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Roma
Europee, la Lega nel Lazio ora rischia un assessore. Rocca, rimpasto vicino

Europee, quali gli effetti sul Lazio e quali gli effetti su Roma? Era il 2019 e la Lega nel Lazio era a quota 32%. Il 10 giugno del 2024, il Lazio che guarda all'Europa è un'altra regione: in testa c'è Fratelli d'Italia che ha un punto in meno delle Regionali del febbraio 2023 e poi il Pd come secondo partito al 21,58% con un punto e virgola di perdita.

Al di là della freddezza numerica, in Regione Lazio, si apre giocoforza una fase nuova perché sarà difficile per la Lega mantenere due assessori di fronte al 7,2% nel quale è precipitata, mentre Forza Italia ha perso lo 0,4% e da tempo chiede di essere rappresentata come giustamente è “secondo partito di coalizione”.

La Lega in Regione Lazio è il terzo partito

Giocoforza il presidente Francesco Rocca dovrà mettere mano alla Giunta, con la palla dell'Urbanistica che viene chiesta dagli Azzurri. A perdere il seggio non dovrebbe essere però l'attuale delegato leghista Pasquale Ciacciarelli perché i “leghisti romani” potrebbero sacrificare al suo posto Simona Baldassarre. Pare che l'ultima parola spetti al gran commis laziale Claudio Durigon.

Il sindaco Gualtieri e la "minoranza delle urne" europee

E poi c'è Roma. Anzi, il Comune di Roma. Rispetto alle Europee del 2019, Qui il Pd non è più il primo partito ma scende ovviamente al secondo posto. E si apre anche per il sindaco Gualtieri una fase delicata perché l'opposizione esce “più forte” con il 29% di FdI e il 10% del Movimento Cinque Stelle. Non che il Consiglio possa temere qualcosa, se non la necessità di aprire a quella maggioranza dei cittadini che in città non hanno premiato il blocco di centrosinistra. A meno che la Giunta Gualtieri non decida di rischiare e di governare per una minoranza che non è più solo quella delle Regionali e delle Comunali.

Nicola Zingaretti prende più preferenzie della Schlein. Effetto cacicchi?

Sul fronte delle preferenze, il sorpasso di Zingaretti su Elly Schlein (dato provvisorio a metà delle sezioni) aprono un “caso romano”. Perché è noto che tra la segreteria del Pd e il Campidoglio non corre buona sangue. Quando la segretaria parla di Cacicchi lo sguardo si volge a Roma e a quel gruppo dirigente da sempre appassionato dei gestione dei voti e del relativo potere. E' evidente che questa tornata elettorale cambierà qualcosa nella relazione tumultuosa tra il Pd romano e il Pd-Schlein.







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