Roma

Farlo in acqua è meglio. Timori e leggende sul parto

Sono sempre più le donne che scelgono di partorire di in acqua, un modo di affrontare la nascita del piccolo che si è dimostrato particolarmente utile sia per la gestante che per il bambino. Come funziona? Possono sceglierlo quasi tutte le donne, a patto che non si tratti di una gravidanza non a rischio. Lo riferisce il portale prevenzione-salute.it in un dettagliato articolo.

Nel parto in acqua, esattamente come in quello tradizionale, con la donna ci sono sempre sia il ginecologo che l’ostetrica. La partoriente viene fatta entrare in acqua quando la dilatazione della cervice è all’incirca a 5 centimetri.  Diverse sono le posizioni che si possono assumere per favorire l’uscita del bambino; alcune donne si sentono a proprio agio accovacciate, altre preferiscono stare carponi, altre ancora stese sulla schiena. Va detto che può succedere, se il travaglio è troppo lento, che il ginecologo chieda alla partoriente di uscire dall’acqua, per poi rientrare al momento giusto.

Un timore ingiustificato
Alcune donne non valutano neanche questo tipo di parto per il timore, del tutto ingiustificato, che possa nuocere al nascituro. L’idea che non possa respirare subito dopo l’espulsione, per quanto assurda, è una nemica di questa tecnica che anzi è estremamente naturale. Diciamo anche che il piccolo, sino a quando, non esce dall’ambiente nel quale si è formato è stato per nove mesi, non ha il riflesso della respirazione, quindi non c’è alcun pericolo.

I benefici
Per quel che riguarda la mamma, i benefici di questo ti podi parto sono molti: minor dolore (l’acqua ha un effetto miorilassante e antidolorifico), tempi più brevi, minore possibilità di dover ricorrere al taglio che previene le lacerazioni vaginali o perianali.

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