Roma
Finto chirurgo opera a Roma 51 volte al posto del padre primario, denunciato
Il finto chirurgo, figlio di un noto primario morto, ha operato all'Ospedale San Filippo Neri senza avere neppure la specializzazione
Sfrutta il cognome del padre, un noto primario romano morto, per operare senza specializzazione all'Ospedale San Filippo Neri: denunciato finto chirurgo a Roma.
Nei guai Matteo Sampalmieri, medico senza specializzazione, che ha operato 51 pazienti all'Ospedale San Filippo Neri a Roma spacciandosi per il padre, il noto primario di urologia del nosocomio morto da tempo. Gli interventi sarebbero avvenuti fra il 2017 e il 2018 e sono stati denunciati dal personale sanitario presente in sala operatoria, accortosi della "truffa".
Operava senza avere la specializzazione
Il medico sfruttava il cognome del padre per mettere le firme sui vari documenti e così i pazienti credevano di essere operati dal noto primario e, invece, si ritrovavano sotto le mani di un semplice studente di medicina iscritto al quinto anno. Matteo Sampalmieri, al momento dei fatti, non aveva iniziato neppure la specializzazione e non poteva, quindi, effettuare interventi in sala operatoria.
Le indagini dei Nas
La denuncia è arrivata all'Asl Roma 1 in seguito a un'indagine condotta dai carabinieri dei NAS che, esaminando le cartelle cliniche. hanno trovato più e più volte testimonianza del fatto che ad operare era un giovane che come unico titolo per farlo aveva quello di essere figlio del primario.
L'ira del Movimento Cinque Stelle di Roma
Sul caso è intervenuta anche l'ex Sindaca Virginia Raggi, in una nota congiunta scritta insiema ai consiglieri del XIV Municipio Michele Menna e Sandro Chinni (M5S) e la capogruppo M5S del XV Municipio Irene Badaracco: "Esprimiamo forte sconcerto e preoccupazione per la storia del chirurgo che al San Filippo Neri ha operato ben 51 volte spacciandosi per il padre primario, ma senza avere neanche la specializzazione. Ora a processo perché accusato di falso, l'imputato, classe 1985, è il figlio dell'ex primario di urologia dell'ospedale San Filippo Neri, scomparso prematuramente. Proprio sfruttando la parentela diretta con l'importante genitore, nelle cartelle cliniche al San Filippo Neri il ragazzo avrebbe usato solo il suo cognome, ingenerando così confusione e facendo risultare che a occuparsi delle operazioni era il padre, ex primario e direttore della Uoc di urologia. Oltre agli esiti del processo penale in corso, chiediamo che anche la Regione Lazio faccia luce e chiarezza per capire se ci sono altri casi simili. Vorremmo capire come mai in due anni nessuno si era accorto che un falso chirurgo operava e quindi siamo molto preoccupati che questa ipotesi possa essersi replicata più volte. Appare infatti lampante che se oggi esce la notizia è perché si sono chiuse le indagini e c'è stato un rinvio a giudizio: tuttavia noi non possiamo sapere se vi siano altre indagini in corso su altre persone, ovverosia se questa prassi di far operare dei chirurghi non ancora laureati, quindi degli specializzandi, si sia estesa anche in altri settori all'interno dello stesso ospedale, oppure se è tuttora una prassi tollerata in altri ospedali della Capitale".
M5S: "Vogliamo risposte da Zingaretti"
Ci sarebbe poi da capire se anche gli altri specializzandi, che non hanno parenti 'di peso', vengano ammessi in sala operatoria, chiaramente sotto la supervisione e nei limiti consentiti, ovvero se a loro vengano riservati turni al pronto soccorso come più volte ci è stato segnalato. Attendiamo quindi dal presidente Zingaretti e dall'assessore alla Sanità D'Amato delle chiare risposte in merito".