Roma
Foibe, al Vittoriale le spoglie di Gigante. Guerri: “Qui grazie a D'Annunzio”
Il sindaco di Fiume Riccardo Gigante tumulato nella tomba che D’Annunzio gli aveva riservato. Intervista a Giordano Bruno Guerri
Di Emma Evangelista
Una storia quella di Riccardo Gigante che incrocia le gesta eroiche di Gabriele D’Annunzio ma anche quelle degli esuli fiumani, delle vittime delle Foibe e delle vendette titine sugli italiani.
Una storia d’onore e di amore, come tutte quelle legate agli uomini di Fiume, ai compagni di D’Annunzio. Riccardo Gigante fu storico, patriota, politico, artista e scrittore e vittima della violenza e dell’odio razziale più efferato, ma oggi le sue spoglie mortali hanno finalmente trovato pace nell’arca del Vittoriale che il vate fece predisporre per l’amico disperso. Affaritaliani ha sentito il Presidente della fondazione del Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, in occasione della cerimonia di tumulazione di Gigante nell’arca del Vittoriale.
Ti aspettavamo, questo il titolo e il leit motive della cerimonia che ha visto la sepoltura delle spoglie del senatore Riccardo Gigante. Grazie alla ricerca e alla cura del presidente della Fondazione del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, è stata ritrovata e diffusa la lettera autografa dell’eroe abruzzese con la dedica per l’amico e soprattutto grazie alla tenacia del professore e al sostegno dello Stato maggiore della Difesa e di Onor Caduti, è stato possibile ritrovare e traslare i resti di Gigante, in una cerimonia che al di là della contingenza e de valore storico ha voluto sottolineare un momento importante nel ricordo di quello che fu l’irredentismo e il patriottismo di uomini, di italiani, che per troppo tempo sono stati equivocati e bistrattati da ricordi confusi con una stagione legata alle violenze contro gli uomini e i fratelli.
La storia delle Foibe, il sacrificio di un uomo, l’onore ai caduti e alla memoria sono stati i protagonisti di una cerimonia che ha consacrato una volontà di testimonianza e amicizia presieduta da Guerri alla presenza dell’assessore alla regione Lombardia, Galli e anche del sindaco di Pescara, Masci. Presenti alla cerimonia tutt’e le rappresentanze delle forze armate e delle associazioni reduci e combattenti.
”Riportare Gigante accanto a D’Annunzio è stato attuare la cultura e il patriottismo italiano, restituendo onore alla storia e all’uomo”, ha dichiarato il senatore Maurizio Gasparri presente alla cerimonia.
Presidente Guerri, cosa rappresenta oggi la figura di Riccardo Gigante?
“Gigante, oltre ad essere un amico di D’Annunzio, fu sindaco di Fiume per 25 anni (dal ’20 al ’45, ndr). In particolare durante la permanenza nella nostra Fiume fece in modo di tenere saldi e calmi i rapporti tra i legionari e la città, tra gli italiani e gli slavi, e lo fece molto bene, aiutando a controllare l'ordine, evitando che accadessero incidenti, eccetera. Quindi fu un ottimo sindaco. Noi oggi lo ricordiamo in quanto tale anche perché è nostro dovere. D’Annunzio volle inciso il suo nome su una delle arche dei dieci compagni che dovevano circondarlo nel mausoleo. Fino ad oggi l’urna era rimasta vuota perché non erano stati ritrovati i resti, oggi grazie al concorso delle volontà e delle risorse dello Stato e della Fondazione sono stati ritrovati e recuperati e quindi provvederemo molto volentieri a questa importante iniziativa. Rispetto al problema delle Foibe voglio sottolineare che non è con spirito polemico che noi realizziamo l'operazione. Gli uccisi dai titini durante il 45 e addirittura a guerra finita, uccisi spesso non in quanto fascisti, ma perché si voleva terrorizzare gli italiani dell'Istria, di Fiume e costringerli ad andarsene, non devono offuscare la memoria. Gigante compì un gesto eroico rifiutando di fuggire, come tutti gli consigliavano. Come fa il capitano di una nave rimase al comando della città fino all'ultimo e la pagò con vita, quindi mi sembra veramente doveroso rendergli onore”.
