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Roma
Emergenza rifiuti ed ecomafie: Roma e Lazio a rischio. Rapporto impietoso

Roma e Lazio a rischio, caos rifiuti dietro l'angolo, pericolo di infiltrazioni criminali e inquinamento ambientale.

La relazione sulle ecomafie e sul ciclo di rifiuti di Roma e del Lazio della Commissione presieduta dall'onorevole Chiara Braga approvata, è impietosa nei confronti della capitale e della sua regione, così come nei confronti delle istituzioni pubbliche colpevoli e manchevoli di una carenza progettuale e della mancata realizzazione di impianti necessari per chiudere il ciclo dei rifiuti.
 
Il testo, di circa 450 pagine, sarà disponibile sul sito della Camera dei Deputati. La relazione, presentata dalle senatrici Laura Puppato e Paola Nugnes, è il frutto di un lavoro di inchiesta durato circa due anni, basato su decine di audizioni (le Procure del Lazio, la Direzione distrettuale antimafia, le prefetture di Roma, Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti, le forze di Polizia, la giunta regionale, l’Arpa Lazio, le amministrazioni di Roma capitale e dei principali comuni della regione, le associazioni e i comitati di cittadini, per citare i principali soggetti auditi), l’acquisizione e l’analisi di centinaia di documenti amministrativi e giudiziari e diversi sopralluoghi sugli impianti esistenti. La commissione ha inoltre ascoltato con i poteri dell’autorità giudiziaria alcuni testimoni di fatti illeciti, relativi a sversamenti di rifiuti industriali nel sud del Lazio.

In un comunicato si spiega: "Con questa ampia relazione la Commissione intende fornire al Parlamento un quadro obiettivo di una situazione complessa. L'attualità delle esigenze e dei rischi per la legalità e per l'ambiente impone ai soggetti pubblici una programmazione del ciclo dei rifiuti legittima, ambientalmente sostenibile e concretamente praticabile nell'immediato - è il commento della presidente della Commissione onorevole Chiara Braga - La situazione riguardante il ciclo dei rifiuti nella regione Lazio e a Roma si associa a vicende politico-amministrative e giudiziarie che hanno portato alla luce criticità derivanti da scelte compiute – o omesse - per diversi lustri.

Il tema centrale affrontato dalla relazione è la criticità del ciclo dei rifiuti di Roma, dove rimane tuttora dirimente la questione impiantistica, aggravata dall’assenza, in concreto, di alternative alla discarica di Malagrotta, che da quattro anni ha cessato di operare.
La storia recente di AMA e l’attuale destinazione itinerante dei rifiuti di Roma Capitale segnalano la mancata chiusura del ciclo dei rifiuti, che genera un saldo ambientale negativo e costituisce il presupposto per un rischio di condotte illecite. La situazione attuale è ancora di forte dipendenza dall’impiantistica extraregionale: a fronte di questi limiti strutturali l’intero territorio regionale e in particolare la città di Roma, risulta condizionato da eventi assolutamente prevedibili, che tuttavia diventerebbero subito ingovernabili. Sino ad oggi il sistema ha retto tra molte difficoltà, con l’aiuto indispensabile di impianti localizzati fuori Roma, con viaggi di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti verso il resto della regione Lazio, verso altre regioni e verso l’estero. Il ridimensionamento, per ragioni materiali o giuridiche, di uno di questi ausili produrrebbe, di riflesso, l’impossibilità della stessa regolare raccolta dei rifiuti a Roma. Né si può dimenticare che gli stessi TMB romani – impianti che a loro volta generano rifiuto - presentano cronici problemi di funzionalità, tali da determinare interventi di controllo da parte di più soggetti istituzionali e reazioni dei cittadini che vivono nelle zone di insediamento degli impianti.

