Roma
Fiumicino, riapre il terminal T3. E' guerra sul futuro dello scalo
La ferita resta aperta ed è grande come l'intera area commerciale del Terminal T3 devastata dal rogo della notte tra mercoledì e giovedì. Così come resta il dramma dell'imbarazzo di un frigorifero in cortocircuito che ha generato il caos dell'intero sistema dei collegamenti aerei italiani con la chiusura del primo scalo nazionale, settimo tra gli hub europei.
Da quanto si apprende finora, il sistema antincendio ha funzionato correttamente ma chi indaga dovrà verificare perché le fiamme si siano propagate così in fretta e quale sia stato il materiale che ha dato così forza al fuoco, tanto da trasformare in poco tempo il Terminal in un inferno. Da quanto si apprende sono le controsoffittature la parte più danneggiata. L’incendio si sarebbe sviluppato e incanalato nel controsoffitto dove corrono i cavi elettrici. Le fiamme anche per la presenza di alcol e profumi (che hanno agito da propagante) dei duty free si sarebbe sprigionate con fiamme altissime.
Il giorno dopo il rogo è un lento ritorno alla normalità. Secondo la società Aeroporti di Roma, già dalle prime ore del mattino le postazioni di imbarco del T3 hanno ricominciato a funzionare e dai banchi ha fato regolare check-in l'80 per cento dei passeggeri. Ciò significa che i controlli effettuati durante la giornata delirante di giovedì e la notte appena passata hanno escluso qualsiasi problema statico alla struttura del terminal, consentendo un parziale utilizzo. Restano attese e disagi dei passeggeri che la task force di Adr sta cercando di alleviare distribuendo acqua e generi di conforto tra i bivacchi organizzati alla meno peggio.
Se l'incendio è domato, dalle ceneri dell'area commerciale devastata si levano le fiamme della polemica. Roma, il primo aeroporto d'Italia; il terminal T3, il cuore dello scalo recentemente ristrutturato in ginocchio per un cortocircuito di un frigorifero che si sarebbe verificato dopo alcuni problemi dell'impianto elettrico. E questo nel momento in cui l'intero Paese sta giocando la scommessa della ripresa puntando sull'attrattività dell'Expo a Milano e del prossimo Giubileo di dicembre. E quel fumo che si è levato per una notte intera è la prova della fragilità del sistema Paese e, in particolare di Roma, dove da tempo il privato che gestisce lo scalo preme per un ampliamento sfidando il "fronte del no" che chiede una semplice ristrutturazione funzionale e che non vuole che il gigante dai piedi di argilla mangi ancora il suolo.
Proprio dal Comune di Fiumicino si leva la voce contro l'aeroporto gigante. A poche ore dal rogo il sindaco del Comune che ospita e "subisce" lo stress da aeroporto, alza la voce: "La mia posizione è nota: no a opere faraoniche, ma via libera a una seria ristrutturazione dell’esistente, investendo sui sistemi di sicurezza e sul potenziamento tecnologico e infrastrutturale del nostro hub internazionale. Queste sì, vere opere che faranno da volano all’occupazione”. e chi lo ha detto è del Pd come il premier ed è stato anche presidente della Regione. Dopo la brutta figura mondiale del rogo, si apre la battaglia: riorganizzare lo spazio che c'è o aprire il via libera al supercantiere che ingoierà ettari di terreno agricolo?