Possiamo raccontare la storia di questo Mausoleo, di questa Camelot dannunziana?
“Beh sì, D’Annunzio pensò - come aveva progettato tutto il Vittoriale-, anche a dopo la sua morte, ed insieme all'architetto Maroni progettò il mausoleo. Sostanzialmente il disegno è dannunziano; poi venne completato dopo la morte di D’Annunzio che fù sepolto lì solo nel 1963 e gli è stato dato un vago sentore fascista che stona con il resto del Vittoriale. D’Annuznio e Maroni lo avrebbero voluto meno marmoreo, meno rigido, richiamante, diciamo, quella che era la tomba di Augusto a Roma -che stanno peraltro ristrutturando cercando di riaprire. Manca al completamento di questa opera ancora un ultimo tasello, un ultimo uomo manca nelle arche. Antonio Gottardo, giovane granatiere di Sardegna, ucciso Da un colpo di cannone del’Andre Doria mentre era al fianco del Vate, con l’aiuto di Onor Caduto cercheremo di riportarlo qui”.
Undici arche per consacrare il numero magico di D’Annunzio...
“Beh sì, il numero undici era il suo numero magico, il suo numero fortunato… per un motivo che c’entra poco con la morte, ma con la gioia: perché l'undici febbraio del 1906 D’Annunzio passo la più straordinaria notte d'amore della sua vita, e l’ha scritto lui: la notte avvenne con la contessa Mancini, e purtroppo non ci ha lasciato testimonianza di perché fu una notte così straordinaria”.
Il prossimo appuntamento al Vittoriale?
“Fra meno di un mese avremmo una festa ancora più maestosa, perché finalmente, dopo 99 anni (l’anno prossimo sarà il centenario del Vittoriale, ndr) siamo riusciti a completarlo. C'era questa orribile ferita di cemento aperta nel cuore del Vittoriale, cioè l’anfiteatro che non è mai stato ultimato, sembrava una di quelle case in costruzione mai terminate per mancanza di denaro - infatti così era; non è mai stato pavimentato in marmo rosso veronese come voleva D'Annunzio, per mancanza di denaro. Adesso, il 12 marzo inaugureremo l'anfiteatro e festeggeremo il Vittoriale finalmente concluso grazie al concorso della Regione Lombardia. Proprio in occasione de compleanno di D’Annunzio ci sarà nell’anfiteatro la cerimonia di inaugurazione con il consiglio straordinario della regione Lombardia”.
D'Annunzio, poeta ma anche eroe scomodo per la memoria di una Nazione e del suo Abruzzo. Ovvio come viene considerata questa figura?
“Guardi la situazione di D’Annunzio è stata negata e addirittura rinnegata, non sono in Abruzzo, ma in tutta Italia perché per un equivoco storiografico lo si è collegato al fascismo. Lui non fu mai fascista, come lo dimostro nel libro Disobbedisco e il Vittoriale in questi anni della mia presidenza ha fatto chiarezza su questo punto. Devo dire che siamo in buona parte riusciti a cambiare l'immagine pubblica di D'Annunzio. Gli storici, a partire da Di Felice negli anni ’70, sapevano già tutto questo, di una non adesione al fascismo… si trattava di fare arrivare a tutti questa idea, cambiando la vulgata storiografica. Mi sembra che ci siamo riusciti, e una controprova è che i datori del Vittoriale sono passati da 140.000 al doppio negli ultimi 10 anni. Certamente questo è dovuto a una migliore organizzazione; abbiamo riaperto tutto il Vittoriale che si era andato restringendo come un pulcino messo in lavatrice, e abbiamo preso molte iniziative, ma sono sicuro che c’entra molto anche il cambiamento di percezione su D’Annunzio che va fatto soprattutto nelle scuole. Infatti anche le scolaresche in visita sono sempre di più”.