Roma
Esposito ordina all'Atac: "Licenziare". "Via politica, dirigenti e sindacati"
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di Fabio Carosi
Iperattivo, incontenibile, indomabile e, soprattutto, animato da un desiderio quasi folle di consegnare alla città la testa di un tranviere, sia esso un giocave di belle speranze che un dirigente a fine corsa. La parola d'ordine del nuovo assessore alla Mobilità, sistemi di trasporto e traffico, Stefano Esposito è: "Licenziare".
Ci ha provato prima con le minacce al conducente che ha osato sfidare l'Atac col video denuncia su Fb, ci ha riprovato minacciando di dar seguito a una segnalazione di cittadini sulla "mala education" di un autista, anche questa volta senza riuscirci e, ora punta in alto: ha dato mezz'ora di tempo all'Ad di Atac Danilo Broggi per scrivere la lettera di dimissioni, poi non pago per la sete di "sangue tranviere", ha alzato il telefono e ha chiamato il direttore generale Francesco Micheli: "Devi licenziare Enrico Sciarra, i turni dei macchinisti sono sbagliati". Ora Enrico Sciarra è un vecchio appassionato di trasporti, ex ferroviere delle Fs, persino un po' spigoloso e antipatico, e gli aggettivi potrebbero pure continuare per mezza pagina, ma una cosa è certa: dopo anni passati a giocare con treni, tram e metropolitane, è più facile che sbagli l'indirizzo di casa sua che i turni dei macchinisti delle metropolitane di Roma. Anche perché la serie di folli accordi sindacali che si sono susseguiti nel tempo ha trasformato l'orario di lavoro in un caos tale, che gli algoritmi di Google e di Facebok farebbero fatica ad orientarsi. Sciarra lo ha capito e si è fatto costruire un software degno della Silicon valley.
Tornando alla telefonata surreale, il direttore generale Micheli, noto in azienda per il suo piglio decisionista da organizzazione privata (e efficiente) l'ha però deluso e ora teme per la sua di poltrona visto che non ha opposto un gran rifiuto, ma si narra negli uffici di via Prenestina che abbia premuto il bottone rosso del cellulare e si sia ripiegato sulle carte come se nulla fosse. Così "licenziator" è rimasto a bocca asciutta e si è consolato con un sopralluogo alla Romanina per vedere di persona se il clan dei Casamonica ha la sbarra d'ingresso alzata o abbassata.
Ormai la letteratura che accompagna le scorribande trasportistiche del nuovo assessore si arricchisce quotidianamente di aneddoti. Avulso alle gerarchie, il torinese convinto di essere un specie di commissario esterno dell'Atac e con la fissazione di cambiare le regole del gioco in un batter d'occhio, è certo di poter smontare e rimontare a piacimento come se Atac fosse di proprietà del suo assessorato. Chiede la testa dell'Ad e poi va a cena con il capo dell'Audit per farsi spiegare cosa non funziona; cerca di risolvere il contenzioso storico con il privato della Roma Tpl e convoca una riunione con i vertici di Atac, i responsabili del Dipartimento comunale e il direttore generale di Roma Tpl, Marco Cialone, e poi invita tutti a un "confronto all'americana" per risolvere il problema, ignorando che un esercito di legali è al lavoro da anni per sborgliare una matassa frutto di una follia. Risolverla con una riunione da film americano è degna di licenziator.
Nella commissione Mobilità di giovedì 17 settembre ha mostrato di aver finalmente capito tutto e così ha tuonato severo: "L'Atac è iperpoliticizzata e deve essere bonificata dalla politica e dal ruolo dirigenziale del sindacato", dimenticando lo sciopero bianco dei macchinisti e la forza contrattuale del vecchio adagio in voga soprattutto nel Pd: "Se proprio va male i tranvieri romani eleggono due consiglieri comunali, un deputato e un senatore".
Questo lo ha capito, così come ha capito che le proposte del consigliere Panecaldo di trasformare dirigenti e quadri in controllori è una bizzaria, mentre è una follia far salire i passeggeri sui bus dalla porta anteriore nei principali capolinea. E per far contenti gli esperti trasportisti del Pd, il dg Micheli gli ha servito su un piatto d'argento 200 tra quadri e dirigenti che nel periodo del Giubileo scenderanno in strada ad affiancare i controllori, precisando che si farà "dopo opportuni passaggi sindacali e normativi": Come dire: la politica può continuare a dire stupidaggini sull'Atac ma poi le decisioni bisogna saperle realizzare, perché tra il dire e il fare c'è di mezzo una storia quarantennale di cancrene".
Ora non resta che attendere la prossima uscita di Stefano Esposito per arricchire la letteratura. E si aspetta anche un'idea efficace per i suoi settori: trasporti, traffico e mobilità.