L’eredità del contenzioso di AMA, frutto di una storica mancata definizione giuridica dei rapporti con i privati, collocata in fasi “emergenziali” e solo di recente superata da un contratto-ponte, rischia tuttora di comportare un elevato esborso di risorse economiche da parte di Roma Capitale ossia da parte di tutti i cittadini romani; il contratto-ponte, tuttavia, rappresenta un fattore di superamento di una storica situazione monopolistica con riflessi anche tariffari. L’incremento di efficienza e di presenza avanzata di AMA nel ciclo dei rifiuti può essere una garanzia di legalità, a condizione di una gestione trasparente ed efficiente della società pubblica.

In questa debolezza del ciclo dei rifiuti, ricostruita dalla Commissione, si inseriscono fenomeni illeciti diffusi: dal rovistaggio, ai roghi di rifiuti, alle filiere improprie dell’autodemolizione, all’abbandono di rifiuti di origine edilizia, al degrado ambientale che interessa i campi nomadi, sede di raccolta illecita, abbandono e incendi di rifiuti; fenomeni sui quali sono in corso iniziative investigative, ma che richiamano fortemente la responsabilità dei soggetti pubblici che hanno compiti di amministrazione attiva, di pianificazione e di controllo, non solo per quanto riguarda gli aspetti ambientali ma anche per il governo delle attività economiche e degli insediamenti antropici e per l’azione di contrasto al degrado urbano.

La questione di una corretta chiusura del ciclo dei rifiuti nella regione Lazio, con particolare riguardo all’impatto della produzione di rifiuti a Roma Capitale, rimane dunque centrale. La carenza progettuale e la mancata realizzazione di impianti sono la precondizione per vicende illecite in campo ambientale ma anche per condizionamenti impropri delle politiche pubbliche da parte di soggetti privati.

La commissione ha quindi analizzato – con acquisizioni documentali e audizioni – le inchieste giudiziarie che hanno riguardato, in diversa misura, gli illeciti ambientali o i reati contro la pubblica amministrazione collegati con il ciclo dei rifiuti. La vicenda di "Mondo di mezzo", al di là degli esiti processuali, segnala l'interesse di organizzazioni criminali per la gestione di alcuni segmenti del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Vi sono poi illeciti ambientali che trovano il loro centro nella gestione della discarica di Malagrotta e nella "galassia" di strutture e interessi che da quella realtà si diramano. Su questo punto la commissione ha analizzato in profondità le strutture societarie riconducibili alla famiglia di Manlio Cerroni, evidenziandone l’ampiezza e la pervasività. La situazione ambientale prodotta dalla passata gestione nella discarica romana costituisce un problema tuttora aperto, come attestato dalle risultanze giudiziarie che rivelano un inquinamento persistente: problema che deve trovare esito nei procedimenti amministrativi pertinenti, ma anche nella valutazione dell’intero sito della Valle Galeria come area di particolare sensibilità ambientale, a causa della presenza di una pluralità di impianti ad elevato impatto antropico. Altri significativi fenomeni illeciti diffusi e situazioni critiche riguardano poi il Lazio, con attenzione alle presenze criminali nella parte meridionale della regione, territorio particolarmente sensibile. Su questo versante la commissione ha esercitato il potere di indagine soprattutto sul caso della discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina, approfondendo la storia degli sversamenti illeciti di rifiuti di origine industriale. Vicende che trovano all’interno della relazione sul Lazio una importante ricostruzione, resa possibile dall’acquisizione di numerosi atti giudiziari e dalle testimonianze raccolte dalla Commissione. L’esame di illeciti nel Basso Lazio da parte della Commissione lega situazioni “storiche” di presenza della criminalità ambientale all’attualità di una situazione nella quale potrebbe esserci l’offerta, da parte di realtà criminali, di “servizi” ambientali illeciti, operativamente contigui ai settori dell’edilizia o del movimento terra. Un contesto in cui il rischio di infiltrazioni di realtà criminali attente alle opportunità offerte dal ciclo dei rifiuti, impone la massima attenzione di tutti i soggetti pubblici".

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