Roma
Funerale di Maurizio Costanzo, lo show va avanti lo stesso: fuori dalla chiesa
Il funerale al grande conduttore nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo. Molti gli ammiratori venuti a porgere l'ultimo saluto fuori dalla chiesa
Dentro al teatro che è la Chiesa degli Artisti c’è il mondo dello spettacolo, della tv, del giornalismo e del cinema. Tutti quelli che sono riusciti ad entrare, come i vestiti stipati in fretta e furia in una valigia tanto la dipartita è stata improvvisa. Ma lo show è all’esterno, è qui che si è radunato il suo pubblico, una selezione variegata e variopinta dei quarantamila ospiti che hanno sfilato sul palco.
Alle tredici sono tutti in prima fila, presidiano i varchi laterali. Sono gli eredi di Polvere di stelle, i nipoti del varietà che Maurizio Costanzo ha fatto sfilare a migliaia sul suo palco e ora scalpitano davanti al maxischermo della Rai che ha piazzato un tir degno della Nasa per riprendere il funerale. Le transenne stanno a cinquanta metri, ci si poggiano con cellulari, stick e batterie di rinforzo attaccate il popolo dei selfie e della diretta personalizzata: ritrasmettono per il loro pubblico una versione personalizzata dell’ultimo spettacolo.
I partecipanti al funerale
Arriva Niki Giusino, il biondo re dei presenzialisti. E’ indispettito e scalpita perché non lo hanno fatto entrare per assistere alla celebrazione anche se è qui da tre ore abbondanti. Forse perché indossa una giacca dai colori desert storm con inserti fosforescenti. Una donna con una pelliccia sintetica color fucsia e capelli in tinta sostiene di essere stata concepita mentre i genitori guardavano una puntata, non è mai riuscita a capire quale.
C’è un tizio che dice di provenire da Viterbo. Da Costanzo non c’è mai stato ma è stato ospite di un programma di Maria imitando Michael Jackson, ora pare che ci campi esibendosi sui treni per i pendolari. Costanzo arriva scortato dai motociclisti come una carica dello Stato.
L'arrivo del feretro
Ma il la d’inizio al funerale lo batte il suo popolo, un cantane improvvisatosi tenore dalla terrazza del Pincio intona a squarciagola "Se telefonando" mentre il feretro fa il suo ingresso. E’ un pubblico senza età quello che affolla la piazza, i giovani che neanche erano nati quando Costanzo illuminava nottetempo i salotti di mezza Italia. Ascoltano silenziosi e si fanno dire dagli adulti che li accompagnano i nomi di chi viene inquadrato. Alcuni erano adolescenti appena: “Lo guardavo perché lo seguivano in famiglia ed era l’unica maniera per rimanere svegli fino tardi”.
Maria De Filippi inquadrata, anzi folgorata, dalla telecamera abbozza un sorriso. Forse si è accorta della camera che la riprende oppure sottolinea le parole dell’omelia, impossibile dirlo perché le parole del sacerdote arrivano con audio (quello sì!) fioco e ovattato che è già Oltretomba per chi sta fuori. Morto il neorealismo i volti dell’Italia da avanspettacolo sono qui e gli lanciano un applauso timido mentre partono le note della sigla dello show in sottofondo e il carro si allontana. Ma un pensiero che si materializza incombe sulla piazza come la pioggia che comincia a cadere: andiamo via, lui non è venuto oggi a teatro.