più di via del Corso e Pantheon, ben un 1 euro di più di Piazza di Spagna. Un prezzo sicuramente sopra la media, ma danno il nostro scontrino all'uscita.
Ci allontaniamo un po', facendo rotta verso la nostra ultima destinazione: piazza Venezia.
A pochi metri dal Vittoriano però nessun colpo di scena, si registra l'identica tariffa di Fontana di Trevi e paghiamo la nostra bottiglietta d'acqua due euro. Cinque locali e tre prezzi diversi quindi, nonostante la relativa vicinanza dei luoghi. Al termine del tour in incognito scopriamo così con sorpresa dei prezzi mediamente “onesti”, con tanto di regolari scontrini. Smentendo di fatto le parole di Carlo Rienzi, presidente Codacons, che solo qualche giorno fa aveva lanciato l'allarme “nasoni”, dichiarando: “Le conseguenze per gli utenti saranno solo negative. La chiusura delle fontanelle costringerà turisti e cittadini ad acquistare l’acqua nei bar e negli esercizi commerciali, con danni economici evidenti e sicure speculazioni”.
Una piacevole eccezione in una città dove truffe e raggiri sono all'ordine del giorno, complice anche la delicata situazione relativa all'acqua. Perché se da un lato ogni giorno Acea chiude 30 nasoni, dall'altro è ancora valido il divieto, firmato dal sindaco Raggi, di bagnarsi nelle fontane storiche. Una situazione apparentemente inconciliabile per cittadini e turisti, stretti nella morsa de caldo e letteralmente spinti tra le braccia di potenziali rivenditori d'acqua senza scrupoli. Ma da capitale dei malfattori Roma si riscopre città onesta, allergica agli imbroglioni. Nonostante i mille ostacoli di un'estate infuocata i romani ribadiscono infatti la propria onestà, affermando con forza il proprio “no” al business delle bottigliette d'acqua.