Estate tropicale, il rischio medusa è dietro l'onda. I consigli dell'esperto
“Rimedi della nonna inutili e dannosi”, i consigli dell'esperto
Temperature tropicali, mari “bollenti” e il rischio meduse è dietro l'onda.
La temperatura molto alta favorisce la comparsa delle meduse che negli ultimi anni si sarebbero decuplicate, secondo gli ultimi studi. Per evitare che la vacanza sia rovinata in pochi istanti, ecco i consigli dell'esperto.
Dobbiamo sapere che le meduse si spostano verticalmente, quindi possono stare in superficie e possono scendere sul fondo. Sono animali che si muovono, e spesso vanno dove le portano le correnti. Non ci sono regole predefinite e si trovano ovunque.
Se ci sono meduse urticanti in mare è meglio non fare il bagno, a meno che non ce ne siano veramente pochissime. Le meduse che pungono hanno solitamente tentacoli molto lunghi: Pelagia arriva a 10 metri mentre Physalia (chiamata anche Caravella Portoghese) raggiunge anche i 20 metri. Quindi anche se la medusa sembra lontana non è detto che i suoi tentacoli non siano vicini.
Alcune meduse possono causare shock anafilattico. Inoltre, il forte dolore che provoca la puntura può essere fatale in individui con problemi di cuore. Bisogna quindi andare al pronto soccorso in caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento; nei nostri mari tali meduse non esistono mentre in Australia sono molto frequenti e pericolose.
Sarebbe comunque meglio non toccare neanche le meduse non urticanti che sono quelle che popolano il Mar Mediterraneo perché anche se il loro veleno, per noi, è quasi innocuo, rimane il fatto che i tentacoli delle meduse innocue hanno i cnidocisti (i piccoli organelli cellulari che contengono il veleno) che possono restare sul palmo della mano e, se non le laviamo e poi ci tocchiamo gli occhi (o altre parti delicate), possiamo trasferire il veleno e provocare un'infiammazione.
Quando si viene a contatto con la medusa si verifica una reazione infiammatoria locale che dà bruciore e dolore, la pelle si arrossa e compaiono piccole rilevatezze dette pomfi, ma dopo circa 20 minuti la sensazione di bruciore si esaurisce e resta la sensazione di prurito. Il grado di dolore-bruciore varia a seconda delle aree colpite e diventa insopportabile in caso sia colpita più del 50% della superficie corporea.
Cosa fare in caso di puntura
Dopo essere punti dalla medusa la prima cosa da fare è lavarsi con acqua di mare e non con acqua dolce perché questa favorirebbe la scarica del veleno delle cnidocisti. L’acqua di mare, invece, è fondamentale per pulire la pelle da parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e per diluire la tossina non ancora penetrata.
I rimedi fai da te quali applicare sulla parte una pietra (o acqua) calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca aceto o alcool, non solo sono inutili, ma possono anche peggiorare la situazione, perché per annullare le tossine bisognerebbe raggiungere 40-50 gradi. Nemmeno l’ammoniaca riesce a disattivare la tossina delle meduse.
Per avere un’immediata azione antiprurito e per bloccare la diffusione delle tossine è bene non grattarsi e applicare un gel astringente al cloruro d’alluminio.
Gli spray lenitivi a base di acqua di mare e sostanze astringenti naturali funzionano altrettanto bene; creme al cortisone o contenenti antistaminico, invece, sono inutili perché entrano in azione solo dopo 30 minuti dall’applicazione e cioè quando il massimo della reazione è scomparsa.
Non bisogna esporre la parte al sole, ma tenerla coperta finché non è finita l’infiammazione che può durare anche una settimana.
dottor Giuseppe Grasso
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