Roma
Gasparri e il vecchio Pd contro Raggi: “Destra e Sinistra puntano sull'usato”
Quasi definitiva la griglia di partenza per la corsa a sindaco di Roma, salvo qualche inciucio dell'ultimo minuto. L'opinione di Giuliano Pacetti
di Giuliano Pacetti *
Il nostro è un Paese che non riesce a crescere a causa di una politica bloccata dalle solite storiacce: la Lega alle prese con tesoretti e fondi neri, la scuola che prova a riavviarsi e plotoni di gufi che pensano più a distruggere che a costruire, il governo Conte che è il nemico da abbattere perché ottiene 207 miliardi dall’Europa per rilanciare l’Italia, un clima d’odio che si taglia con il coltello e fa tante vittime innocenti.
I fatti e i luoghi si somigliano tutti. Ora ci si chiede se la storia di Willy Monteiro, massacrato di botte a Colleferro, possa contribuire a migliorare la nostra inciviltà: la famiglia del giovane chiede giustizia e non vendetta, perdona gli assassini rendendo il clima meno tossico e fa devolvere tutte le offerte alla Caritas Ambrosiana. Che lezione, che umanità, che voglia di futuro migliore.
Intanto la politica continua a raccontarsi e, tra il referendum per il taglio delle poltrone e le elezioni regionali, continuano a trovare spazio gli attacchi a Virginia Raggi e al Movimento5Stelle, colpevoli di aver svegliato un Paese che la vecchia politica stava portando alla deriva.
Quasi definitiva la griglia di partenza per la corsa a sindaco di Roma: saranno Monica Cirinnà e (forse) Maurizio Gasparri a contendere a Virginia Raggi il ruolo di primo cittadino della città capitale. A meno che Giorgia Meloni non imponga a Matteo Salvini un candidato di Fratelli d’Italia e, a quel punto, in pole ci sarebbe Chiara Colosimo. La Colosimo, peraltro, ha già fatto sapere che il programma è, con qualche nota aggiuntiva, lo stesso con il quale nel 2016 Giorgia Meloni fallì il ballottaggio.
Ma andiamo con ordine, perché tutte le strade portano a Roma e le forze politiche dicono sempre più apertamente che la Capitale è fondamentale per tenere unito il Paese e per garantire lunga vita politica al partito di chi la governa. Insomma, i tempi di Roma ladrona sono belli e sepolti e l’ultimo sussulto padano di Matteo Salvini fu quello di ostacolare la rinegoziazione dei tassi di interesse del debito colossale accumulato da Rutelli, Veltroni ed Alemanno. Molti romani non lo sanno, ma ogni anno per pagare il conto lasciato da questi fenomeni tirano fuori un contributo di 200milioni di euro. Nella scelta del candidato sindaco della capitale è sempre più debole la figura di Matteo Salvini, quello che prima chiedeva al Vesuvio di lavare i napoletani con il fuoco ed ora gli chiede i voti; il personaggio è quello che è: istrionico e di un cinismo politico esasperato, che lo porta a fare scelte che badano più alle sue convenienze politiche che all’interesse dei cittadini. Tanto per dire, nello stesso momento nel quale la Lega chiedeva le dimissioni di Virginia Raggi, alla Regione Lazio accadeva che due leghisti si assentavano per far approvare a Nicola Zingaretti, con 19 voti contro 18, un atto di bilancio. E come ebbe a dire il coordinatore della Lega del Lazio Zicchieri “anche i consiglieri di Fratelli d’Italia non erano in aula al momento del voto” e “noi comunque prenderemo severissimi provvedimenti a carico degli assenti”. Maddechè!!! La verità è che, per nascondere l’inciucio, da quattro anni poteri forti e vecchia politica picchiano con ogni mezzo Virginia Raggi, non disdegnando di utilizzare e fomentare quinte colonne che in politica non mancano mai.
Ora è l’ex consigliere regionale Massimiliano Smeriglio a provare a rilanciare l’inciucio, dopo che, come Calenda, è stato premiato da Zingaretti con un seggio in Europa nella lista del PD. L’invito è quello di fare un patto per Roma che, zacchete!, è prontamente raccolto dalla consigliera regionale Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia, pronta a far sapere che si potrebbe lavorare bene con Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle, perché si sa che non va d’accordo con Virginia Raggi.
Il progetto di Smeriglio e Colosimo è molto semplice: minimizzare il grande lavoro svolto dall’Assemblea capitolina e continuare a picchiare su Virginia Raggi. Insomma, un arrivano i nostri che somministra la purga ai Consiglieri capitolini di destra e di sinistra e li costringe ad ingoiare la vitamina C: Cirinnà e Colosimo e buonanotte al territorio e a chi si è fatto il mazzo per quattro anni. Altro che storie.
A testa alta!!! mi verrebbe da dire, spiegando come sta vivendo questo momento il Movimento5Stelle e come lo stanno vivendo gli altri.
