Fegato grasso: i bambini nati sottopeso sono 4 volte più a rischio degli altri
La ricerca aiuterà a prevenire i tumori
I bambini che nascono sottopeso sono più inclini degli altri a sviluppare un fegato grasso. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Torino.
La ricerca, coordinata dal professor Valerio Nobili, responsabile di Malattie Epatometaboliche del Bambino Gesù, è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica American Journal of Gastroenterology.
La scoperta della correlazione tra steatosi epatica, ossia un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule del fegato, e il peso dei neonati alla nascita permetterà di prevenire fibrosi epatiche e tumori al fegato. Un fegato grasso, infatti, è asintomatico e la diagnosi spesso arriva solo dopo esami di laboratorio. Se non adeguatamente trattato, tende ad evolvere nel tempo verso l’infiammazione cronica e a degenerare nella fibrosi epatica e nell’epatocarcinoma.
Da oggi, i bambini con un basso peso alla nascita devono essere considerati una popolazione con un rischio maggiore di sviluppare steatoepatite e devono quindi essere sottoposti ad un attento monitoraggio nel tempo per evitare l’insorgenza della malattia o per intercettarla precocemente in modo tale da contrastarne efficacemente l’evoluzione naturale.
La steatosi epatica o fegato grasso è la malattia al fegato più diffusa nel mondo occidentale. Colpisce infatti tra il 5-15% della popolazione pediatrica generale. Queste stime aumentano se si considera i bambini obesi, che presentano fegato grasso nel 30-40% dei casi.
Secondo le stime ISTAT, nel 2016 sono venuti alla luce circa 474 mila bambini. Di questi, circa il 10% è nato piccolo per età gestazionale. Per loro il rischio di sviluppare un fegato grasso è quattro volte più alta rispetto agli altri neonati.