Roma

Gay Village fallito, esplode guerra lgbt per le notti folli dell'estate romana

Roma dice addio al Gay Village, Vladimir Luxuria: "Grande perdita per l'immagine della città"

Gay Village addio, esplode la guerra lgbt per la nascita di un nuovo folle “villaggio” all'Eur. Vladimir Luxuria all'attacco: “Grossa perdita per l'estate di Roma”.

 

Chiude i battenti il Gay Village, l’evento cult per la comunità LGBT romana ideato nel 2002 dall’attivista Imma Battaglia, organizzatrice nel 1994 del primo gay pride italiano e fresca sposa con la compagna Eva Grimaldi. Sono diverse le ipotesi riguardo una chiusura che era già nell’aria da tempo.

Negli ultimi tempi c’era un’affluenza di pubblico decisamente ridotta, anche a causa delle nuove misure di sicurezza imposte dal Capo della Polizia Franco Gabrielli, che sono costate in termini di adeguamento; in più i due giorni di ‘bombe d’acqua’ che si sono riversate su Roma la scorsa estate e che sono costate l’annullamento delle serate al Gay Village hanno procurato un danno che, secondo quanto scritto da diverse testate, si aggirerebbe intorno ai centomila euro.

Dove prima veniva organizzato il Gay Village adesso è stato presentato il “Village”, realtà molto simile presa in gestione da Shlomo, patron della discoteca Qube, dove insieme all’organizzazione del Gay Village venivano realizzate le serate del Muccassassina, una delle principali serate della movida LGBT romana. Un’apertura, questa del “Village”, vissuta come un affronto da parte di Imma Battaglia che infatti ha commentato dicendo: “Il Qube vuole fare denaro sulla fama degli altri”; pronta la risposta d parte dello stesso Shlomo: “Il Gay Village non esiste più semplicemente perché è fallito”.

Nel frattempo Vladimir Luxuria, per quattro anni direttrice artistica della kermesse, a commentare l’accaduto all'AGI: “Sapevo già da un po' di mesi che quest’anno non ci sarebbe stato il Gay Village ed è una perdita non solo per la comunità LGBT ma anche per l’estate romana, per la città di Roma, per l’immagine della città di Roma (che già ultimamente non è così bella), per il turismo e per il carattere attrattivo di Roma. È ovviamente una cosa che mi rattrista molto”. Riguardo la disputa con il Qube, invece, dice: “È chiaro che anch’io quando ho saputo che apriva una realtà che si chiama ‘Village’ nello stesso quartiere dove c’era il Gay Village non ho potuto che pensare a un richiamo, una strizzatina d’occhio, l’ho visto un po' come un tentativo di sostituzione”.

Luxuria quindi si dice d’accordo con la tesi della Battaglia: “Diciamo che di nomi se ne potevano trovare tanti, è chiaro che aver scelto di chiamarlo proprio Village… anche perché quando si voleva andare lì molti dicevano proprio ‘andiamo al village”, quindi è un’indicazione, si”.