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Roma
Gemelle siamesi separate: Bambin Gesù sempre più eccellenza

I medici algerini non avevano dato nessuna speranza di vita a Rayenne e Djihene, le due gemelle siamesi di un anno e mezzo giunte in Italia coi genitori per provare il tutto per tutto. Le bambine però non solo sono ancora vive, ma l'equipe medica dell'ospedale Bambin Gesù è riuscita a separarle con successo, grazie a un'operazione chirurgica a staffetta durata più di 10 ore.

 

Oltre 40 membri del personale dell'ospedale, tra medici e infermieri, guidati dal professor Alessandro Inserra si sono alternati al tavolo operatorio dov'erano distese le due bambine, per assicurare un intervento chirurgico veloce, che non obbligasse le gemelle a sottoporti a ore aggiuntive di anestesia totale. È il secondo caso al Bambin Gesù in cui due gemelli siamesi vengono separati: il primo è stato negli anni '80, oltre 30 anni fa, quando due maschietti si erano sottoposti al delicato intervento.

Le piccole algerine erano unite tra loro per il torace e l'addome: avevano in comune la gabbia toracica e la cavità addominale, il pericardio – ossia la membrana che riveste il muscolo cardiaco - con due cuori dentro e il fegato, ma con una rete vascolare speculare e distinta che ne permetteva la separazione. Nel corso dell’intervento sono state divise le costole e il fegato, ricostruiti lo sterno - prima inesistente - e il diaframma. È stato diviso e ricreato il pericardio con sostanze biologicamente compatibili e sono stati ricostruiti addome e parete toracica.

Nel mondo si conta circa un caso ogni 50-100 mila nati vivi e i gemelli siamesi legati tra loro attraverso l'addome sono la maggioranza (4 su 10). In generale, però, a causa della gravità delle malformazioni, molti muoiono nei primi mesi di vita, portando la percentuale dei sopravvissuti al 25%.

L'operazione su Rayenne e Djihene è stata resa possibile anche grazie alla stampa degli organi in 3D, che ha consentito ai medici di studiare il caso clinico approfonditamente prima di portare le piccole in sala operatoria. Sono stati necessari 11 mesi di preparazione prima di arrivare all'intervento vero e proprio. Un anno in cui l'equipe si è preparata mentre le gemelle crescevano abbastanza perché il loro fisico potesse sopportare un'operazione così invasiva. Durante la fase di indagine, la struttura, gli organi, la rete vascolare e le dimensioni delle gemelline sono state “replicate” in ogni dettaglio. Gli studi clinici sono stati condotti da medici e specialisti di 7 diverse aree: Chirurgia generale, Neonatologia, Chirurgia plastica, Cardiochirurgia, Anestesiologia e rianimazione, Chirurgia epato-bilio-pancreatica, Diagnostica per immagini.

Arrivate sabato 7 ottobre in sala operatoria, le gemelle sono rimaste sotto i ferri per 10 ore, meno della metà del tempo che servirebbe per un'operazione simile. Generalmente, per separare due siamesi i medici impiegano tra le 18 e le 20 ore. L'equipe del Bambin Gesù, però, ha lavorato in sincronia per ridurre drasticamente i tempi di esposizione all'anestesia. Dopo la separazione, la procedura di ricostruzione è stata condotta in parallelo in 2 sale operatorie.

“La chiave del successo di un intervento così complesso – sottolinea Alessandro Inserra, Direttore del Dipartimento chirurgico – è stato proprio lo scambio di esperienze e il confronto continuo tra alcune delle migliori professionalità del Bambino Gesù che si sono prodigate senza riserve in ogni segmento del percorso che ci ha portati fino a qui. La fase di studio è stata curata in ogni dettaglio così che al momento dell’intervento ognuno sapesse esattamente dove e come operare. Tutto ciò ha consentito di portare a termine tutto l’intervento nello stesso giorno con diverse unità chirurgiche che hanno lavorato a ritmo serrato non più di tre ore ciascuna. Affrontare questo lungo cammino con i colleghi, il personale coinvolto e i genitori delle piccole che non ci hanno fatto mai mancare il loro sostegno, è stata un’esperienza esaltante a livello umano e professionale”.

Entusiasti per l'esito dell'operazione i genitori di Rayenne e Djihene: “Il nostro futuro e quello delle bambine è nelle mani di Dio, ma vorremmo che il loro percorso di cura proseguisse qui in Italia, al Bambino Gesù, dove siamo stati accolti come in una famiglia. Come possiamo fidarci, ancora, di chi diceva che le nostre figlie non sarebbero sopravvissute?” affermano emozionati Amina e Athmané.

Quando sono nate, il 10 maggio 2016, i medici non avevano dato ai genitori delle piccole alcuna speranza di sopravvivenza. Non volendosi arrendere, Amina e Athmané hanno lanciato un appello su Facebook e grazie all'associazione francese Halal Verif, che si è fatta carico delle spese di viaggio e di alloggio della famiglia, sono arrivati a Roma, nelle mani dei medici del Bambin Gesù, che hanno salvato le gemelline.

A quattro settimane dall'intervento, le piccole stanno bene e dormono in lettini separati: “Le bambine non hanno problemi funzionali e stanno bene. In futuro si dovrà intervenire nuovamente per correzioni di natura estetica, ma il loro percorso di crescita sarà normale”, ha spiegato Inserra.

 

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