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Roma
Fuga da Rebibbia: caccia a una detenuta bulgara. "Sicurezza colabrodo"

Fugge da Rebibbia facendo perdere le proprie tracce, è caccia ad un 32enne bulgara proveniente da Fiumicino, evasa probabilmente nascondendosi tra i visitatori. L'ultima di una serie infinita di evasioni dal carcere “colabrodo” di Roma, che aveva visto già lo scorso febbraio la fuga di tre detenuti.

 

Impietosi i dati dei primi sei mesi del 2017 sulle prigioni italiane, che vantano:  6 evasioni da istituti penitenziari, 17 evasioni da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all’esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati. La denuncia arriva dal Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che attraverso la voce del Segretario generale Donato Capece lancia l'allarme: “Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Lo diciamo da tempo, inascoltati: la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto alle necessità, ed invece sono state autorizzate solamente 305 nuove assunzioni… -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento? E l’Amministrazione Penitenziaria da Santi Consolo, invece che intervenire concretamente con provvedimenti urgenti, pensa di mettere un bavaglio ai Sindacati che danno notizia di quel che avviene in carcere, come ad esempio queste gravi aggressioni ai nostri poliziotti, diffidandoci dal darne notizie. Ma il carcere deve essere una casa di vetro, trasparente, perché non si deve nascondere nulla...”.

Carceri quindi sotto organico e spesso abbandonati a se stessi, che, secondo Capece, rischiano il collasso se non si ricorrerà a potenziamenti importanti: “L’Amministrazione Penitenziaria guidata da Santi Consolo è costantemente responsabile di troppi eventi critici ed è l’ora che il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ripensi il sistema. Servirebbe, e il SAPPE da tempo lo propone, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna. A nostro avviso è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna -, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria, La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria. Anche queste possono essere le conseguenze alle quali si va incontro con lo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 8mila agenti in meno. Chiudere uffici di Polizia, trasferire il personale specializzato in altri compiti, è sempre sbagliato: ne va della sicurezza sociale”.

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