Roma
Gare e appalti: lo Stato furbetto con procedure ad invito. Addio concorrenza
Nel Lazio record di “procedure negoziate ad invito”. Confapi e Aniem scrivono al ministro De Micheli
In vista della prossima emanazione del “Decreto Semplificazioni”, l’Associazione regionale delle Pmi edili scrive al Ministro De Micheli chiedendo il rispetto dell’effettiva concorrenza nelle gare sotto soglia. Le Pmi edili sono sempre più a rischio di essere estromesse dal mercato per le gare affidate esclusivamente con procedure a inviti.
“Temiamo il rischio paradossale, ma reale, che il prossimo Decreto Semplificazioni possa comportare l’introduzione di ulteriori meccanismi procedurali e l’abbassamento della soglia di trasparenza e capacità concorrenziale del sistema; ciò anche alla luce dell’andamento delle gare d’appalto nella nostra Regione, sempre più dominato dalla procedure negoziate ad inviti”.
Con queste parole, il Presidente di Aniem Lazio, Riccardo Drisaldi ha segnalato, in una nota inviata al Ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, il pericolo che le nuove misure che andranno ad impattare sul sistema degli appalti banditi nella Regione, invece che incidere positivamente sulla sburocratizzazione e sulla funzionalità, possano limitare ulteriormente gli spazi di mercato per le micro, piccole e medie imprese edili della Regione.
Citando esempi concreti di procedure concorsuali già indette nel Lazio, il Presidente di Aniem Lazio ha evidenziato come si sia già ampiamente diffusa in questi mesi la tendenza, anche per affidamenti di edilizia ordinaria, ad adottare procedure ad inviti che, di fatto, estromettono dal mercato una parte rilevante del sistema imprenditoriale.
Rendere strutturale questo sistema negli appalti sotto soglia, come proposto da alcune componenti politiche nell’emanando “decreto semplificazioni”, avrebbe un “impatto devastante sul mercato, soprattutto – segnala il Presidente di Confapi Lazio, Massimo Tabacchiera – in quelle aree territoriali del Paese dove più radicata è l’infiltrazione della criminalità organizzata e la sua tendenza ad entrare in relazione con il sistema degli appalti pubblici”.
Si tratta peraltro di un sistema di aggiudicazione dal quale scaturisce la conseguenza di “rendere più complicati affidamenti che non presentono particolari complessità tecniche, né importi economici rilevanti; affidamenti che potrebbero essere aggiudicati con procedure ordinarie aperte (senza inutili ed onerose indagini di mercato), applicando l’esclusione automatica delle offerte anomale, e garantendo spazi di mercato accessibili a tutti gli operatori economici.”
Le Associazioni hanno inoltre denunciato la tendenza, sempre più frequente da parte degli Enti appaltanti, a richiedere requisiti organizzativi, economici, tecnici e reputazionali, ulteriori rispetto a quelli che le imprese già devono dimostrare di possedere per acquisire l’attestato di qualificazione Soa. “Si tratta – conclude Drisaldi - di un ulteriore grave elemento di distorsione della concorrenza e della trasparenza, oltre ad essere incoerente ed illogico rispetto alle disposizioni ed i principi previsti sia dal diritto nazionale che da quello europeo".