"Errore di notifica: lei è senza avvocato".Travolto al Muro Torto, la malagiustizia
Rischio archiviazione per la morte di Patrignani
di Carlo Patrignani
"Purtroppo non risulta agli atti che tu hai nominato un avvocato difensore: è per questo che, pur essendo stata fissata l'udienza il 20 aprile, il tuo legale non ha ricevuto alcuna 'notifica'".
Trasecolo, incredulo e sbigottito, ascoltando il caro amico che mi sollecita a provvedere tempestivamente, altrimenti l'udienza del 20 aprile davanti al Gip Elisabetta Pierazzi ha già l'esito segnato: l'archiviazione definitiva, come il 30.6.2015 ha chiesto il Pm Roberto Felici, del procedimento penale n.17286/15 nei confronti del conducente del furgone della Hertz, Stefano Moro, per non aver alcuna responsabilità in merito all'incidente costato la vita al giovane 35enne medico, Riccardo Patrignani.
Nello sconcerto comunque la fortuna della provvidenziale soffiata di martedì scorso che mercoledì permette di ristabilire la verità al sesto piano di uno dei tanti affollati stabili della Città Giudiziaria.
Intanto però gli interrogativi ai affollano e si sommano uno dietro l'altro. Ma come è possibile una simile panzana venuta a galla grazie all'interesse dell'amico? Ma se sin dalla mattina del giorno dopo il tragico incidente stadale avvenuto sul Muro Torto a Roma il 7 aprile 2015, il Pubblico Ministero procedente, Roberto Felici aveva sul tavolo il mandato conferito all'avvocato Pino Ioppolo? Il quale non solo aveva seguito passo passo ogni evoluzione delle indagini, a volte a senso unico a volte approssimative, ma aveva soggiornato nell'ufficio del Pm, sollecitando più e più volte la prova cinematica mai presa in considerazione, e a conclusione delle lacunose indagini aveva proposto e
presentato, il 10 luglio 2015, unitamente alla parte lesa, "formale opposizione" avverso la richiesta del 30 giugno 2015 con cui lo stesso Pm Felici aveva chiesto al Gip disporsi l'archiviazione del procedimento penale per omicidio colposo nei confronti del conducente del furgone della Hertz, Stefano Moro?
Mercoledì mattina dunque all'ottavo nell'ufficio del Gip Pierazzi si celebra la vera verità: nel voluminoso fascicolo che raccoglie le risultanze delle indagini svolte dai vigili del II Comando e fatte proprie dal Pm, ci sono il mandato conferito, le richieste su carta intestata 'Studio legale prof. Giuseppe Gianzi' inoltrate dall'avv. Ioppolo e spunta anche la "formale opposizione" firmata dalla parte lesa e dall'avv. Ioppolo.
Rosso in volto, balbetta frasi di scuse un po' sconnesse il biondo funzionario, mentre un secondo assiste silenzioso e dall'aspetto un po' fantozziano, quando obtorto collo deve prender atto che la versione "non è stato nominato l'avvocato difensore" è del tutto falsa. L'arroganza iniziale con cui si presenta 'ah, voi siete stati già annunciati' piano piano evapora e lascia il posto a una spinta e forzata gentilezza. Le parole di scusa servono a poco o nulla! Non è stata nè una svista nè una disattenzione: la parte lesa non ha voce in capitolo all'udienza e senza un suo avvocato difensore tutto e per
sempre sarebbe stato archiviato.
Che dire? Forse è per quella carta intestata 'Studo Legale prof. Giuseppe Gianzi', noto e apprezzatissimo penalista per essere stato il più stretto collaboratore dell'insigne giurista e partigiano Giuliano Vassalli? Chissà. E non per dietrologia ma come non vedere in questa incresciosa vergognosa vicenda la presenza di una abile 'manina' interessata all'archiviazione del procedimento penale a carico del 40enne milanese, il Moro, alla guida di un furgone della Hertz noleggiato da altra persona di Aprilia per consegnare divani e mobili a Roma?
Questa è purtroppo l'amara, indigesta gestione della Giustizia, debole con i forti e forte con i deboli. In barba a quanti 70 anni fa si sono battuti, sconfitto il fascismo, per la Repubblica e poi per la Costituzione sempre meno "la più bella del mondo"! Tanto che i suoi servitori magari sono portati a dar 'credito' a testimoni dalla scarsa affidabilità, che probabilmente non dormivano la notte per affrettarsi sei giorni dopo l'incidente a render al comando dei vigili contorte e assai improbabili versioni dell'incidente, come la sbandata improvvisa del Kymco guidato dal giovane medico e finito addosso al furgone che lo precedeva: insomma una sorta di suicidio.