Roma

Fase 2, elezioni Roma 2021: Raggi verso il bis, Angelilli la sorpresa di FdI

I 5 Stelle puntano quasi all'unanimità sul sindaco uscente, il Pd compresso tra Calenda e l'ala civica, e nel centrodestra spunta una outsider: lo scenario

Elezioni Roma 2021, parte la fase 2 per il Campidoglio: Raggi Bis per il 5 Stelle quasi all'unanimità, Pd compresso dall'ipotesi Carlo Calenda e le spinte civiche di Smeriglio-Ciaccheri e silenzio ancora da destra. Ma tra le voci che vorrebbero Giorgia Meloni in Campidoglio e uno slot per Fabio Rampelli, spunta l'outsider che non t'aspetti: Roberta Angelilli.

 

Fatte salve le indecisioni del Pd, che potrebbe anche ricorrere alle Primarie, per la conquista di Roma si prepara una battaglia al femminile. Uno scontro diretto tra donne con storie politiche e professionali diverse; esperienze ortogonali e, soprattutto, caratteri diversi.

Perché Roberta Angelilli è la carta che il centrodestra non vuole scoprire

Classe 1965, una gioventù passata a masticare pane e politica, laureata in Scienze Politica e plurimaster in tutto ciò che può servire per amministrare, la Angelilli è stata per 10 anni consecutivi (1994-2004) parlamentare Europeo, sino a diventare da 2009 al 2014 vicepresidente del Parlamento di Strasburgo, dopodiché è rientrata a Roma in pianta stabile per tornare a lavorare come professionista in Federterziario e in Mt Enerfy una società che si occupa di ingegnerizzare i consumi di energia di industria, terziari e Pa.

Rispetto a chi l'ha conosciuta in gioventù, la Angelilli di oggi si è lasciata indietro la vena barricadera ed ha conosciuto la temperanza politica. Se le manca qualcosa è la battuta pronta, a fronte di una prudenza e tirchieria dialettica che le fanno misurare ogni parola, per evitare che un lemma vada sprecato. La sua candidatura non è ufficiale ma potrebbe diventarla prima di Natale, quando gli alleati Lega e Forza Italia avranno sparato ipotesi senza concludere un accordo su un nome che possa dare veramente battaglia col marchio di Fratelli d'Italia. E qui il problema interno è evidente, ma sol di forma perché se Fabio Rampelli è il nome che è più risuonato negli ultimi mesi, la ricandidatura della Raggi potrebbe cambiare le carte in tavola e anche i temi della campagna elettorale romana. Soprattutto al secondo turno, perché lo scontro tra due donne avrebbe immediatamente un effetto catalizzatore dell'attenzione. Di più perché i moderati-cattolici, che ormai vivono sott'acqua e votano in ordine sparso, vedrebbero meglio un'europeista convinta. La Angelilli in un ipotetico secondo turno contro la Raggi potrebbe giocarsela ad armi pari, mettendo il Pd all'angolo: o fa convergere i voti su Virginia, oppure cede Roma al centrodestra.

Virginia Raggi ricandidata a ostacoli

Avvocato, consigliere comunale, 42 anni il prossimo 18 luglio, Virginia Raggi deve ancora decidere la motivazione per accompagnare l'iscrizione nel libro dei sindaci romani, accanto a Cola Di Rienzo, Nathan, Rutelli e Alemanno. Il suo inizio è stato disastroso a partire dal No alle Olimpiadi, per finire con le inchieste che l'hanno trascinata in Tribunale per rispondere di atti del suo entourage. Piano piano ha imparato la differenza tra amministrare e chiacchierare e può dire di aver raggiunto diversi risultati per la città, anche se le incompiute come la gestione dei rifiuti, il caos delle Municipalizzate e la vicenda surreale dello Stadio, pesano come un macigno sulla sua pagella. Un po' come Casalino per Conte, la scelta di comunicare più da mamma-maestrina che da sindaco della Capitale le impedisce di convincere i non adepti alle diverse sette a 5 Stelle che popolano i social e che difficilmente potranno decidere di nuovo le sorti del Campidoglio.

Attenzione, però: la sua candidatura rilanciata da Crimi che è reggente e non “padrone” del Movimento è già una corsa a ostacoli. Prima ancora di Crimi aveva parlato la papessa Roberta Lombardi ricordando a gran voce la regola dei due mandati, poi ha di nuovo tuonato contro la deroga chiedendo un accordo col Pd. L'occasione è stata propizia per far riemergere una vecchia ruggine del Movimento con il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, che ancora non ha digerito la sua sconfitta su Rousseau e ha preparato la pariglia: “Il candidato lo sceglie la rete”. Arsenico e vecchi merletti di matrice Prima Repubblica si sono presi ormai l'anima del Movimento.

Il Pd non sa che pesci prendere

Stavolta Nicola Zingaretti e il puparo Goffredo Bettini dovranno sudare sette camicie per trovare la quadra. Accade quasi sempre ed è uno dei motivi per cui c'è l'ossessione delle Primarie, un paravento di democrazia dietro il quale si nasconde l'incapacità di costruire alleanze e mettere intorno al tavolo i cavalieri.

Ad oggi, vestono la tuta da Fantino, Roberto Morassut, Sabrina Alfonsi e con colori diversi l'acclamatissimo Carlo Calenda che non perde mai l'occasione per sfilarsi la tutina del Palio di Roma. Bettini pare che faccia il tifo calmo per Morassut mentre Zingaretti la testa su Roma non ce l'ha ancora messa perché significherebbe negoziare con gli Smeriglio's Boys che premono per avere Amedeo Ciaccheri come candidato e che, in caso di accordo, potrebbero anche firmare per un vicesindaco con deleghe pesanti. Ma il pesce che potrebbe sfuggire dalla rete del “Modello Roma” è l'accordo col Movimento 5 Stelle. Se a livello nazionale il Paese lo ha digerito, la base romana non lo vede certo di buon occhio. E l'occhio a Roma è di per sé il padre dei vizi.