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Roma
Europee, il caos ai seggi di Roma vale 40 milioni. Ecco cosa è accaduto

Sembra un guasto momentaneo: impossibile accedere al server del del Dipartimento Trasformazione Digitale per caricare i risultato di ciascuna sezione elettorale. Quel guasto è diventato un tsunami che ha trascinato Roma nel ridicolo: l'intero apparato elettorale italiano si è bloccato. E pensare che l'appalto a Roma per le gestione dei sistemi informatici del Comune costa ogni anno 40 milioni di euro.

La brutta figura elettorale che ha trascinato Roma nel ridicolo non è ancora finita. L'avviso di “spoglio finito” è arrivato sì dopo più 12 ore dalla chiusura dei seggi ma è stato confermato che 78 sezioni di Roma hanno i verbali a zero voti. Questo significa che la macchina amministrativa dovrà affidarsi alla Corte d'Appello per la conta dei voti, misura che di solito viene usata per le schede contestate o i ricorsi. Un flop. Anzi, un megaflop clamoroso.

Il "caos digitale" ci costa 40 milioni di euro l'anno

E in questo scenario, il Comune di Roma ha omesso di svelare il prezzo che paga per l'appalto dei Servizi Digitali: 40 milioni di euro l'anno, gestiti direttamente dal Dipartimento Trasformazione Digitale che opera sotto il diretto controllo del Direttore Generale del Comune ed è affidato ad Enrico Colaiacono, sino al 2021 direttore dei servizi digitali del Poligrafico dello Stato. Una delega tecnica assunta dal Dg, Paolo Ajelli, che lavora si indicazione diretta del sindaco Roberto Gualtieri.

Guarda qui il video delle schede elettorali bloccate a Roma

Il software che manda in crisi i server "leggeri"

Ma cosa non ha funzionato nella folle notte delle “elezioni europee alla romana”? Tutto gira intorno a un software che si chiama Sipo ed è un gigante che per girare ha bisogno di serve ultrapotenti. Se il “signor Sipo” non trova un'infrastruttura tecnologi in grado di rispondere alle sue esigenze, va in crash e si inchioda. Lo sapevano tutti, poiché il Sipo è in uso ai Sistemi Anagrafici del Comune e da mesi sta rallentando le Carte d'identità. Tutti sapevano e tutti hanno taciuto, anche dei 5 esperti “software” riuniti in una stanza per ore al capezzale del programma moribondo. Cinque esperti , a fronte di un appalto milionario.

In croce è finito solo l'assessore Andrea Catarci

Ma “in croce” c'è finito solo l'assessore Andrea Catarci che già dalla notte più buia delle “elezioni alla romana” ha prestato la sua faccia per coprire le inefficienze del sistema. Al trasportare i plichi dai seggi al Seggio Centrale ci hanno pensato i taxi. Neanche l'Intelligenza Artificiale predittiva avrebbe potuto considerare uno scenario digitale apocalittico. Altro che bug invocato dal sindaco: l'intera infrastruttura tecnologica del Comune si è fermata.

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