Roma

Expo 2030 a Tor Vergata: Raggi ko, Caltagirone torna il padrone di Roma

La vecchia convenzione del 1987 dà alla Vianini l'incarico automatico delle opere nella cittadella di Tor Vergata. Qui sarà Expo Roma 2030

di Fabio Carosi

Expo 2030: per Roma sarà l'occasione di prendere il volo sospinta dalle vele di Calatrava e tornare ad essere grande. A che prezzo? Quello del potere che dal lontanissimo 1987 regola i rapporti tra l'Università di Roma e l'erede Università di Tor Vergata e l'associazione temporanea di imprese capitana dalla Vianini del cavalier Francesco Gaetano Caltagirone. E prima ancora della eventuale vittoria di Roma c'è già chi ha vinto, ed è proprio lui.

Expo 2030 o no, il 79enne imprenditore romano a capo di uno dei più gruppo industriali privati d'Italia, dopo 5 anni di Giunta Raggi si è preso la sua rivincita. I grandi eventi, cioè le grandi opere della città, se si faranno avranno il suo imprinting. Sarà così nella città nella città di Tor Vergata che nel Duemila ha ospitato la Giornata Mondiale della Gioventù e nel 2030 sarà il teatro dell'Esposizione di Roma. Ovvio, se Roma vincerà la concorrenza internazionale a ottobre 2023, quando il Bureau sceglierà Paese e città giusta per l'Esposizione.

La profezia di Berdini: "Lo stadio della Roma? Facciamolo a Tor Vergata"

Il buon Paolo Berdini, assessore della prima ora nelle svariate Giunte Raggi, aveva provato ad avvertire il primo sindaco donna di Roma sull'opportunità strategica di collocare il Nuovo Stadio della Roma a Tor Vergata, ma la Raggi aveva preferito concentrarsi sull'ipotesi assurda di Tor di Valle, un po' perché voleva dimostrare autonomia, molto per fare un dispetto ai “poteri forti”. E Caltagirone silente come sempre si è affacciato alla finestra del palazzetto di via Aldovrandi, ad attendere che prima crollasse il progetto del “palazzinaro” Parnasi e poi sindaco e Giunta.

La Vela di Calatrava simbolo della città incompiuta

Ora che Roma è tornata alla “normalità”, arriva l'ipotesi Expo e, casualmente, viene formalizzata nel viaggio-tour di Dubai che l'unica zona di Roma idonea è quella di Tor Vergata. Sempre lì, a cavallo tra la Casilina e la Roma-Napoli, accanto alla Metro C realizzata con la cucchiara di Caltagirone che aveva già restaurato più volte la ferrovia ridicola Roma-Pantano e che con una lungimiranza degna di un profeta aveva capito che la vecchia convenzione con l'Università firmata nel secolo scorso gli avrebbe garantito per sempre la possibilità di cantierare la spianata dominata per anni dalla vela di Calatrava, simbolo della città incompiuta e del falò di denaro pubblico. Nata in epoca veltroniana, per i 5 Stelle la Vela era il simbolo da distruggere, tanto che l'assessore dell'epoca, Daniele Frongia, fece pure il calcolo di quanto denaro occorreva per demolirla, stimando in oltre 10 milioni di euro la spesa per eliminare lo scheletro dell'opera iniziata nel 2007 e mai completata al “prezzo d”660 milioni di euro”.

A Roma il vento è cambiato: buon compleanno

Ora che il vento è cambiato ed è quello della restaurazione, Tor Vergata torna in auge: Metro C e Metro A si uniranno dando vita ad un garbuglio di metropolitane, la Vela riprenderà il suo vento e se Roma si prenderà giustamente il suo Expo nel 2030 l'Università di Tor Vergata avrà completato il rifacimento urbanistico di un quadrante della città. Nota di colore: mercoledì 2 marzo il cavalier Caltagirone ha compiuto 79 anni, giovedì 3 il sindaco Gualtieri ha formalizzato la rinascita di Tor Vergata ma già si sapeva dal giorno prima.