Roma
Feti sepolti, niente nomi delle madri sulle croci: il Comune cambia le norme
La Giunta Raggi protocolla una delibera a tutela della privacy delle donne che abortiscono: sulle croci nei cimiteri solo una targhetta con un numero
Feti sepolti: dopo il caso scoppiato nel cimitero Flaminio quando alcune madri che avevano abortito hanno trovato il loro nome scritto sulle sepolture a Prima Porta, il Comune di Roma cambia le norme per garantire la privacy delle donne che abortiscono.
Lo prevede una delibera del Campidoglio protocollata dalla Giunta Raggi. La delibera, riferisce la presidente della commissione pari opportunità Gemma Guerini, prevede che sulle sepolture sia apposta una targhetta con un semplice numero, collegato a un registro cimiteriale che rimanda ai dati della donna. Niente più nomi delle madri quindi, ma solo delle cifre numeriche.
La delibera stabilisce poi l’istituzione di un’apposita sezione del registro cimiteriale contenente i dati relativi ai permessi di trasporto e seppellimento rilasciati dall’unità sanitaria locale, nel quale sono riportati i dati relativi alla genitrice collegati a un codice alfanumerico. Tali dati saranno in ogni caso secretati dal momento che, anche quando la domanda di inumazione non sarà presentata dai parenti e non verranno indicate le modalità con cui procedere, si apporrà una targhetta di identificazione contenente soltanto il codice alfanumerico.
“La delibera va a colmare il vuoto normativo tra le discipline del ’79 e del ’90 – spiega Alessandro Aurigi, capostaff dell’assessore alle Politiche del verde di Roma Capitale Laura Fiorini –. L’obiettivo è quello di rimediare alla lacuna giuridica sui prodotti abortivi nell’ottica di tutelare il diritto alla privacy delle donne, andando a modificare l’articolo 4 del Regolamento di Polizia cimiteriale del Comune di Roma inserendo due passaggi per evitare il ripetersi di una situazione analoga a quanto accaduto. Se la richiesta sarà ben precisa si opererà in un certo modo, altrimenti verrà semplicemente associato un codice identificativo al prodotto abortivo che verrà inumato ma garantendo la privacy“.
L’intento, ha commentato ancora Aurigi, “è quello di colmare questa lacuna con un meccanismo che identifica i feti senza creare problematiche legate alla privacy. I pareri tecnici e contabili sono favorevoli, ma il percorso della delibera è ancora in itinere e l’assessore è disponibile a valutare possibili modifiche o integrazioni che deriveranno dal dibattito nelle commissioni e in Aula”.