All’interno del Movimento 5 Stelle la discussione si è polarizzata sulla tempistica che ha portato alla ricandidatura di Virginia Raggi e ciò mette un po’ in ombra tutto il lavoro che come portavoce ed attivisti stiamo facendo. Non so bene se sia nato prima l’uovo o la gallina, ma registro che il voto degli iscritti consente a Virginia di proporre una sua ricandidatura, che peraltro ha già trovato il consenso della stragrande maggioranza del Movimento, da Beppe Grillo a Vito Crimi, da Roberto Fico ad Alessandro Di Battista, per finire con Luigi Di Maio, che ha sottolineato come “Virginia Raggi stia svolgendo un ottimo lavoro a Roma. Ed ha bisogno del supporto di tutto il Movimento”. E in questo senso abbiamo già fatto un primo incontro, come maggioranza in Campidoglio, al quale ne seguiranno altri, per garantire il massimo della partecipazione e nel contempo sostenere Virginia Raggi nella sua azione di sindaca di tutti i romani. Fatica, sacrifici, impegno e la volontà di continuare a lavorare per migliorare Roma, sono le caratteristiche dei Consiglieri capitolini del Movimento, Virginia compresa, ed alcune uscite pubbliche apparentemente fuori dal coro, rappresentano invece la grande voglia di partecipazione e la determinazione di dare il meglio a favore dei cittadini romani.
Gli altri puntano sull’usato riciclato: venti anni da consigliera comunale e due legislature da senatrice per l’on. Cirinnà e, per l’On. Gasparri, tutta una vita a rappresentare la destra-destra nei due rami del Parlamento. I maliziosi collegano le due candidature al possibile taglio dei senatori e, come diceva Andreotti, se a pensar male si fa peccato qualche volta ci si azzecca.
Monica Cirinnà a mezzo interviste ha già declinato il suo programma: nessun accordo con il Movimento 5 Stelle, sguardo interessato al mondo LGBT e parole al miele per Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, che potrebbero rappresentare un viatico al voto del “mondo cattolico democratico”. Tutto qui e a Goffredo Bettini non basterà sudare le sette camice per mandare Monica Cirinnà al ballottaggio, dal quale uscirebbe comunque sconfitta.
La candidatura di Maurizio Gasparri nasce invece dalle mazzate politiche che si stanno scambiando Lega e Fratelli d’Italia nella corsa alla leadership del centro destra. E in questo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dopo aver sottoscritto l’inutile patto dell’eterno matrimonio, si marcano stretti e nessuno dei due può concedere all’altro la corsa alla poltrona di sindaco. E se Matteo Salvini mette la faccia sui manifesti che hanno invaso Roma, Giorgia Meloni risponde con una campagna social identica, ma per la Regione.
E Giorgia Meloni non ci pensa due volte a prendere posizione quando si tratta di smarcarsi o liberare la sua strada da intralci. Tutti ricorderanno l’intervista condotta da Maria Latella per Sky, con la quale la Meloni sentenziò che “Gianni Alemanno aveva governato male”. Vero è che Giorgia Meloni voleva togliersi dall’imbarazzo di quello che considerava un personaggio divenuto ingombrante per via del Mondo di Mezzo, ma il giudizio fu secco e definitivo, senza lasciare nulla all’interpretazione. Fu proprio Gianni Alemanno a ricordare a Giorgia Meloni che, se lui era stato un pessimo sindaco, Fratelli d’Italia aveva una corresponsabilità per i numerosi esponenti che facevano parte della sua squadra e tra questi l’Assessore più potente, il Presidente di Ama, l’Amministratore delegato di Risorse per Roma, il Presidente di Atac e la lista è ancora lunga ed arriva sino a “Parentopoli” ed ai rilievi della Ragioneria Generale dello Stato. Ai romani che hanno la memoria corta, a tempo debito, spiegheremo bene i danni prodotti a Roma da Gianni Alemanno e da Fratelli d’Italia.
Certamente, non bisogna avere l’acutezza politica di Maurizio Gasparri e di Giorgia Meloni per capire che, partendo dal Sud, il pensiero vuoto di idee e il qualunquismo di Salvini saranno presi a calci nel sedere a partire dal voto della regione Campania, dove la Lega bene che vada supererà di poco il 3%. E poi, dopo la figuraccia rimediata alle regionali del Lazio con la candidatura di Stefano Parisi a Presidente, è lecito pensare che la Lega a Roma e nel Lazio non toccherà palla e risalirà la penisola in un tormentato viaggio di ritorno. Se Matteo Salvini non vince in Toscana, salterà l’Emilia Romagna e si ritroverà direttamente a fare i conti con Luca Zaia in Veneto.
Giorgia Meloni, intanto, osserva interessata la Via Crucis di Matteo Salvini, gli porta via voti e per Campidoglio e Regione farà una scelta quasi obbligata: l’innocuo Maurizio Gasparri candidato terzo per il Campidoglio e Fabio Rampelli quale blindatissima scelta per l’ambita poltrona di Presidente della Regione Lazio.
* Giuliano Pacetti, Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina e Consigliere delegato dell’Area Metropolitana di Roma