Roma
Fiumicino, il Tevere diventa cimitero di barconi. Ma la Regione non ha fondi
Pescherecci, imbarcazioni a motore, barche a vela: il Tevere diventa una discarica a cielo aperto
di Diana Maltagliati
Cadaveri di barconi affondati nell'acqua in fila una dietro l'altra da anni, in attesa di essere rimossi. Il Tevere a Fiumicino è un cimitero di relitti, ma rimuoverli e smaltirli costa migliaia di euro.
La situazione è la stessa da anni: nascoste tra la vegetazione incolta e l'erba alta, le carcasse dei vecchi barconi da pesca spuntano come fantasmi, se si guarda verso il Tevere. I vecchi proprietari non hanno voluto investire soldi nel loro smaltimento e li hanno semplicemente ormeggiati con delle funi nei punti più isolati del fiume.
Già a maggio 2015 David Di Bianco, delegato del sindaco alla Cantieristica e allo Sviluppo nautico di Fiumicino, si è preoccupato di stilare una lista di quelle che all'epoca erano 20 barche abbandonate, fotografandole, misurandole ed elencando tipo di imbarcazione e materiale di costruzione. Una relazione che è finita nelle mani di Capitaneria di Porto, Regione Lazio e, ovviamente, Comune di Fiumicino. Dopo quasi 3 anni, però, la situazione è identica a prima e anzi è possibile che nuovi relitti si siano aggiunti al novero. Di Bianco ha scelto Affaritaliani per spiegare i rischi che la situazione comporta.
Stiamo parlando di relitti anche molto grossi, di addirittura 50 metri. Com'è possibile che sia così semplice abbandonarli? Chi ne è responsabile?
“Tra quelle barche ci sono molti pescherecci e il mio sospetto, che però va verificato, è che in seguito a finanziamenti per la riqualificazione della flotta ittica, qualcuno abbia intascato i soldi della demolizione senza poi realizzarla. Non si abbandona una paranza da 20 metri tanto facilmente, è uno strumento di lavoro che costa centinaia e a volte anche migliaia di euro. Se la si abbandona è perché ci sono altri strumenti, altre fonti di guadagno e demolirla costa tantissimo. Nel caso delle automobili è impossibile fare una cosa simile, la polizia risale al proprietario, che oltre alla multa ha una responsabilità civile sull'assicurazione della macchina. Per quanto riguarda le imbarcazioni non c'è altrettanta chiarezza e di sicuro servirebbe”.
Quali sono i rischi reali?
“Dal punto di vista ambientale c'è il rischio inquinamento, perché queste imbarcazioni hanno motori, pompe di sentina, materiali inquinanti come il piombo delle zavorre e gli idrocarburi contenuti nei serbatoi. Poi c'è un rischio idraulico fortissimo: questi barconi sono attraccati con delle cime a sponde dove la vegetazione è ricchissima. Può succedere, in caso di piena, che vengano strappati dalla cima finendo a fare da tappo all'altezza del Ponte 2 Giugno. Oppure possono staccarsi pezzi di imbarcazione che finiscono per fare danni alle barche ormeggiate nei cantieri a valle. Oppure ancora può succedere che venga sradicato l'albero a cui sono attraccati, provocando l'apertura di una falla sull'argine, che potrebbe portare a un'esondazione. Uno di questi relitti è una barca di 50 metri che si trova vicinissima al Ponte 2 Giugno: se si staccasse dall'argine potrebbe provocare danni grandissimi al ponte che collega le due parti di Fiumicino”.
Quali sono le autorità competenti che dovrebbero collaborare per risolvere il problema?
“Il Comune di Fiumicino, quello di Roma, la Regione Lazio, la Capitaneria di Porto, il Ministero dei Beni Ambientali e il Ministero dei Lavori Pubblici. Purtroppo però la situazione è complicata ed è difficile capire quali siano le competenze. Oltre che della rimozione delle imbarcazioni, infatti, si parla del loro smaltimento, che è un altro tema cardine. Se io devo smaltire un pezzo di legno che trovo per strada è una cosa, se quello stesso pezzo di legno viene lasciato per un certo periodo di tempo in acqua, diventa un rifiuto speciale e i costi si decuplicano”.
Le imbarcazioni abbandonate si vanno a sommare ai rifiuti che già il Tevere trasporta.
“Il Tevere porta ogni anno tonnellate di rifiuti al mare: rami, plastica, frigoriferi interi... Però purtroppo hanno ragione i pescatori a dire di non avere il permesso di portare a terra i rifiuti che pescano dal mare. È una vergogna: c'è gente che ogni giorno ripesca sempre gli stessi rifiuti”.
Torniamo però ai relitti. Dopo che lei ha consegnato la relazione, cosa è stato fatto?
“Nel settembre 2017 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Comune di Roma, Comune di Fiumicino, Capitaneria e Regione Lazio per avviare un tavolo programmatico per la rimozione dei relitti e la bonifica ambientale. Nel frattempo la Regione Lazio e nello specifico l'ingegner Lasagna, che ha la responsabilità della sicurezza delle acque per conto della Ragione, ha reperito 200 mila euro di fondi per iniziare i lavori. La cifra però è troppo bassa per risolvere del tutto il problema. Inoltre questi 200 mila euro derivano da un ribasso d'asta su un progetto di riqualificazione del Tevere nel tratto tra Castel Giubileo e Isola Tiberina, che quindi taglia fuori la foce”.
Se almeno i primi fondi ci sono, perché i lavori non iniziano?
“Perché la Regione Lazio ha dato questa disponibilità economica, che però dev'essere consolidata nel prossimo bilancio. A quel punto si dovrà decidere di fare il primo bando per la rimozione. Anche la Capitaneria di Porto si è mossa sulla questione, dopo aver ricevuto la mia relazione, e ha fatto fare a sua volta degli accertamenti. Al momento sta cercando di verificare se è possibile risalire ai proprietari delle barche abbandonate per sollecitarli a finanziare la rimozione e lo smaltimento. Ma è probabile che nessuno risponderà mai”.
E l'Autorità di Bacino?
“Purtroppo si è sempre prodigata in divieti di costruzione, limiti, rischi idraulici, ma questa cosa l'ha sempre ignorata: ci sono grosse responsabilità e grosse inadempienze. Ci sono autorità preposte che si sarebbero dovute muovere: la Capitaneria, l'ex Ardis, la Regione Lazio, che ha un comparto che si occupa della sicurezza idraulica del Tevere. Il sindaco Montino si è sempre rivelato molto sensibile alla questione, anche perché ha in cantiere progetti di rivalutazione dei beni archeologici che coinvolgono anche i percorsi fluviali”
....ma non si possono certo portare i turisti in barca alla scoperta del cimitero dei relitti.
“Assolutamente no. Ed è un vero peccato perché il delta del Tevere è un posto meraviglioso, visitato da moltissime persone che ci arrivano con la propria imbarcazione. Non tutti sanno che è il più grande porto naturale del Mediterraneo. A seconda della stagione ci sono dalle 5mila alle 8mila imbarcazioni, ci sono rimessaggi, cantieri nautici, ma è una realtà in difficoltà perché se non si fanno le manutenzioni alle infrastrutture, il porto non funziona”.