Roma
Emergenza rifiuti, Ama nel caos: falso in bilancio, indagati Fortini e Giglio
In totale sono quattro gli indagati: al centro dell'inchiesta della Procura circa 250 milioni derivati dalla Tari utilizzati dall'azienda per pagare i creditori
Emergenza rifiuti Roma, nuova bufera sull'Ama: quattro ex dirigenti della municipalizzata tra cui Daniele Fortini, presidente Cda dal 2014 al 2016, e Antonella Giglio, amministratore unico dal novembre 2016 al maggio 2017, indagati dalla Procura.
Martedì infatti gli uomini della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Roma, hanno effettuato una serie di acquisizioni documentali presso la sede presso la sede Ama e negli uffici di due banche, la Popolare di Sondrio e la Bnl gruppo Bnp Paribas, nell'ambito di una indagine in cui si ipotizza il reato di falso in bilancio. Al centro dell'inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli c'è una somma di 250 milioni di euro che secondo gli inquirenti deriverebbero dall'acquisizione dell'imposta Tari: una tassa questa che la municipalizzata dei rifiuti riscuote per conto del Comune di Roma con l'obbligo di restituire la somma al Campidoglio.
L'ex presidente del Cda Fortini, uomo vicino al Pd rimasto in carica dal 2014 al 2016, è indagato dalla Procura per false comunicazioni sociali. In particolare - si legge nel decreto di sequestro firmato dai pm Luigia Spinelli e Claudia Terracina - Fortini, Rodolfo Murra e Carolina Cirillo, questi ultimi due in qualità di consiglieri dal 27 gennaio 2014 al 4 agosto 2016, sono accusati di aver messo nel bilancio relativo al 2015, "al fine di conseguire un ingiusto profitto", l'importo di 140,5 milioni di euro quale finanza propria della società, senza separare la quota della Tari che l'azienda riscuote per conto del Comune.
Per la parte restante della cifra contestata dalla Procura, è indagata la Giglio che in qualità di amministratore unico tra il 2016 e il 2017 con lo stesso sistema avrebbe messo a bilancio 118 milioni di euro. Tutte queste somme sarebbero poi state usate da Ama (indagata in persona del legale rappresentante Stefano Zaghis) quando verso la fine di gennaio 2019 la municipalizzata ha trattenuto oltre 250 milioni di euro usandoli per pagare i creditori e per rafforzare la propria posizione di liquidità. Un utilizzo illegittimo dunque di questa somma, per gli inquirenti, secondo i quali "la circostanza è certamente da approfondire - si legge ancora nel decreto di sequestro - poiché la Tari rappresenta una entrata tributaria spettante esclusivamente a Roma Capitale, è riscossa da Ama per conto dell'Ente, non fa parte del suo patrimonio e dunque dovrebbe essere indisponibile per la partecipata".
A guardare i bilanci di Ama tra il 2013 e il 2016 emerge un "quadro aziendale caratterizzato da una totale 'confusione' fra il patrimonio proprio e il patrimonio di pertinenza di Roma Capitale, gestito dalla società partecipata in virtù di accordi di affidamento del servizio di accertamento e riscossione dei tributi Tares prima e Tari poi", continua il decreto.