Fontana di Trevi, percorso anti vandali fantasma. Solo volontari al sole
La rivoluzione del sindaco Raggi per tutelare i monumenti Unesco è solo un annuncio
Il primo giorno in cui il Comune di Roma annuncia l'entrata in vigore dell'ordinanza “salva fontane”, il cronista di affaritaliani.it nel primo pomeriggio del “martedì” della guerra ai vandali delle fontane arriva a a Fontana di Trevi, una delle piazze “con con “fontana” inserite nel dispositivo del Campidoglio che dovrebbe salvare i monumenti Unesco dalle invasioni barbariche.
Sulla gradina e intorno alla vasca, tre pensionati in gamba passeggiano sotto il sole bollente, indossando la divisa dell'associazione di volontari Cives Catervae Custodes Martiri di Nassiriyha e dell'associazione dei Vigili Urbani in pensione. Guardano i turisti, osservano, poi se qualcuno supera il confine del marmo verso l'acqua soffiano con potenza nel fischietto di ordinanza, come se fossero veri vigili all'indirizzo del turista vandalo in pectore. La scena si ripete per due tre volte e la frequenza sembra quella di una partita di calcio dove l'arbitro tenta di contenere le intemperanze dei giocatori. Il cartellino rosso “frena” la mano galeotta ma il turista galeotto la maggior parte delle volte rinuncia sì all'atto ma chiede spiegazioni che il volontario affida alla mimica. Pochi gesti che teoricamente dovrebbero superare la mancanza di conoscenza di almeno una lingua al romano, crea scene da teatro dei muti. La mano che oscilla da destra a sinistra significa “non si può fare”; il dito indico verso l'alto sempre oscillante dovrebbe essere il secondo avvertimento. Nella babele di linguaggi della Roma turistica, i volontari mimi creano uno spettacolo nello spettacolo. E' il teatrino organizzato dal Comune di Roma che cerca di tutelare l'arte affidando la guardiania e il processo di educazione ad al gruppetto di aspiranti Marcel Marceau.
Tre vigili urbani con funzioni di coordinamenti e regia della sceneggiatura, osservano la scena dalla cima delle scalette che danno accesso al piazza. Guardano, riguardano e poi guardano ancora. Nelle intenzioni del Comune a tre busti di gesso in divisa è affidato il coordinamento. Tre muti che neanche parlano coi mimi. Roba da vera estate romana. Arriverà più tardi il comandante dei Vigili Urbani ma solo per le interviste di rito. Quelle ad uso dei media con cronisti, telecamere e fotografi chiamati nell'ora x della demagogia.
E i percorsi di tutela? Non c'è nulla. Non c'è un varco di ingresso e uno di uscita, non c'è un indicazione e un cartello plurilingue, figuriamoci uno in italiano o una freccetta che indichi qualcosa. I turisti entrano e escono da dove vogliono, si bagnano le mani per rinfrescare la fronte e se vengono beccati in “flagranza di caldo” si beccano la fischiata e il mimo.
Uno dei volontari sussurra: “Dovrebbero montare dei panelli nei prossimi giorni...”. Forse, senza il quando. Nel fratempo a Fontana di Trevi si mangia il panino bordo fontana, si fanno i selfie e ci si rinfresca come in tutti gli altri giorni dell'anno. Il Comune e la Sovrintendenza invece dei percorsi dedicati e controllati e di un servizio di dissuasione, ha schierato un esercito di pensionati accaldati e armati di buona volontà e un fischietto. Roma è in mano alla buona volontà di pochi e alle chiacchiere di tanti.
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